lunedì 16 settembre 2013

Sopravvivere alla scuola

vanbimbi
Il testo che segue è stato pubblicato da Claude Guillon nel 1995, sotto forma sia di volantino che di giornale murale, in risposta all'Avviso agli studenti (Avertissement aux écoliers et lycéens) di Raoul Vaneigem; opuscolo, quest'ultimo, che aveva incontrato uno spettacolare successo commerciale e mediatico, in Francia.
Raoul Vaneigem è noto per aver pubblicato, nel 1967, un "Trattato sul saper vivere. Ad uso delle giovani generazioni"; un libro, bello e sovversivo, come scrivevano Guy Debord e Gianfranco Sanguinetti nel 1970. Dopo di che, Vaneigem si è reso celebre per aver abbandonato Parigi il 18 maggio del 1968, in piena agitazione rivoluzionaria, per raggiungere il luogo delle sue vacanze sulla costa mediterranea - vacanze senza dubbio ben guadagnate e, in ogni caso, programmate da tempo - tutto questo dopo aver apposto la sua firma in calce ad un proclama che chiamava all'azione immediata. Commentando quest'episodio, Debord e Sanguinetti, i suoi vecchi compagni dell'Internazionale Situazionista, assicuravano di non dubitare né del suo coraggio, né del suo amore per la rivoluzione, ma ...
« A parte la sua opposizione, ben documentata ed una volta per tutte, alla merce, allo Stato, alla gerarchia, all'alienazione e alla sopravvivenza, Vaneigem, molto chiaramente, non si è mai opposto a niente nella sua vita, al suo ambiente, alle sue frequentazioni - ivi comprese la sua frequentazione dell'I.S.»
Questi particolari non compaiono affatto nella "biografia di Raoul Vaneigem" che è messa in appendice al suo "Avviso agli Studenti" (edizioni Mille et une nuits, agosto 1995). Non sarebbero stati inutili, messi nelle sue memorie, dal momento che possono spiegare il successo mediatico di questo piccolo libro e del suo incredibile contenuto. Propagandata come un "curriculum vitæ", la suddetta "biografia" riesce nondimeno ad illuminare il percorso dell'autore. Le sue attività rivoluzionarie, ribattezzate « partecipazione all’Internazionale situazionista », vengono menzionate accanto ad altri lavori e diplomi ( posto di insegnante in una scuola normale, da una parte, collaborazione all'Enciclopedia del mondo attuale, dall'altra) che giustificherebbero ampliamente il fatto che sia stato commissionato a Vaneigem, da parte del Ministero dell'Educazione, un "Rapporto sulla possibilità della Scuola di sfuggire alla rabbia delle sue vittime".
L'unico errore tattico imputabile al vecchio rivoluzionario, è quello di aver pubblicato il suo Rapporto prima di aver ottenuto i suoi crediti.
Incapace, nel 1968, di riconoscere la rivoluzione - che era davanti ai suoi occhi  e che aveva descritto così bene un anno prima nel suo Trattato, oggi Vaneigem descrive - in uno stile molto più imbarazzato - un' «evoluzione dei costumi» del tutto fantomatica.
vansitua
Avete letto bene: Raoul Vaneigem, ex-situazionista, raccomanda alla scuola di ispirarsi alla famiglia; pardon, alla "comunità familiare"! Si sente in quest'ultimo termine un'influenza ideologica del tipo "SOS Racisme", in un contesto generale che non sfigurerebbe sulle colone di "Enfants" o di "Le Monde de l’Éducation". Oltre al carattere visibilmente delirante - per chiunque si dia un'occhiata intorno, in una piazza o su una spiaggia, o che faccia semplicemente delle letture un po' più variegate di quelle relative alla nostra laurea in Filologia romanza - quel che colpisce in questa sfilza di affermazioni, è il fatto che esse poggiano sul niente. Non una sola volta che l'autore si abbassi a citare un esempio che faccia da sostegno alle sue affermazioni (l'unico riferimento è quello ad un articolo che parla di frode fiscale!). Si accontenta di essere positivo, come seguendo così le raccomandazioni di una catena di ipermercati.
Si noti come il passaggio che riguarda le scuole materne raggiunga l'apice della cecità, o della scelleratezza. E' vero che il punto di vista, secondo il quale questi luoghi di lavaggio del cervello - dove si preferisce generalmente la manipolazione psicologica agli schiaffi - sarebbero l'esempio da seguire per tutto il sistema educativo, è ampiamente diffuso presso tutta la feccia di sinistra. Scommetto che non c'è da cercare più lontano per le "fonti d'informazione" dello sfortunato Vaneigem.
E' solo nell'atteggiamento verso i bambini che è percettibile un cambiamento positivo, ci assicura Vaneigem, probabilmente abbonato al Nouvel Observateur:
« Non si vede forse, col favore di una reazione etica, qualche magistrato coraggioso spezzare l'impunità che garantiva l'arroganza finanziaria? Tassare le grandi fortune (l'1% dei francesi possiede il 25%  della ricchezza nazionale e il 10% ne detiene il 55%), tassare gli introiti incassati dagli uomini d'affari  [...]. » (p. 73)
Il successo mediatico dell'Avviso ("Tutti i liceali dovrebbero leggerlo" - è stato detto su Canal-Plus) riposa sul fatto di essere la Buona Novella per quanto concerne la scuola:
« Essa detiene la chiave dei sogni in una società senza sogno. » (p. 14)
Certamente, questa rivelazione è una sorpresa divina per gli insegnanti e per i cosiddetti "genitori degli allievi", i quali non avrebbero mai osato formulare una cosa del genere. Ma può ancora sorprendere alcuni giovani lettori, anche quelli che hanno poca familiarità con il passato glorioso dell'autore. Bisogna perciò evocare pubblicamente una domanda imbarazzante, ed ai suoi occhi del tutto anacronistica: non si dovrebbe distruggere la scuola? Ho usato "evocare", e non "porre". Questa domanda non si pone, c'è troppo vento nella testa di Raoul.
« Bisogna distruggerla? Domanda doppiamente assurda. Prima di tutto perché è già distrutta. Sempre meno interessati da ciò che insegnano e studiano - e soprattutto dalla maniera di istruire e istruirsi - professori e allievi non sono forse indaffarati a far colare a picco insieme il vecchio piroscafo pedagogico che fa acqua da tutte le parti? » (p. 13)
« In secondo luogo, perché l'istinto di annientamento si iscrive nella logica di morte di una società mercantile la cui necessità lucrativa esaurisce la parte viva degli esseri e delle cose, la degrada, la inquina, la uccide. » (p. 14)
Prima bugia: insegnanti ed allievi sarebbero già impegnati di comune accordo in un'operazione di sabotaggio dell'ordine stabilito! Dove? Come? Dei nomi!
Andiamo a vedere meglio cosa intende, l'enciclopedista del mondo, per "detenere la chiave dei sogni"!  Perché fermarsi a questo? Perché non dichiarare domani che padroni e operai sono occupati di già a sabotare, di comune accordo, il vecchio sistema salariale? Vaneigem l'ha sognato, Sony lo realizzerà.
Ma dopo la bugia, ecco che arriva l'ammonizione, distruggere - ha detto - significa partecipare della società. Considerate piuttosto:
« Accentuare la rovina non dà profitti solo agli avvoltoi dell'immobiliare, agli ideologi della paura e della sicurezza, ai partiti dell'odio, dell'esclusione, dell'ignoranza, dà anche garanzie a quell'immobilismo che non cessa di cambiare abiti nuovi e maschera la sua nullità dietro a riforme tanto spettacolari quanto effimere. » (p. 14)
Eccolo, il "pugno del devastatore" paralizzato. Ma quello che rimane come prospettiva, davanti a lui che non osa nemmeno evocarla, neppure in termini velati, è la possibilità di disertare la scuola.
Però possiamo beccare qua e là per tutto l'Avviso una serie di raccomandazioni, teoriche e pratiche, che figurano onorevolmente nei programmi del ministro Edgar Faure, dopo il 68, dei sindacati degli insegnanti e dei partiti di sinistra.
vaneigem
Florilegio:
«Che l'apertura sul mondo culturale sia anche l'apertura sulla diversità delle età!» (p. 36)
«Gli sviluppi delle tecniche audiovisive non potrebbero permettere ad un grande numero di studenti di ricevere individualmente ciò che un tempo apparteneva al maestro di ripetere fino a memorizzazione [...] ? » (p. 60)
« Privilegiare la qualità. » (p. 58) (Questo è già da vent'anni lo slogan dei manager giapponesi. A quando « subversion zéro défaut » ?)
« Il denaro del servizio pubblico non deve più essere al servizio del denaro » (p. 70) (Al servizio di cosa o di cos'altro potrebbe essere il denaro? Vuol forse dire che il denaro in sé, ed anche il valore, meritano di essere salvati? Forse ... sovvertiti?)
In buona misura, Vaneigem presenta come programma rivoluzionario quello che si produce più o meno in occasione di ogni movimento della gioventù scolarizzata:
« Occupate dunque gli edifici scolastici anziché lasciarvi possedere dal loro sfacelo programmato. Abbelliteli secondo il vostro gusto, ché la bellezza incita alla creazione e all'amore[...]. Trasformateli in ateliers creativi, in centri di incontro, in parchi dell'intelligenza attraente. Che le scuole siano i frutteti di un gaio sapere [...]. Sta alle collettività di allieve e professori il compito di strappare la scuola alla glaciazione del profitto [...]. » (p. 74)
Tutto quanto il problema sta evidentemente nel fatto che un simile tentativo autogestionario corporativista non ha alcuna possibilità di perdurare oltre il movimento sociale che lo porta. Ma il nostro autore trascura questa bassa questione di calendario. E poi, per quale meccanismo, per quale miracolo, scolari, liceali ed insegnanti vorranno, rinunciando - per primi - ai quei gesti che sono all'ordine del giorno nella rivolta, trasformare da un giorno all'altro le caserme in frutteti? Come affronteranno le truppe della gendarmeria? Tanti piccoli dettagli su cui l'Avvisatore non dice una parola. Come sarebbe! Gli studenti sono stati Avvisati, e questo non sarebbe sufficiente? Ricordiamo questa frase:
« Oggi, tutto si gioca su un cambiamento di mentalità, di visione, di prospettiva. » (p. 34)
Questo significa che la prospettiva rivoluzionaria e storica è diventata obsoleta e che Vaneigem si presenta come l'oculista (l'occultista?) della nuova visione del mondo, quella in cui gli studenti guardano con amore i loro carcerieri e salvaguardano i loro strumenti di lavoro e di abbrutimento in previsione del Grande Ritorno. Queste manifestazioni "new age" del riformismo utopico (che non cambia niente, ma mina le basi dell'utopia) sarebbero di trascurabile importanza, se non fosse per l'eco mediatico compiacente che incontrano. Obiettivamente, si uniscono agli altri appelli alla calma, come quello lanciato da SOS Racisme ai giovani delle banlieue per rispettare il piano Vigipirate.
Quel che importa - ed è al momento sufficiente - è che i giovani lettori sappiano che, fra la critica radicale del mondo e l'opuscolo di Vaneigem, non esiste altro rapporto che il passato dell'autore.
Per finire, diamogli ragione, contro lui stesso:
«La peggior rassegnazione è quella che veste gli abiti della rivolta.» (p. 38)
-  Un sopravvissuto della scuola -
Parigi, 8 ottobre 1995

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