mercoledì 19 dicembre 2018

Corri, Cesare, corri!

Cesare-Battisti-1981

5 ragioni per difendere Cesare Battisti
- Igor Fuser - *

Mentre scrivo queste righe, lo scrittore Cesare Battisti, 63 anni, straniero regolarmente residente in Brasile per decisione di tutte le autorità competenti di questo paese, esercita quello che è il diritto più fondamentale di ogni essere umano: quello di preservare, con qualsiasi mezzo, la sua propria vita e la sua propria libertà.
Ogni giorno che passa, e in cui Battisti sopravvive alla caccia della polizia, è un dispiacere per Jair Bolsonaro, al quale viene impedito di mettere in pratica quella che è la sua concezione dittatoriale che considera la carica di Presidente della Repubblica come se fosse una carta bianca che gli dovrebbe permettere ogni genere di arbitrio. Nel mese di aprile di quest'anno, quello che allora era il candidato alla presidenza del PSL [Partito Social-Liberale, brasiliano], in una conversazione con l'ambasciatore italiano, si era esibito in una delle sue tipiche bravate; «L'anno prossimo, vi spedirò un regalo: Cesare Battisti!» Oggi, questa questione è venuta fuori solo a causa di una simile promessa fuori luogo.
Battisti, ex attivista di sinistra condannato (ingiustamente, come spiegherò a breve) all'ergastolo dalla magistratura italiana, che vive in Brasile dal 2004, è sposato con una brasiliana ed ha un figlio brasiliano. Ha sempre rispettato le leggi di questo paese ed ha esercitato con dignità la propria professione.
La questione giudiziaria riguardante la sua permanenza in Brasile, è stata risolta in maniera definitiva nel dicembre del 2010, allorché il presidente Lula, esercitando un potere attribuitogli dal Supremo Tribunal Federal (STF), ha preso la decisione di respingere la richiesta di estradizione che era stata fatta dalle autorità italiane.

Sono noti quali siano stati gli oscuri mercanteggiamenti, avvenuti dietro le quinte, fra Michel Temer ed il suo successore, che alla fine del mandato hanno portato l'imbroglione ad usare l'estradizione di Battisti come se fosse un favore al nuovo presidente, quasi un brindisi di fine anno . Il fatto è che Temer, nel mese di ottobre, ha revocato quella che era stata la decisione di Lula a favore di Cesare Battisti, e lo ha fatto con un atto che è stato descritto con molta chiarezza  dal giornalista Josias de Souza, blogger della "Folha de S.Paulo" e assolutamente insospettabile di essere di sinistra:
« Quando la questione è la galera, Michel Temer diventa un presidente paradossale. Denunciato per ben due volte (corruzione passiva e intralcio alla giustizia), indagato in altre due inchieste (corruzione riciclaggio di denaro sporco), ecco che Temer, nel momento in cui si tratta di scarcerare dei corrotti, risponde picche al Tribunale Supremo . E con lo stesso impeto, si batte armi in pugno perché il condannato Cesare Battisti venga estradato verso un carcere in Italia. »
Quali che siano stati o motivi della decisione di Temer, essa è servita ad aprire la strada perché il giudice Luiz Fux potesse inaugurare anticipatamente la persecuzione politica dell'era di Bolsonaro, determinando, nella giornata di giovedì 13 dicembre, l'arresto di Battisti, il quale nel frattempo era riuscito a conservare la propria libertà, dribblando i poliziotti che erano stati mobilitati per la sua cattura.
Per fortuna, il Brasile è un paese di 8 milioni di chilometri quadrati!
È interessante notare come sia stato quello stesso Fux che negli ultimi dieci anni, quando il caso Battisti doveva essere deciso dal Supremo Tribunal Federal (STF), aveva annullato l'ingiunzione che impediva l'estradizione, causando l'impasse che aveva portato l'STF a delegare a Lula l'ultima parola. Secondo Fux, non si tratterebbe di un'incoerenza, bensì di tener conto del fatto che le «congiunture sociali» di oggi sono assai diverse di quelle vigenti nel 2010.
Ecco come funziona il Supremo Tribunal Federal: una ministra (Rosa Weber) che tiene Lula in prigione nonostante si dichiari favorevole al suo rilascio, un ministro (Fux) che ammette di cambiare le proprie decisioni secondo quelli che sono i venti della politica.
Di fronte a tutto questo, è importante che i brasiliani veramente impegnati per la democrazia e per i valori umanitari fondamentali, prendano posizione e siano solidali con Cesare Battisti, proprio in questo momento cruciale in cui sono in gioco tali valori, il suo destino personale ed il nostro destino collettivo in quanto paese (presunto) civilizzato. Ecco qui, sinteticamente, 5 ragioni perché Cesare Battisti debba restare in Brasile con la sua famiglia, tranquillamente, in quanto gli spetta di diritto:

1 - La cosa più importante: Battisti è innocente. L'episodio della sua condanna, in Italia, è uno scandalo paragonabile alla farsa giudiziaria montata da Sergio Moro contro l'ex presidente Lula. Battisti venne arrestato, alla fine degli anni '70, per la sua partecipazione ad un gruppo di estrema sinistra, e condannato ad una pena di 13 anni per vari delitti politici, come la sovversione. Riuscì ad evadere dal carcere pochi mesi dopo, e riapparve in Francia, dove ottenne asilo politico. Solo allora, le autorità giudiziarie italiane, come una sorta di vendetta, decisero di accusarlo per l'omicidio di quattro persone (tre di essi, fascisti coinvolti in vari tipi di violenza). Senza nessuna prova - solo sulla base di delazioni di ex compagni che per questo erano stati premiati con una riduzione di pena - Battisti venne condannato all'ergastolo. Per saperne di più sull'argomento, si raccomanda l'eccellente libro di Carlos Lugarzo, “Os Cenários Ocultos do Caso Battisti” (Geração Editorial, 2012).

2 - Parliamoci chiaro: Battisti viene perseguitato perché è un uomo di sinistra. L'estrema destra italiana in ascesa è altamente interessata al caso, che impazzisce all'idea di poter fatturare politicamente lo spettacolo dell'estradizione. Non a caso, il politico italiano, già pronto con le sue valigie a volare in Brasile e prendere in consegna il prigioniero per portarlo, ammanettato, in Italia, è il vice premier Matteo Salvini, un noto fascista famoso per il suo odio verso gli immigrati. In Brasile, la polemica su questo caso accompagna, a grandi linee, la divisione ideologica presente nel paese. Fin dall'inizio, l'estradizione di Battisti è una bandiera dei reazionari delle più diverse sfumature, mentre la sinistra, in generale, ne ha preso le difese (con la triste eccezione della rivista "Carta Capital", la quale ha optato per ingrossare il coro di quelli che vogliono linciare lo scrittore). Riportare Battisti in Italia favorisce la campagna per demoralizzante della gestione presidenziale di Lula, e in pratica significa dare il via ad un grande pogrom contro i partiti di sinistra, contro i movimenti sociali e contro tutti coloro che Bolsonaro chiama «i rossi.».

3 - Nel fare pressione sul Brasile, con mezzi diversi e fino ad oggi, il governo italiano ha messo in gioco la sovranità politica del nostro paese. È persino arrivato al punto di minacciare un boicottaggio dei Mondiali di calcio del 2014, facendo poi marcia indietro e, alla fine, tutto questo non ha fatto la minima differenza. Nella lunga novella del Caso Battisti, non è mancato nemmeno un deputato italiano, Ettore Pirovano, che, nel 2009, per criticare il ministro della Giustizia Tarso Genro per il suo rifiuto di concedere l'estradizione, ha fatto ricorso all'infame preconcetto, ricorrente in Europa, contro le donne brasiliane. «Il Brasile è meglio conosciuto per le sue ballerine che per i suoi avvocati», ha ironizzato il parlamentare del partito neofascista "Lega Nord". Si capisce, che cosa intendeva dire per ballerine.

4 - L'estradizione di Battisti è una completa aberrazione rispetto al punto di vista legale. Come ha ben ricordato il giornalista Celso Lungaretti, nel suo blog "Náufrago da Utopia", «la sentenza che l'Italia vorrebbe far valere, non solo è prescritta dal 2013 (in parole povere: è anche decaduta), in quanto si tratta di una condanna all'ergastolo, mentre le leggi brasiliane proibiscono l'estradizione di coloro che nel loro paese di origine dovrebbero scontare una pena superiore a 30 anni di reclusione

5 - Infine, l'estradizione di Cesare Battisti rappresenta una grave violazione del principio di certezza del diritto. La decisione di Lula, che ha respinto la richiesta di estradizione nel 2010, è stata confermata nell'anno successivo dal Supremo Tribunal Federal. Esattamente, dopo tutto, il decreto di Lula è stato sottoposto al Supremo Tribunal Federal, il quale l'11 giugno 2011 lo ha approvato, con 6 voti contro 3. I 6 giudici che hanno votato a favore della decisione di Lula e per respingere le richieste dell'Italia sono stati Fux (impressionante!), Lewandowski, Marco Aurélio, Carmen Lúcia, Ayres Britto e Joaquim Barbosa. In breve: la questione è chiusa, è stata giudicata da tutte le istituzioni possibili, assai al di là di quanto potesse essere immaginabile. A partire da allora, Battisti ormai non è più un rifugiato politico, bensì un immigrato con residenza permanente, ed è questa attualmente la sua situazione. Accettare il suo arresto e consegnarlo ad un governo straniero significa ammettere che in Brasile le garanzie giuridiche ormai non valgono più niente, e che qualsiasi cittadino o cittadina può in qualsiasi momento essere vittima dell'arbitrio dello Stato, esattamente come è avvenuto durante i 21 anni di dittatura militare - i tempi della tirannia, che i fascisti stanno tentando di instaurare nuovamente, ma non ci riusciranno.

- Igor Fuser - (*) Igor Fuser é doutor em Ciência Política pela Universidade de São Paulo (USP) e professor de Relações Internacionais na Universidade Federal do ABC (UFABC). Este artigo foi elaborado para o projeto Jornalistas pela Democracia.

fonte: Jornalistas Livres

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