« Il rapporto esistente fra autobiografia e letteratura mi appare come del tutto casuale: vi sono scrittori che hanno condotto delle vite avventurose, ed altri che non sono mai usciti dai loro villaggi e dalle loro case, o più precisamente dai loro castelli, ed ogni scrittore scrive come meglio può e come lo lasciano scrivere. Salgari, per esempio, ha costruito l'Asia - non solo la Malesia - a immagine e somiglianza del suo desiderio, e non è mai uscito da Torino, o a Milano, ora non ricordo. Invece Raymond Russell, da parte sua, ha viaggiato in tutto il mondo, ma i suoi viaggi erano semplicemente un "pretesto per la mobilità", dal momento che non era interessato a nessuno di quei luoghi che visitava. Balzac era monarchico, e le sue opere sono profondamente repubblicane: ecco quello che è un viaggio incredibile. Stendhal ebbe una vita romanzesca, la quale però si riflette ben poco nella sua opera, dove il suo interesse viene riservato ad altre vite romanzesche, e non alla propria. Credo che in America Latina lo scrittore più autobiografico di tutti sia, contrariamente a quanto di solito crede la gente, Borges. Ad ogni modo, non ha importanza se i fantasmi provengono dalla realtà o dalla testa. Quel che conta è la biblioteca. Del resto, salvo alcune eccezioni, come quelle di Saint-Simon, o i ricordi d'infanzia di Perec, io detesto i libri di memorie. Di solito i libri di memorie sono magniloquenti, a volte a partire dal titolo stesso; si pensi, fra gli altri, a "Confesso che ho vissuto", un titolo stupido come pochi, dal momento che nessuno, nemmeno il torturatore più scemo, cercherà di far confessare a qualcuno di aver vissuto! Una risposta stupida ad una domanda inesistente. La letteratura latinoamericana, o quello che con autosufficienza da imbecilli chiamiamo letteratura latinoamericana, è piena di libri di memorie, scritti, nella loro maggioranza, da persone molto ignoranti o molto noiose. Infatti, gli unici ai quali dovrebbe essere permesso di scrivere libri di memorie sono gli avventurieri sanguinari, le attrici di film porno, i grandi detective, i trafficanti di droga, i mendicanti. »
(Roberto Bolaño - Entrevista en el diario El Mercurio - Santiago de Chile, 18 de abril de 2003)
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