giovedì 17 dicembre 2020

Quelli più uguali degli altri...

Dovremmo stupirci per le violenze della polizia?
- di Anselm Jappe -

Essì, la polizia odia tutti. Ognuno ha il diritto di odiare il resto della specie umana. Ma quando li si rifornisce di armi, di complici e delle garanzie di avere un «copertura», allora lo cosa diventa un problema...
Non passa giorno che non si parli delle violenze poliziesche: si tratta di un argomento che oggi incendia le coscienze, da qualsiasi parte ci si ponga, come pochi altri. Potrei vantarmi di aver scritto nel 2009 nel mio articolo "La violenza, ma per fare che cosa?" [*1] che « la prima immagine di violenza, dal primo momento in cui si arriva alla stazione o in un aeroporto francese, è la polizia. Non ho mai visto così tanti poliziotti come in Francia, soprattutto a Parigi [...] E che poliziotti! Un'atteggiamento brutale e arrogante che non teme confronti. Nel momento in cui si fa la minima obiezione - ad esempio a fronte di un qualche controllo dei documenti o della perquisizione dei bagagli prima di salire sul treno, che uno non aveva mai visto prima - percepisci di essere sul punto di venire arrestato, bastonato e infine accusato di "resistenza alla forza pubblica" », e così poi ti scopri a tremare di indignazione quando vieni a sapere dai media dei misfatti della polizia. Se a posteriori sai che ci sono delle volte dei momenti in cui si preferisce esagerare, in questi casi non è così. [*2]
Assai spesso, «violenze della polizia» e «razzismo» sono parole che vengono pronunciate insieme. A ragione. Tanto l'esperienza quotidiana quanto le statistiche, dimostrano  che le «persone che migrano», soprattutto coloro che provengono dall'Africa, hanno tutte le ragioni per temere la polizia, anche se non hanno fatto nulla di cui si debbano «rimproverare». Nel mese di settembre del 2020, il ministro degli Interni, Castaner, che aveva ammesso a parole, annunciando delle contromisure, l'esistenza di un «problema razzista» nella polizia, qualche giorno più tardi ha dovuto dimettersi , in seguito a una protesta dei poliziotti. In quegli stessi giorni, a Parigi un'enorme manifestazione ha protestato contro le violenze razziste attribuite alle «forze dell'ordine». La questione è recentemente riemersa in seguito al «pestaggio» di Michel Zecler, nero, avvenuto nel peggior momento possibile per il governo.
Ma le violenze commesse dai poliziotti sono solo una questione di razzismo? Ho dei dubbi in proposito. Se da una parte non è vero che «tutti odiano la polizia» (in realtà, una parte della popolazione la adora la polizia, e non ne ha mai abbastanza, ed essenzialmente i programmi dei partiti di destra e di estrema destra si riducono alla promessa che lasceranno del tutto mano libera ad una polizia che verrebbe ulteriormente rafforzata), dall'altra sembra che sia una cosa sicura il fatto che «polizia odia tutti». Pertanto,  i gilet gialli  accecati dalle pallottole antisommossa durante le manifestazioni erano davvero dei francesi.
E la polizia francese è fondamentalmente razzista? Su Le Monde, un poliziotto afferma di non essere più razzista di quanto lo siano tutti gli altri ambienti professionali in cui aveva precedentemente lavorato [*3]. Questo potrebbe essere vero, Il razzismo lo si trova dovunque. Solo che normalmente un impiegato delle assicurazioni ha molte meno opportunità di un poliziotto di sfogare il suo razzismo sotto forma di violenza fisica, e deve limitarsi a fare stupide «battute».
Ci sono delle inchieste che dimostrano che gli agenti di polizia, nella maggior parte dei paesi europei, votano per i partiti di estrema destra in una proporzione assai più alta rispetto agli altri elettori. Inoltre, sappiamo anche che esistono molti legami, passati e presenti, tra gli ambiti della polizia ed i gruppi fascisti, e talvolta anche con i gruppi terroristici.
Ma se il problema della polizia fosse limitato solo a questi fatti «estremi», potrebbe essere risolto attraverso una migliore selezione ed una migliore formazione, eliminando dal corpo le «mele marce». Le anime belle potrebbero anche arrivare a credere che con un addestramento ed una formazione della polizia più lunghe, che passa da otto mesi a dodici, sarebbe tutto diverso, e sarebbe addirittura sufficiente che un formatore dicesse loro di evitare di picchiare senza ragione un nero, nelle periferie.
Anche l'aumento della «mescolanza» di neri nel corpo di polizia, viene proposto come una soluzione. Tuttavia, spesso gli agenti di polizia in Nigeria, nei confronti dei propri cittadini, sono anche meno delicati di quanto lo siano i loro colleghi francesi! E in quel caso non può certo essere una questione di razzismo...
Il problema potrebbe perciò situarsi ad un livello assai più profondo: nell'asimmetria del rapporto tra il poliziotto e il non poliziotto. La cosa è facile da spiegare: prendete chiunque, armatelo fino ai denti, mettetelo in un'istituzione dove si devono difendere sempre ed ovunque i colleghi senza discutere, al minimo problema consentitegli di poter chiedere dei rinforzi, stabilite che non obbedirgli immediatamente costituisca il reato di «resistenza alla forza pubblica» oppure «oltraggio a pubblico ufficiale», anche se si tratta semplicemente del fatto che gli si risponda con un tono diverso dal «rispettoso». Assicuratevi che, praticamente, qualsiasi trattamento inflitto al cittadino dall'agente di polizia sia coperto dai suoi colleghi, e in seguito anche dalla gerarchia, , e che le dichiarazioni verbali di compiacenza, o di vera e propria falsificazione siano all'ordine del giorno, mentre invece la vittima viene accusata e condannata, perfino contro qualsiasi evidenza. Accertatevi - nella più piccola probabilità che l'agente di polizia sia oggetto di un'inchiesta, a causa della presenza di fotografie innegabili - che egli venga prima giudicato dai suoi stessi colleghi (la «polizia della polizia») e quasi sempre assolto. Infine, anche nella minima probabilità che il suo caso arrivi in tribunale, egli verrà assolto, oppure subirà un piccola condanna con la condizionale, e verrà sempre e comunque rapidamente reintegrato in servizio. Assicuratevi inoltre che anche nell'eventualità di una condanna, anche leggera, riceva la solidarietà incondizionata dei suoi colleghi e che i sindacati di polizia - che sono davvero «in fase di radicalizzazione» - organizzino delle manifestazioni (senza alcuna preventiva autorizzazione) nelle strade, e che una parte delle forze politiche lo trasformino in un martire ed organizzi delle collette per finanziare la sua difesa; a questo punto chi può stupirsi del fatto che numerosi poliziotti non sappiano resistere alla tentazione di commettere prevaricazioni?
Le relazioni asimmetriche conducono facilmente a degli abusi, soprattutto se gli abusi non vengono sanzionati. Una simile situazione di impunità non può fare altro che risvegliare il sadismo latente, o quanto meno il desiderio di onnipotenza, che sonnecchia, più o meno fortemente, in molte persone. Si può perfino arrivare a supporre che il sadismo ed il desiderio di potere costituiscano una potente motivazione, cosciente o meno, per unirsi alle forze dell'ordine. Non tutti i poliziotti devono essere per forza dei bulli sadici: basta che ce ne sia un certo numero, e se essi agiscono impunemente, ed hanno perfino l'approvazione dei superiori, la cosa è sufficiente è per dare il tono a tutti gli altri.
Si tratta di un'asimmetria che è scritta perfino nel marmo della legge: l'aggressione nei confronti di un agente di polizia (o di alcune altre categorie di pubblici ufficiali) viene punita, secondo la legge, più severamente di quella di un «normale» essere umano. In tal modo, si ritorna alle legislazioni dell'Antichità, come il Codice di Hammurabi del 1750 a.C., il quale sanzionava in maniera assai diversa la violenza su un padrone e quella contro uno schiavo... «La legge è uguale per tutti» si trova scritto nei tribunali, ma evidentemente i poliziotti sono un po' più uguali degli altri, allo stesso modo in cui lo erano i maiali nella favola di Orwell.
Le conseguenze: un comportamento nei confronti della polizia diverso da quello servile, viene considerato come una provocazione, con delle conseguenze incalcolabili. Bisogna trattare gli agenti come se fossero degli esseri superiori. Ci sono delle persone che sono state assassinate dalla polizia, come è accaduto a Cédric Chouviat, un fattorino, in seguito ad una banale disputa verbale. Puoi dire a chiunque «Non mi rompere i coglioni, idiota»; e perfino con il tuo datore di lavoro rischi tutt'al più il licenziamento. Con la polizia, invece si può rischiare la vita (l'unica altra situazione in cui questo può avvenire, riguarda l'ambito delle gang!).  E quando ti va bene, solo le percosse e una denuncia per «oltraggio».

Tre esempi banali, senza violenza ma che chiariscono su quale terreno si sviluppa poi la violenza:

- Una giovane donna di un paese europeo arriva all'aeroporto di Parigi, città dove vive. Senza nessun motivo comprensibile, viene a lungo trattenuta e interrogata dalla polizia di frontiera. Quando può finalmente andarsene, bofonchia tra i denti: «Che schifezza!». «Cosa hai detto? Torna qui!» Ancora controlli, ancora prepotenze: punizione immediata per lesa maestà. (Testimonianza personale).

- Un poliziotto in pensione si reca alla stazione di polizia per presentare una denuncia per un qualche motivo. Viene fatto aspettare per parecchio tempo, e comincia a lamentarsi. Si alzano i toni, e i suoi ex colleghi cominciano a diventare minacciosi. Alla fine, riesce ad evitare l'arresto solo per un pelo. (Lettera ad un giornale locale).

- Nel corso di un controllo di routine, i gendarmi [N.d.T.: l'equivalente dei nostri Carabinieri] fermano una macchina. Il conducente si qualifica come poliziotto. A causa della rivalità tra i diversi corpi di polizia, i gendarmi controllano minuziosamente l'automobile fino a che non trovano il motivo per fargli una multa. Il poliziotto, esasperato, riparte facendo stridere le gomme, e viene pertanto richiamato da gendarmi che gli comminano una nuova multa per «guida pericolosa» (Testimonianza su un media online).

Essì, la polizia odia tutti (a volte perfino anche gli altri membri delle forze dell'ordine). Ognuno ha il diritto di odiare il resto della specie umana. Ma quando li si rifornisce di armi, di complici e delle garanzie di avere un «copertura», allora lo cosa diventa un problema...

In questo attuale momento, in nessun altro paese europeo il governo dà l'impressione di essere agli ordini delle proprie forze di polizia. Perché? Forse perché questo governo ritiene che se la polizia smettesse di proteggerlo, nel giro di una settimana finirebbe nel cesso...

- Anselm Jappe - Pubblicato il 17 dicembre 2020 sul blog Mediapart dell'autore -

NOTE:

[*1] - Inserito in “Crédit à mort” (Lignes, 2011).
[*2] - Mi sono chiesto anche: «Perché ci sono così poche iniziative per la difesa delle "libertà civili"? Assistiamo a grandi manifestazioni per il "potere d'acquisto" o contro la soppressione dei posti di lavoro nell'insegnamento, ma mai contro la videosorveglianza, e ancora meno contro il passaporto biometrico o contro il pass "navigo" sulla metro parigina, che permette di tracciare chiunque.» Quanto meno, in questo caso si può affermare: «Il paese si è svegliato!».
[*3] - « Paroles de policiers : ‘Les gens ne savent pas ce que c’est de se faire cracher dessus et caillasser‘ », Le Monde, 15. 12. 2020.

fonte: Critique de la valeur-dissociation. Repenser une théorie critique du capitalisme

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