lunedì 14 dicembre 2020

I vivi e i morti

Covid-19: l'ondata invernale e il bilancio delle vittime
- di Michael Roberts -

L'ondata invernale di Covid-19 continua ad imperversare in Europa, in Nord America e persino in America Latina e in Asia. Pertanto, nel mentre che i vaccini cominciano ad essere distribuiti in tutto il mondo - con differenti gradi di rapidità e di quantità – ecco che nel frattempo ci troviamo a dover misurare i danni provocati contando i decessi a causa del Covid-19, via via che ci avviciniamo alla fine di questo 2020.
Quali sono stati i paesi colpiti più duramente? Facendo uso dei dati del Worldometer coronavirus database, nel 1° grafico ho selezionato alcuni dei principali paesi a livello globale (misurati in termini di decessi per milione di abitanti). A guidare questa triste classifica, sono i grandi paesi europei e gli Stati Uniti, seguiti da vicino dal Brasile e dal Messico, due paesi dell'America Latina che hanno fatto pochi sforzi sia per contenere la pandemia che per fornire un soldo sostegno sanitario. Diversamente, i paesi che invece lo hanno fatto, come la Germania, presentano un tasso di mortalità molto più basso. E anche quei paesi, come il Sudafrica e l'India, con una popolazione relativamente giovane, presentano un tasso di mortalità più basso.

Il secondo grafico, qui sopra, misura il tasso di mortalità dei casi (CFR), vale a dire, il numero di morti a causa del Covid-19 che vengono segnalati come tali dalle autorità (Grafico n°2). Il Messico mostra un tasso di mortalità sconvolgente che corrisponde a più dell'8%, dovuto presumibilmente alla mancanza di test e di tracciabilità, oltre che alla fragilità di quel sistema sanitario. Va notato come il CFR della Cina sia alto, ma va anche detto che tutto questo è stato registrato durante il primo mese di pandemia, a Wuhan. I principali paesi europei si trovano ben al di sopra di quel 2,2%, che dopo dieci mesi è diventata la media mondiale del CFR. Gli Stati Uniti si trovano appena sotto la media mondiale, e i paesi ben organizzati come la Germania, la Corea e la Danimarca si trovano ancora più in basso. Per quel che riguarda l'India, è la sua giovane popolazione che può spiegare il basso CFR.

Infine, c'è il tasso di mortalità a causa dell'infezione (IFR). Questo indice misura il tasso di mortalità di tutti coloro che sono rimasti infettati. L'Organizzazione Mondiale della Sanità stima che, rispetto ai casi segnalato, ci siano circa 20 volte tanto più infezioni, includendo anche tutti quelli che sono stati asintomatici. Usando questa stima, si può rilevare che a livello globale finora è rimasto infettato circa il 18%, una cifra che ci porrebbe ben al disotto del coefficiente relativo alla cosiddetta «immunità di gregge», la quale minimo dovrebbe coincidere con il 50-60%. Ragion per cui, tutti quei governi che hanno optato per una strategia di "lite-lockdown", sperando nell'immunità di gregge, come la Svezia, hanno dimostrato di essere in errore. In realtà, difatti, l'IFR della Svezia si trova ad essere piuttosto vicino a quella del severamente colpito Messico.
Nella maggior parte dei principali paesi, gli IFR corrispondono più o meno circa allo 0,4-0,6%, come previsto dai vari studi a campione. E perciò la mia stima di un 18% infettato potrebbe benissimo essere troppo alto. Se abbassiamo al 15% il tasso globale di infezione, ecco che allora l'IFR si verrebbe a trovare nell'intervallo tra lo 0,6 e lo 0,7%. Questo, rispetto a quei paesi che hanno un IFR annuale inferiore allo 0,1%. Ecco perciò che per tutti quei paesi colpiti duramente, il Covid-19 è almeno cinque volte più letale dell'influenza annuale. E, naturalmente, stiamo scoprendo solo ora che, a differenza dell'influenza, il Covid-19 causa dei danni duraturi agli organi umani. Secondo le mie stime, l'IFR mondiale corrisponde a solo lo 0,11%, ed è vicino al massimo raggiunto dall'IFR dell'influenza annuale. Ma questa media mondiale dell'IFR, viene resa sensibilmente più bassa solo grazie a quei paesi con un'ampia popolazione giovanile, come l'India, o a quelli con un'enorme popolazione come la Cina, nei quali le infezioni sono state drasticamente contenute. Nella maggior parte dei paesi, le infezioni si stanno ancora diffondendo, e ciò significa molti più decessi. Sotto con i vaccini!

- Michael Roberts - Pubblicato il 14/12/2020 su Michael Roberts blog -

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