domenica 15 luglio 2018

Brio

caligola

«A quei tempi, Caligola era stato chiamato a giudicare un caso, il quale era stato fatto oggetto di tutte le conversazioni avvenute in quel periodo nel Foro, e sul quale egli aveva preso una decisione facendo uso di quella miscela di logica crudele, di eccessi insensati e di disprezzo per i diritti, che apparteneva solamente a lui, desidero com'era di aumentare ulteriormente il numero delle stravaganze vergognose o criminali che venivano raccontate sul suo conto e che terrorizzavano la cronaca:
Il figlio unico, e teneramente amato, di un tale cavaliere Pubblio Varo Ofella, era tornato guercio e sfigurato dalle guerre contro i Parti. Per Ofella, il dolore era immenso e gli oscurava la ragione, dal momento che il giovane, che sul campo di battaglia aveva perduto la volontà di vivere, era prima famoso per la sua bellezza e per il successo di cui godeva presso le romane più civettuole. In uno di queste crisi di furia folle, Ofella, si era cavato da solo un occhio, come se un sacrificio del genere avesse potuto rendere al suo figlio unico l'integrità della sua visione ed il fascino accattivante dello sguardo. E questi due guerci si consolavano l'un l'altro, nel silenzio della loro casa. Ben presto, Ofella cominciò a cercare sul mercato degli schiavi servi con un occhio solo da destinare al servizio particolare da svolgere per il suo infelice figlio, il quale coltivava la debolezza di sentire nella sua sistemazione una sorta di delirante mortificazione. I guerci diventavano sempre più rari, e Ofella, a rischio di scatenare una rivolta e suscitare così la pubblica riprovazione, a poco a poco aveva cominciato a rendere guerci tutti gli schiavi della sua villa, dal filosofo stoico, che aveva urlato e gridato, ai giardinieri liguri, che se n'erano fatta una ragione. Poi era venuto il turno delle loquaci concubine che il padre ed il figlio condividevano al fine di cercare sul loro seno l'oblio alla loro disgrazia. Il giorno in cui Ofella ebbe preteso di far cavare l'occhio di un magistrato venuto a chiedere il suo compenso, venne avvertito subito il pretore, che era l'ora di intervenire.
Insomma, lo sfortunato Ofella aveva cercato di costruire intorno ad un bambino guercio un mondo ciclopico. Questa tenerezza paterna commesse qualcuno, ma spaventò i più, che la trovarono eccessiva.
Al mattino, dopo una notte di orge, Caligola fece chiamare il giovane e lo rimandò cieco a suo padre, dimostrando così che la stessa follia deve conoscere i propri limiti».

(da: Hubert Monteilhet - Les Queues de Kallinaos - Ramsay, Pauvert, 1981).

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