lunedì 4 marzo 2013

bolscevichi su Marte

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"Sto scrivendo questo progetto in prigione, diversi giorni prima della mia morte. Credo nella fattibilità della mia idea e questa fede mi sostiene nella mia terribile situazione. Credo che se riuscirò a convincere degli specialisti che la mia idea è realistica, allora sarò felice per essere stato in grado di rendere un servizio al mio paese e all'umanità. Allora, potrò andare con calma incontro alla morte, sapendo che la mia idea non morirà con me."
A scrivere queste note, nel 1881, dal fondo di una prigione zarista, è Nikolai Kibalchic. Ma chi è Kibalchic? E di cosa sta scrivendo?
Nato in Ucraina nell'ottobre del 1853, si iscrive a 18 anni all'Università di San Pietroburgo, ad ingegneria ferroviaria, passando poi, due anni dopo, all'Accademia di chirurgia medica. Nel 1875 viene arrestato per avere prestato "propaganda rivoluzionaria" ad un contadino. Da qui, passerà tre anni in prigione, dove imparerà inglese, francese e tedesco, frequentando e parlando con altri rivoluzionari. Entrato in prigione come un giovane privo di esperienza, ne uscirà come rivoluzionario maturo e determinato. Ha giurato di dedicare tutto il suo tempo e tutte le sue energie alla causa. Entra a far parte della "Volontà del Popolo", dove gli viene assegnato il compito di tecnico capo; studia nuovi modi di impiego ed utilizzo degli esplosivi. La cosa funziona, ma anche Kilbachic viene arrestato. L'accusa è complicità nell'aver partecipato all'assassinio dello zar Alessandro II. Nel corso del processo, il presidente del tribunale rimane grandemente impressionato da quel giovane con "una mente notevole, una resistenza fuori del comune, un'energia infernale e una calma incredibile". Quando tocca a Kilbachic, di alzarsi e parlare davanti alla corte, le sue parole raccontano del destino della Russia e dei servizi che egli avrebbe voluto rendere all'umanità, in qualità di scienziato. La sentenza è di morte, da eseguire il terzo giorno del mese di aprile del 1881.

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L'idea di una razzo a propulsione è da tempo che si agita nella sua testa, già da molto tempo prima del suo arresto. Solo che la sua attività non gli ha lasciato il tempo per seguire quella che sarebbe stata una distrazione. Ora è in prigione, ed ha tempo - un poco, per lo meno - di lavorare sui dettagli della sua macchina volante. Ora che gli serve una distrazione ... dal pensiero della condanna a morte!
Kibalchic chiederà ripetutamente che la sua idea venga sottoposta al vaglio e all'esame degli scienziati, ma il suo progetto finirà sepolto dentro gli archivi segreti della polizia zarista, e verrò pubblicato solo dopo la rivoluzione d'Ottobre. Nicolai Rynin, ingegnere aereospaziale e storico, parlerà della priorità, nello studio di Kilbachic, dell'uso di motori a reazione; giudicandola idea fondamentalmente corretta che prometteva di sviluppare, nel futuro, voli interplanetari. Yakov Perlman, uno dei pionieri dell'astronautica sovietica, affermerà che "l'invenzione di Kilbachic non dev'essere chiamata col nome di areoplano, ma con quello di nave spaziale, dal momento che il suo apparato permette di volare in condizioni di vuoto assoluto nello spazio interstellare".
Anche se Kilbachic non aveva pensato al volo spaziale: pensava alla sua invenzione come ad un mezzo per volare attraverso l'aria. Era anche consapevole che una macchina del genere abbisognava di una fonte di combustibile che doveva fornire combustione continua.
Ma Kilbachic non fu il primo a suggerire che un veicolo potesse essere spinto da una propulsione a razzo. Prima di lui, nel 1872, lo spagnolo Frederico Gomez Arias e, nel 1869, gli inglesi Butler ed Edwards; questi ultimi proponevano, sorprendentemente, un razzo deltaplano. Nondimeno, la nave razzo di Kilbachic aveva delle caratteristiche uniche, fra cui il motore montato su un giunto cardanico, cosicché potesse essere orientato in qualsiasi direzione, e la cosa verrà realizzata solo nel 1949, 68 anni dopo l'esecuzione della condanna a morte.

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