Ad aver sostituito il monumento a Karl Marx nel centro di Tashkent, c'è ora una statua di "Amir Timur". Precedentemente condannato dai marxisti in quanto despota barbaro, Timur, o Tamerlano, oggi che ecco improvvisamente appare come se avesse compreso in sé tutte le forme della vita socio-economica: nomade, agricola, urbana. Si è persino arrivato ad affermare che non solo fosse un genio militare, ma che sia stato anche addirittura l'inventore di un gioco chiamato «gli Scacchi perfetti», una variante degli scacchi che si gioca su una scacchiera di centodieci case, in cui ciascun giocatore dispone - oltre che delle pedine standard - di due giraffe, due cammelli, due macchine da guerra e un visir.
Sono rimasto particolarmente affascinato dagli Scacchi perfetti, i quali mi hanno ricordato "La mossa del cavallo", un libro del critico formalista russo Viktor Šklovskij. Nella Mossa del Cavallo, Šklovskij suggerisce come la storia della letteratura non proceda lungo una linea retta, ma segue invece una linea curva, simile a quella a "L" del movimento del cavallo nel gioco degli scacchi.
Gli autori, in qualche modo, si influenzano a vicenda, e non sempre la cosa avviene come ci si potrebbe aspettare: «l'eredità non viene trasmessa di padre in figlio, ma da zio a nipote». Oltretutto, «sono le forme letterarie stesse a crescere assimilando materiale esterno o extra-letterario, cambiando rotta e formando nuove angolature» (da Elif Batuman, I posseduti, Einaudi).
Jurij Nikolaevic Tynjanov, un altro formalista russo, dedica un suo intero saggio al problema dell'«evoluzione letteraria», ed è Ricardo Piglia, in "Respirazione Artificiale" a conferire proprio a Tynjanov i diritti d'autore riguardanti la filiazione «zio-nipote» (che Elif Batuman assegna invece a Šklovskij): «Qualcuno, un critico russo, il critico russo Jurij Tynjanov, afferma che la letteratura evolva passando da zio a nipote (e non di padre in figlio)».
Da parte sua, Victor Erlich sembra voler risolvere la questione nel suo libro "Il formalismo russo" (satelliti Bompiani), citando il testo di Šklovskij in cui il critico russo afferma: secondo la legge secondo cui - e per quanto ne so, egli è stato il primo a formularla nella storia dell'arte - l'eredità non viene trasmessa da padre a figlio, ma da zio a nipote( Erlich cita un opuscolo pubblicato da Šklovskij nel 1923, "Literatura i kinematograf", mai tradotto in inglese; rimane da sapere se è sempre la medesima idea di filiazione "zio-nipote", quella che viene presentata da Šklovskij nei suoi due libri; sia da quello citato da Batuman ("La mossa del cavallo") che in quello citato da Erlich.
fonte: Um túnel no fim da luz
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