« Aveva l'espressione che immagino fosse quella del volto del Bartebly di Melville » - scrive Charles Simic parlando di Joseph Cornell. « La sua espressione nel giorno in cui decide di smettere di lavorare, per mettersi a guardare solamente il muro che si trovava fuori dalla finestra dell'ufficio ». In questa sua dichiarazione a proposito di una possibile metempsicosi tra Bartleby e Cornell, Simic non va oltre. Si limita solo ad affermare che « in ogni grande città ci sono uomini così », che vagano solitari per le strade, avvolti nei loro lunghi mantelli fuorimoda. Lo sguardo perso, ma intenso, come quello di Robert Walser; e il lungo cappotto fuorimoda, anch'esso come quello di Walser.
Charles Simic, nato a Belgrado nel 1938, e poeta in lingua inglese dal 1953 a New York, dedicò un libro a Joseph Cornell: "Il cacciatore di immagini. L'arte di Joseph Cornell " (Adelphi). Simic affronta l'opera, la vita e l'universo di Cornell per mezzo di capitoli piuttosto brevi, scritti in una sorta di prosa poetica cucita insieme a qualche citazione (Nietzsche, Nerval, Poe, Valéry, Baudelaire) e ad alcune immagini delle opere di Cornell. Lo fa in modo che non si tratti né di una biografia né di uno studio critico, sebbene riesca ad essere un po' di entrambe le cose: un ritratto di Cornell filtrato dal registro poetico di Simic quando aveva 18 anni e, lui serbo, si trovava a New York da solo 2 anni.
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lunedì 9 marzo 2020
Solitari per le strade, in lunghi cappotti fuorimoda…
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