Nessun altro periodo della storia è stato altrettanto fitto e denso di esperienze nuove, profonde, vaste, sconvolgenti, esaltanti e terribili.
Ci fu un tempo in cui l’Europa era il centro del mondo. La sua supremazia si estendeva su tutto il pianeta, in ogni campo del sapere e dell’agire. Accadeva cento anni fa, all’apice di un’ascesa iniziata quattro secoli prima, con la scoperta del nuovo mondo e la circumnavigazione dei continenti da parte di intrepidi navigatori. All’inizio del Novecento la guerra appariva un rischio evitabile con la diplomazia, dopo oltre quarant’anni di pace e di progresso che sembravano destinati a durare e a diffondersi nel mondo. Improvvisamente, con la Grande Guerra, l’ottimismo crollò e l’Europa mondiale naufragò nella tempesta che essa stessa aveva scatenato. Con verve narrativa e affascinante erudizione, Emilio Gentile ricostruisce l’apogeo dell’Europa e il ruolo di vero e proprio laboratorio che l’Italia giocò in quegli anni: il nostro fu uno dei paesi in cui si manifestarono i primi segnali della crisi di un intero continente e i sintomi del crepuscolo di una civiltà di cui ancora oggi, a distanza di un secolo esatto, viviamo le conseguenze. Ricostruire quel che accadde in quella stagione può aiutare a comprendere quel che succede oggi nel mondo del terzo millennio, in un momento in cui l’Europa, sempre più indecisa, rischia di scivolare verso una definitiva e pericolosa marginalità.
(dal risvolto di copertina di: "Ascesa e declino dell'Europa nel mondo. 1898-1918", di Emilio Gentile. Garzanti Libri)
I vent’anni che sconvolsero il mondo
–di Emilio Gentile -
Ci fu un tempo in cui l’Europa era il centro del mondo. La sua supremazia si estendeva su tutto il pianeta, in ogni campo del sapere e dell’agire, se non della saggezza.
Ciò accadeva cento anni fa. Fu l’apogeo di un’ascesa iniziata quattro secoli prima, con la scoperta del Nuovo Mondo e la circumnavigazione dei continenti da parte di navigatori europei, che aprirono ai loro sovrani le vie dell’espansione mondiale. Fra il 1898 e il 1918, le potenze imperiali europee esercitavano un’egemonia planetaria. Dei circa 150 milioni di chilometri quadrati delle terre emerse, gli imperi europei possedevano il 35 per cento nel 1800, quasi l’85 per cento nel 1914.
Ascesa e declino dell’Europa nel mondo, 1898-1918 è un saggio di storia mondiale, senza pretendere di essere una storia totale, nel senso di raccontare tutto quanto accadde nel mondo, in tutti i Paesi, fra tutti i popoli, durante tutto il periodo di supremazia mondiale dell’Europa. Altri possono essere capaci di simili imprese, che richiedono una capacità di conoscenza pressoché divina. Sprovvisto di tale capacità, l’autore più modestamente intende per storia mondiale il racconto dei fatti politici, economici, sociali, culturali, pacifici e bellici, che negli anni fra il 1898 e il 1918 hanno condizionato e cambiato, nel mondo, l’esistenza della maggior parte degli esseri umani, per il meglio o per il peggio, o per entrambe le esperienze. Protagonisti sono gli Stati di tutti i continenti, presenti in proporzione all’influenza che ciascuno di essi ha avuto nella storia del tempo.
La collocazione dell’Europa al centro del libro non è dovuta alla preferenza dell’autore, il quale, italiano ed europeista, si sente un cittadino della Storia, ed esplora le vicende umane del passato senza pregiudizi né preferenze, mosso unicamente dal desiderio di conoscere, evocare e comunicare come i contemporanei del passato vissero le loro esperienze. La storia europea ha una parte predominante nella storia mondiale fra il 1898 e il 1918, perché durante quei venti anni l’esistenza dei popoli nel mondo fu condizionata, influenzata, favorita o stravolta, persino destinata alla vita o alla morte, dal sapere e dall’agire dell’Europa imperiale. Di ciò furono consapevoli le popolazioni assoggettate al dominio degli europei, ma che dagli europei stessi appresero il sapere e l’agire per contrastarli e osteggiarli, fino a scacciarli: quest’ultimo evento avvenne però molti anni dopo la storia narrata in questo libro, quando l’egemonia mondiale dell’Europa imperiale era ormai finita.
Gli anni fra 1898 e il 1918 furono l’epoca della mondialità europea. «Mondialità» non è sinonimo di globalizzazione, mondializzazione, internazionalizzazione: questi fenomeni di interdipendenza economica, commerciale, finanziaria, tecnologica sono precedenti, contemporanei e posteriori all’epoca della mondialità europea, e le afferiscono, senza coincidere però interamente con essa. Per «mondialità» si intende l’effettiva supremazia militare, politica, economica, culturale che una collettività umana esercita su altre popolazioni del pianeta, legittimandola con la convinzione di essere una civiltà universale, destinata a modellare e a guidare l’intera umanità.
Altri imperi, sin dal più remoto passato, hanno ritenuto di essere una civiltà mondiale, come l’impero romano e l’impero cinese: ma il loro dominio e la loro civiltà si arrestavano ai confini delle terre e dei mari allora conosciuti. La mondialità europea è stata un fenomeno unico perché l’Europa imperiale raggiunse effettivamente l’egemonia sull’intero pianeta in coincidenza con la scoperta delle ultime regioni sconosciute, ovunque investendo le popolazioni di altri continenti con la potenza delle sue armi, la sua scienza, la sua tecnica, le sue ricchezze, la sua civiltà, la sua intraprendenza curiosa, ambiziosa, avida e rapinosa. Ma fra i protagonisti di Ascesa e declino dell’Europa nel mondo ci sono musulmani, egiziani, turchi, giapponesi, cinesi, indiani, che furono fautori della modernizzazione delle loro civiltà per sottrarsi all’egemonia della mondialità europea.
La supremazia dell’Europa mondiale fu conseguenza di un altro fenomeno europeo avvenuto nello stesso periodo, un fenomeno grandioso e straordinario, sia per la sua totale novità storica sia per l’influenza irrefrenabile esercitata su tutto il pianeta: la modernizzazione industriale. Senza la rivoluzione industriale, ci sarebbe stata una Europa imperiale, ma non una Europa mondiale. La mondialità europea fu conseguenza della modernità industriale nei trasporti, nella produzione, nella potenza armata, nell’accumulazione di capitali e nel loro investimento ovunque sul pianeta. E fu conseguenza anche della modernità politica, cioè lo Stato nazionale e laico, l’autorità centrale, la razionalità burocratica, l’organizzazione della libera ricerca, l’istruzione pubblica, la trasformazione delle masse dei governati in cittadini liberi, con diritti e doveri, partecipanti alla scelta dei governanti.
Nonostante il loro bellicoso antagonismo, le potenze europee condividevano la convinzione che il dominio nel mondo era un diritto e un dovere della loro civiltà e della loro superiorità di razza nei confronti delle razze inferiori, che popolavano gli altri continenti. L’imperialismo, il razzismo, lo sfruttamento delle popolazioni asservite, persino il genocidio, furono componenti della mondialità europea: ma lo furono, allo stesso modo, il pensiero critico, la libertà di ricerca, la scienza sperimentale, la laicità della cultura e della politica, l’inventiva tecnologica, la modernizzazione, il capitalismo, l’autonomia dell’individuo, i diritti del cittadino, la sovranità del popolo, lo Stato nazionale, il governo parlamentare, il liberalismo, la democrazia, il socialismo, il comunismo, i partiti, i sindacati, l’emancipazione femminile, la protezione dell’infanzia, la difesa della salute, la tutela degli anziani, l’allungamento della vita umana. L’Europa mondiale fece tutto il bene e tutto il male di cui può rivelarsi capace l’essere umano. Il meraviglioso e il mostruoso convissero nella mondialità europea, come mai era accaduto nella precedente storia dell’umanità.
La stagione dell’Europa mondiale fu breve. Ma nessun altro periodo della storia è stato altrettanto fitto e denso di esperienze nuove, profonde, vaste, sconvolgenti, esaltanti e terribili, che coinvolsero l’umanità intera. Le nuove esperienze, ancora più profonde, vaste, sconvolgenti, esaltanti e terribili, vissute dall’umanità nel corso del Novecento e all’inizio del Terzo millennio, furono propaggini di fatti accaduti nella stagione breve della mondialità europea. L’assetto politico dell’Europa dopo il 1989, le guerre del Golfo, i massacri e le pulizie etniche nei Balcani, il terrorismo islamico e l’11 settembre 2001, i conflitti armati in Medio Oriente, le tensioni belliche e i nazionalismi xenofobi in Europa orientale, le ambizioni egemoniche della Turchia, persino le sfide planetarie fra le potenze mondiali come gli Stati Uniti, la Russia, la Cina: sono tutti avvenimenti che spontaneamente fanno evocare, specialmente nel centenario della Grande Guerra, la stagione breve della mondialità europea, nelle frequenti analogie fra la situazione di incertezza e di paura del mondo attuale e la situazione del mondo nel ventennio precedente la Grande Guerra.
Le analogie sono spesso fuorvianti. Tuttavia, conoscere quel che accadde nella breve stagione della mondialità europea può forse aiutare a comprendere quel che accade nel mondo del Terzo millennio, dove nessuna grande potenza in declino o in ascesa può vantare un’egemonia mondiale. E la mondialità sembra essere divenuta unicamente l’attributo di un presente disordinato e di un futuro minaccioso, accomunati nella dimensione planetaria. Forse i popoli, in tutto il mondo, aspirano a realizzare una mondialità, che non sia la supremazia planetaria di una potenza imperiale, ma la mondialità del genere umano nella libertà e nella dignità. L’aspirazione è nobile speranza, ma se non si è capaci di realizzarla, è soltanto illusione. E la delusione può essere perfino malvagia.
- Emilio Gentile - Pubblicato sul sole del 30 settembre 2018 -
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