da Homs, Nader Atassi scrive sul suo blog a proposito della situazione siriana.
La rivoluzione siriana è una rivoluzione che è iniziata come lotta per l'autodeterminazione. Il popolo siriano esigeva di determinare il suo proprio destino. E, da più di due anni, contro ogni previsione, a fronte della repressione e distruzione di massa portata avanti dal regime di Assad, continua. Nel corso del processo rivoluzionario, molti altri attori si sono affacciati sulla scena, per lavorare contro la lotta per l'autodeterminazione. L'Iran e le sue milizie, con l'appoggio della Russia, è corso in aiuto del regime, per garantire che il popolo siriano non si impadronisca di questi diritti. I jihadisti dello stato islamico dell'Iraq e di al-Sham, insieme ad altri, con il pretesto della "lotta al regime di Assad", hanno operato altrettanto bene contro questi diritti. E la stessa cosa farà l'intervento occidentale.
Qualcuno potrebbe argomentare che è passato molto tempo, e che non si tratta più di autodeterminazione, ma piuttosto, semplicemente, di fermare la mattanza. Questa è una posizione che non posso sostenere. Se si trattasse solo di fermare le uccisioni, allora avrei sostenuto i jihadisti, quando dono arrivati, dal momento che - nessuno può negarlo - erano i meglio armati ed i più attrezzati per poter sfidare il regime di Assad. Ma non l'ho fatto, e molti altri non l'hanno fatto, dal momento che sapevamo che, nonostante la loro abilità militare, essi non condividevano gli obiettivi del popolo siriano. Volevano controllare il popolo siriano, e soffocare la sua volontà di determinare il proprio destino. E perciò, erano controrivoluzionari, anche se combattevano contro il regime.
Ed ora, di fronte alla possibilità di un intervento occidentale in Siria, conservo la stessa posizione. Molti diranno che è una posizione ideologica e che invece dovrei concentrarmi su come fermare la mattanza; ma costoro ignorano che, anche in termini pragmatici e all'interno di tale linea di ragionamento, le loro tesi non reggono, dopo che gli Stati Uniti hanno insistito ripetutamente che "si tratterà solo di una spedizione punitiva" e che essi "non intendono rovesciare il regime". Niente indica che questa spedizione possa fermare la mattanza o "risolvere la crisi siriana.
Non sto parlando di sovranità. La Siria è diventata una terra per tutti, oggigiorno, tranne che per i siriani. Non è a causa del mito della sovranità che mi oppongo all'intervento occidentale. Né per la prospettiva della distruzione della Siria, perché la Siria è già stata distrutta da un regime criminale. Mi oppongo all'intervento occidentale perché esso lavora contro la lotta per l'autodeterminazione, cioè, contro la rivoluzione siriana.
Assad ha usato armi chimiche contro il suo popolo. Non ho alcun dubbio su questo. E questo avrebbe potuto essere evitato se la resistenza siriana avesse ricevuto le armi che potevano far pendere l'ago della bilancia dalla sua parte, contro il regime. Ma le potenze straniere sono rimaste con le mani in mano, non volevano che Assad vincesse, ma non volevano nemmeno che vincesse la resistenza. Non potevano dare le armi al popolo siriano per difendersi - hanno detto - dal momento che non sapevano in quale mani sarebbero potute cadere, le armi. Avrebbero pouto finire accidentalmente - hanno detto - nelle mani di siriani che volevano determinare il loro proprio destino, a prescindere dagli interessi stranieri!
Così torniamo al punto di partenza. Nessuno ha armato la resistenza siriana, così i siriani sono stati uccisi dal regime, o sono stati costretti ad accettare l'infiltrazione jihadista. Così Assad ha usato armi chimiche contro i siriani, e l'Occidente vuole rispondere, dando una lezione ad Assad. Una risposta che garantirà, ancora una volta, che i siriani non abbiano alcuna voce in capitolo sul loro futuro. Ed il regime, probabilmente, sopravvivrà all'intervento "punitivo" dell'Occidente, e la mattanza non si fermerà.
Ma nonostante tutto questo, la rivoluzione siriana e il suo nucleo, la lotta del popolo siriano per liberarsi e determinare il proprio destino, continuerà.
- Nader Atassi - dal suo blog "Darth Nader" -
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