14 agosto 1943
« Helli ha organizzato una festa per celebrare i 65 anni di Döblin. Heinrich Mann gli ha rivolto un bellissimo saluto, Kortner, Lorre, Granach hanno letto degli estratti dai loro libri. Blandine Ebinger ha cantato canzoni berlinesi. Steuerman ha eseguito al pianoforte un tema di Eisler, e alla fine Döblin ha tenuto un discorso contro il relativismo morale e a favore dei parametri fissi di natura religiosa e così facendo ha fatto emergere i sentimenti religiosi della maggior parte degli invitati. Una sensazione di disagio ha pervaso gli ascoltatori più razionali, un po' come l'orrore indulgente che si prova quando un compagno di prigionia soccombe alla tortura e parla.
Il fatto è che Döblin ha incassato dei colpi piuttosto duri, in Francia la perdita di due figli, un'epopea di 2.400 pagine che mai nessun editore pubblicherà, l'angina pectoris (la grande curatrice delle anime) e tutta una vita a fianco di una donna incredibilmente sciocca e volgare. Il declamatore Hardt ha commesso un lapsus rivelatore. Stava recitando la "Preghiera di Zoroastro" di Kleist e, anziché dire "che io possa avere la forza per rivelare gli errori e le stupidaggini della mia specie", nell'appello solenne ha scambiato "specie" con "sposa": Döblin e la moglie avevano passato il fine settimana a casa di Hardt.
Quando Döblin ha cominciato a dire che, come molti altri scrittori, anche lui era colpevole dell'ascesa dei nazisti ("Non disse forse il Signore, Sr. Thomas Mann, che lui è come un fratello, seppure un cattivo fratello?", chiese rivolto alla prima fila) e poi ha continuato, ostinatamente, a chiedere perché, ad un certo momento ho avuto come la convinzione infantile che avrebbe detto "perché ho coperto i crimini della classe dirigente, ho scoraggiato gli oppressi, ho ingannato gli affamati facendo uso dei Canti" ecc.; ma tutto ciò che fece fu solo annunciare con testardaggine, senza alcun pentimento o rimpianto, "perché non ho cercato Dio". »
(Bertolt Brecht, Diario di lavoro, II Volume)
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