Riflessioni sulla mano aperta di Le Corbusier
«... nell'opera di Le Corbusier, la mano aperta si configura come se fosse una risorsa ideografica... che non viene compresa da noi come se fosse un segno, bensì come una cartografia (...) delle sue intenzioni (...) come se fosse una topografia costruita sulla base di un'immagine che si è evoluta a partire dal suo pensiero» [Palacios Aguilar] Palacios Aguilar, J.C.- “Chandigarh antes de Chandigarh (Cartografía de una idea)”.
- Mano = Colomba - Mano = Banderuola - «Girando, la mano aperta contiene in sé tutti gli sguardi e tutte le angolature possibili» [Palacios Aguilar].
- Mano costruita più sull'«Arco di Trionfo» che sopra un cubo incompleto [la scatola vuota di Oteiza].
- Non c'è nessuna asta verticale infinita in contatto col cielo, è non c'è nessuna Cuccagna in cima all'albero (per questo serve la «colonna senza fine di Brancusi»)
- La mano aperta non «gratta il cielo». Il senso è proprio quello opposto.
- Mano = Albero - I rami (le dita) sono le «radici del cielo» dalle quali si traggono le sostanze nutrienti che arrivano alla terra [axis mundi].
- Mano aperta in posizione supina, e non prona, che sotto appare convessa, e non protegge [non è la grotta di Maria Maddalena a Sainte-Baume].
- Nella sua posizione, la mano non dà, essa raccoglie dal cielo. Raccoglie tempeste, come se essa fosse un «parafulmine». E soprattutto raccoglie la pioggia [compluvium - impluvium].
« L'albero che organizza la città di Chandigarh, fra la pianura e la montagna, nasce in basso (...) dall'acqua che irriga la terra, e viene inteso come ciclo di evaporazione e di pioggia e di acqua visto come se fosse il modellatore della terra (...) come un vincolo che stabilisce con tutta la pianura, e con l'acqua che riceve dal cielo, che si condensa grazie all'Himalaya. Un vincolo che viene amplificato dalla Mano (...) e la Mano stessa è una forma che simultaneamente cattura ed emette (...) » [Fuertes Pérez]. - Fuertes Pérez, P.- “Le Corbusier desde el palacio del gobernador: un análisis de la arquitectura del capitolio de Chandigarh”. (Tesis doctoral).
«Il complesso di Chandigarh e dei suoi episodi, formano una rete di relazioni anziché una composizione immutabile, garantendo autonomia all'oggetto dentro una rigorosa base geometrica e tematica (...)».
«La simmetria, in quanto forma di riflessione, in quanto forma di inversione, si manifesta su scale differenti (...), lo fa la Mano Aperta quando si rende conforme alla definizione cartesiana di oggetto e di immagine (...) sotto forma di equivalenza e di inversione, come quella che si stabilisce fra il monumento (...) ed il suo fossato». (…)
«La formulazione più esatta della "chambre à ciel ouvert" è, senza dubbio, quella del fossato della Mano Aperta, che è per eccellenza uno spazio intimo che si trova all'esterno. Nel declinare verso il fossato, la spianata diventa solamente memoria, e l'universo visibile si concentra nei limiti di questo svuotamento di argilla». (…)
«L'ordine dell'architettura (...) è un ordine fatto di "discontinuità e fratture" disposte in un telaio geometrico di spazi e di oggetti autonomi che si sovrappongono nell'esperienza dell'architettura». (…)
«Per Manfredo Tafuri, l'esistenza di tali discontinuità è stata interpretata come fallimento, in quanto formulazione di uno spazio esterno moderno». [«Esso si presenta all'osservatore come se fosse uno spazio fatto di assenze, invalicabile, alienante: che si innalza al di sopra delle alture predisposte da Le Corbusier (...); tali assenze diventano ancora più inquietanti; in quanto discendono nel fossato della Considerazione, dove l'assenza e la moltiplicazione degli echi enigmatici si scambiano fra di essi in silenzio» (M.T.)]. (…)
«Pur con le sue carenze plastiche, la Mano Aperta che viene costruita nel 1985 emergendo dal fossato può solo indicare assenza» [«L'idea (della Mano aperta] ritorna, assumendo una forma differente; ora non è più una conchiglia, bensì un pannello, una silhouette» (Le Corbusier)]. (Dalla Tesi di Dottorato di P. Fuertes Pérez).
«... niente ci ha deluso così tanto quanto una squallida mano, costruita timidamente, nell'anno 1985, su un lato della spianata del Campidoglio. La mano aperta (...) è, oggi, una piccola costruzione senza volume e senza sostanza, una triste caricatura, senza forza né contenuto, di quello che era il sogno del maestro...» [Emilio Tuñón]. Tuñón, E.- “Dos noticias atrasadas, dos anécdotas y una mano abierta”. Pasajes, nº 9. pág. 38-39. Madrid, 1999.
fonte: Materia construida
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