mercoledì 27 novembre 2019

Colpire il Diavolo

La Geopolitica e l'Eurasia riscopre René Girard!!
Questo, tradotto e qui pubblicato, è un documento per comprendere cosa si muove a livello internazionale, dall'altra parte rispetto all'Occidente.

Dopo il momento unipolare, dopo l'incoerenza - uno studio di Collassologia cognitiva
- di Lucien Cerise -

Comincerò descrivendo il sistema globalizzato visto nel suo insieme, prima di passare a quelle che sono le sfumature interne. Il mondo intero sembra soffrire di un'incoerenza generale e crescente. È questo l'effetto principale della globalizzazione, e non c'è niente che sfugga a tale incoerenza. La globalizzazione è l'accelerazione delle comunicazioni e la riduzione delle distanze per mezzo del progresso tecnico. Secondo la definizione cartesiana, lo spazio è «partes extra partes», ma esso diventa  «partes intra partes», le diverse parti penetrano le une all'interno delle altre, e questo provoca un'enorme confusione su scala planetaria. Tutte quante le distinzioni, tutti i confini, i limiti, le differenze e le identità vengono attaccate, gli esseri e le culture precedentemente separate si trovano oggi ad essere fuse, mescolate, diventano meticce, trasformate in delle nuove forme ibride, composite, complesse, ambivalenti, ambigue, androgine, chimeriche. Tutto questo può essere visto come un bene, e voler accelerare ulteriormente questa incoerente unificazione globale: tale è il progetto unipolare e post-nazionale, sostenuto dalle lobby globaliste di ogni tipo. Ma si può anche rimanere vigili su quelli che sono i pericoli di questa incoerente unificazione globale, e cercare di organizzarla in maniera multipolare e coerente, rispettando un minimo di distanza tra gli esseri e l'identità, e quindi anche nel rispetto delle nazioni: si tratta del progetto multipolare anto-globalista che siamo venuti a difendere a Chisinau.
Il nuovo paradigma geopolitico emergente si basa su un conflitto tra coerenza ed incoerenza che sovra-determina tutto il resto. L'atlantismo unipolare, che, come si può vedere in Ucraina, arriva a coniugare il suprematismo bianco con il sionismo, il Jihādismo e l’LGBT [N.d.T.:  Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender] è una rinuncia totale alla coerenza, una cultura del «va bene la qualunque» che cerca di trascinare il mondo intero nel suo delirio di violenza cieca. Per contro, le potenze eurasiatiche (Russia, Cina, Iran, ecc.) si caratterizzano per un realismo sociale ansioso di controllare il suo sviluppo, di frenare gli effetti destrutturanti della globalizzazione e di ristabilire un minimo di coerenza nel mondo globalmente incoerente. La natura del regime politico è del tutto secondaria. Se vince l'atlantismo, se vince l'incoerenza, ci sarà chiaramente l'estinzione di ogni forma di civiltà Come reagire ad una simile minaccia? Attaccare è inutile, basta una buona difesa. Infatti, il progetto atlantista unipolare non è realizzabile e si distruggerà da sé solo collassando sotto il peso delle sue contraddizioni. Qui, il mio scopo è quello di unirmi alla collassologia, lo studio del crollo della civiltà.
Dmytri Orlov distingue quelli che sono i 5 stadi del collasso: finanziario, commerciale, politico, sociale, culturale, a cui possiamo aggiungere il collasso psicologico e quello cognitivo. Un collasso psicologico di massa, lo si può vedere nell'Occidente capitalista a partire dagli anni '70, il quale si è tradotto in una vera e propria esplosione di patologie mentali di ogni sorta. Al giorno d'oggi, si attraversa una nuova fase, quella dell'abolizione - nel giudizio comune - della differenza tra normale e patologico, e più ampiamente di ciò che è normale e ciò che non lo è, in un relativismo generale in cui emerge una nuova gerarchia in cui l'anormale arriva perfino ad essere affermato come superiore al normale.
Fino al XVIII secolo, la norma sociale, la regola da seguire, veniva definita da un consenso maggioritario, e tutti dovevano rispettarla. Il collettivo prevaleva sull'individuo. Da quando Bernard Mandeville e la sua "Favola della Api", pubblicata nel 1714 con il sottotitolo " ovvero vizi privati, pubbliche virtù! ", il liberalismo rovescia questo equilibrio basato sul consenso della maggioranza - denunciato come un'oppressione degli individui e delle minoranze - invertendo la definizione della norma. Non esiste più una regola normativa imposta agli individuie alle minoranze, e ciascun individuo, ciascuna minoranza ha il diritto di emanciparsi e di definire la propria norma, e tutti devono accettare questa nuova regola del gioco, vale a dire che ognuno può seguire la propria regola del gioco. Dopo la società liquida, entriamo in una società allo stato gassoso dove tutte le norme comuni vanno in fumo. La nuova norma, è quella che si allontana maggiormente dal consenso: è l'eccezione, il caso unico, l'invalido, il trasgressivo, il mostruoso. È evidente che questo sistema centrifugo ed entropico non può funzionare, e che il politicamente corretto aggrva ulteriormente la situazione. In nome dell'uguaglianza, della tolleranza, della diversità, vengono portate avanti delle politiche pubbliche e private volte a valorizzare a ad avvantaggiare sistematicamente tutti coloro che sono minoritari, cosa che include anche l'handicap mentale: autismo, sindrome di Down, bulimia e varie dipendenze, transessualismo e problemi di identità di ogni genere, che vengono ribattezzate «identità fluide», ecc. I disturbi mentali diventano così delle scelte di vita che bisogna imparare a rispettare, e che vengono perfino erette a modello di una «discriminazione positiva». In Occidente, l'antipsichiatria, questa corrente filosofica anti-freudiana che si rifiuta di distinguere tra sanità mentale e malattia mentale, ha vinto.
In Francia, le conseguenze di questa inversione dei valori sono drammatiche. Sempre più persone fanno delle affermazioni incoerenti, e sempre più persone non si comportano più normalmente, dando così l'impressione che siano sempre più quelli che impazziscono. Evidentemente, non tutti diventano pazzi in senso clinico, ma quella che è la capacità di fare un ragionamento logico basato su dei fatti sta scomparendo. La pazienza e la capacità di mantenere la concentrazione a lungo termine regrediscono. I disturbi dell'attenzione e l'iperattività si impradoniscono della società nel suo insieme. Ecco perché parlo di collasso cognitivo, oltre al collasso psicologico. Il pensiero razionale viene sopraffatto dal principio di piacere, dalla ricerca tossicomane di sensazioni forti, dall'impulsività, dall'iper-suscettibilità, dall'iper-narcisismo, dall'immaturità emotiva e dalla fuga nella virtualità mediatica, nella realtà post-fattuale e nel mondo della post-verità. La padronanza della lingua, scritta e orale, si perde e tende ad un abbandono progressivo del linguaggio umano e del pensiero articolato. Le capacità intellettuali della popolazione sono in caduta libera, anche in quelle che sono le più alte sfere esoteriche del potere, che non è più un'oligarchia ma una idiocrazia, composta di cretini incapaci di capire che la loro governance per mezzo del caos (Ordo Ab Chao) è sbagliata anche per loro. Il potere passa il suo tempo a cercare di frammentare la società, ma così esso stesso perde la propria unità e si decompone. Tutti i gradini della piramide sociale, senza eccezioni, scivolano lentamente nell'anarchia e nel disordine. L'insicurezza è in costante aumento e colpisce sempre più quelli che sono i quartieri borghesi. L'immigrazione ha la sua parte di responsabilità in questo collasso della civiltà, ma a fare vincere Emmanuel Macron nel 2017 - e lo riconfermeranno nel 2022 - sono stati i francesi. Il completo malfunzionamento del cervello francese colpisce anche l'istinto di conservazione e porta a delle scelte politiche contro natura e suicide.
L'Occidente liberale e il suo progetto unipolare sono sul punto di essere sopraffatti dall'irrazionale. Di fronte a questo sistema malato e fiero d'esserlo, cosa si può fare? In Francia, quelle che sono le persone più o meno lucide chiedono l'aiuto di altri paesi, soprattutto al gruppo di Visegrád e alla Russia. Protetta dal liberalismo fino agli anni '90, la Russia ha sviluppato una visione politica e geopolitica spassionata, basata sulla Realpolitik. DI fronte all'atlantismo, il Cremlino applica una strategia difensiva che consiste nel «curare il malato». Nessun attacco frontale dal momento che l'opposizione dichiarata rafforza l'instabilità del sistema e la sua incoerenza. Non alimentare il delirio. Il globalismo è un troll: « Don’t feed the troll ! »
Per comprendere la geopolitica russa  - ma anche cinese - bisogna abbandonare questa distorsione cognitiva liberale che si chiama individualismo, la cui versione filosofica è l'essenzialismo,e  che porta a vedere le cose in termini di opposizione tra delle essenze individuali, delle monadi sostanziali. Ora, il sistema è più importante dell'individuo. Perciò, bisogna adottare un approccio sistemico, o cibernetico, che porti a vedere le cose in termini di interdipendenza tra le parti del sistema, comprese quelle incluse nel conflitto. Fin dall'era sovietica, la Russia ha una grande scuola di cibernetica, la quale lavora sulla modellizzazione e sulla previdibilità dei fenomeni sociali, soprattutto su questa disciplina derivata dalla teoria dei giochi che si chiama il «controllo riflessivo».
Questo approccio apre quella che è una visione sistemica del conflitto: per neutralizzare il nemico, non ci si pone più nell'opposizione frontale ma nell'integrazione e nella creazione di interdipendenza tra me e lui, moltiplicando i circuiti di retroazione (feedback), in modo che lo si colpisca quando mi colpisce, ed è ciò che la cibernetica chiama contraccolpo (blow-back), ma anche che gli si faccia del bene quando mi fa del bene, principio del «circolo virtuoso». Uno specialista della guerra ibrida, Andrew Korybko, sottolinea nel suo articolo che la Russia cerca di posizionarsi come un fattore di equilibrio generale tra tutte le parti, quindi come un attore imparziale in posizione di arbitro e che occupa il centro della scacchiera geopolitica. Korybko prende come esempio quello delle relazioni diplomatiche tra la Russia, Israele e l'Iran, e in particolar modo il processo di integrazione eurasiatico in cui Mosca vuole coinvolgere Israele, ma anche l'Iran, in un sistema di interdipendenza che li obbligherà meccanicamente a pacificare le loro relazioni. Si parla con tutti, si rimane in contatto con tutti, ivi compreso Netanyahu, in quanto è proprio questo che non vuole Netanyahu! Questa produzione intenzionale di interdipendenza tra gli attori geopolitici è la chiave di comprensione della grande strategia russa, che deve diventare la grande strategia eurasiatica, da Lisbona a Vladivostock, sotto il nome di multipolare.
Per prevenire la guerra, dobbiamo già impedire la creazione di campi nemici tagliati a fette. Per fare questo, bisogna creare un massimo di interdipendenza tra i campi nemici perché essi siano meno separati possibile. Da migliaia di anni,  gli strateghi cinesi parlano di vincere la guerra senza combattere. Ciò non significa non fare niente, ma si tratta di un non agire attivo che agisce a monte del conflitto dichiarato affinché tale conflitto non venga dichiarato. Vincere la guerra senza combattere significa impedire l'emergere di campi netti che si affrontano direttamente, e perciò vuol dire rimanere in contatto con tutti, mantenere un'interdipendenza di tutti gli attori affrinché lo scontro non abbia affatto luogo, o che esso non possa essere diretto, oppure, se malgrado tutto avviene, allora che abbia un impatto su tutti, ivi compreso l'aggressore. È in questo modo, e non altrimenti, che vinceremo la guerra contro l'atlantismo ed il globalismo unipolare. Ci si deve proteggere dal diavolo, ma non bisogna colpirlo. Colpire il diavolo gli fa del bene e lo rafforza. Colpire il diavolo aumenta il livello di violenza generale, aumenta perciò l'instabilità e l'incoerenza generale, ed è ciò che il diavolo vuole. Per fare veramente del male al diavolo, va perdonato di essere quel che è ed integrarlo in un sistema più vasto. Alcuni diranno che questo approccio così freddamente strategico somiglia sul piano strutturale alla carità cristiana, in particolar modo in quella che è l'interpretazione che ne ha dato René Girard. Ed è quello che penso. Concluderei con un appello alla buona volontà per aprire un nuovo capitolo di studi eurasiatici che affrontino questa convergenza tra la saggezza cristiana, la saggezza asiatica e la cibernetica sociale, perché si uniscano in quella che potremmo chiamare un'arte marziale geopolitica.

- Lucien Cerise - Pubblicato su FLUX - Portal National de Stiri il 1° novembre 2019 -
- Questo testo proviene dal Terzo Forum di Chisinau, tenutosi dal 20 al 21 settembre 2019 -


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