giovedì 12 settembre 2013

Responsabilità

frontera

Spagna, giugno 1941, un ragazzo polacco, Karol Radewicz, viene fermato da due guardie civili, sulla strada per Gerona. Cammina da solo, ha sedici anni.
Le guardie civili si rendono conto che il ragazzo non parla, è muto; ha perso la parola quando ha visto morire il padre sotto i bombardamenti nazisti sulla Polonia, nel 1939. Da allora, rimasto solo, ha attraversato tutta l'Europa. Ultimamente, ha trascorso qualche giorno a Marsiglia, dove ha finito di impegnare gli ultimi oggetti di valore che gli erano rimasti. Poi, a continuato a camminare e, non si sa come, in qualche modo è riuscito a superare l'ultimo grande ostacolo: i Pirenei. Spera di riuscire a raggiungere dei parenti che ha in Portogallo, di cui però non conosce l'indirizzo. Viene arrestato. Dal momento che è minorenne, il governatore civile di Gerona decide di mandarlo nell'orfanotrofio della città. E lì rimane per giorni, senza conoscere la lingua degli altri bambini e ragazzi, senza poter parlare con loro. La domenica è il giorno delle visite, e i figli degli altri rifugiati posso andare a trovare le loro madri, in carcere. Lui rimane nell'orfanotrofio, aspettando in silenzio. Pensa molto alla morte.
Un giorno prende un pezzo di carta e, con un lapis, scrive al direttore dell'orfanotrofio:
"Non posso stare qui perché per me il mondo è finito. Mi rendo conto che non posso raggiungere il Portogallo e che non posso tornare in Francia. Non intendo uccidermi in questa casa perché so che questo le causerebbe tristezza."
Le poche righe vengono inviate al governatore civile di Gerona, unitamente ad un'informativa dell'orfanotrofio, che con aridità burocratica recita:
"Devo informare Vostra Eccellenza che il giovane Karol Radewicz, di nazionalità polacca, mandato in questo Stabilimento per Ordine della sua Superiore Autorità, sta manifestando da giorni il suo proposito di suicidarsi, per cui si è reso necessario, dato il suo stato di eccitazione, sottometterlo ad una costante vigilanza per evitare che potesse mettere in atto i suoi ripetuti propositi. In data odierna, il citato giovane ha recapitato a questa Amministrazione lo scritto che mi compiaccio di allegare, e per il quale richiedo che vengano adottate le misure che Vostra Eccellenza stimerà più convenienti, considerato che questo Stabilimento non dispone né di mezzi né di personale sufficiente in grado di assicurare la permanenza del giovane in questione, né è in grado di evitare che, ad un dato momento, possa mettere in atto le sue reiterate intenzioni di porre fine alla sua vita."

Non sapendo che cosa fare, il governatore civile decise di sbarazzarsi del ragazzo per mezzo della stessa procedura con cui era arrivato. Il 3 luglio del 1941, un mese dopo essere stato arrestato, vennero mandate all'orfanotrofio due guardie civili che vennero a prenderlo. Due giorni dopo, gli agenti accompagnarono Karol a Portbou, dove "venne portato alla frontiera, ed obbligato a riattraversarla".
Non si sa cosa ne è stato di lui. Forse il suo corpo giace ancora, da qualche parte, sulla montagna.

fonte: - Rosa Sala Rose - La penúltima frontera. Fugitivos del nazismo en España -

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