Guerre, eserciti e prostitute sono un triangolo consueto nella storia più o meno recente dell'umanità. Ci sarebbe, però, su questo argomento, da riportare un aspetto sorprendente legato a questa dialettica e che si verificò durante la prima guerra mondiale. Si sa che alla prostituzione si accompagna il fenomeno delle malattie veneree, e della loro diffusione, specialmente nel corso, e sul teatro dei conflitti. Mancanza di igiene, tipologia dei clienti, disponibilità di farmaci, ecc. Alcune di queste malattie si limitano ad essere fastidiose, mentre altre possono anche portare alla morte. Insomma, un'ottima ragione per cercare di evitare il contagio!
Ma non fu affatto così nel corso della prima guerra mondiale, ed una prostituta portatrice di malattie veneree costava di più di quanto ne costasse una sana, nel senso che si pagava di più per i suoi servizi. E questo semplicemente per il fatto che la domanda di prostitute contagiose era più alta, in quanto molti soldati cercavano di contrarre una malattia venerea allo scopo di riuscire ad ottenere un permesso per infermità, ed evitare così per qualche tempo il fronte.
E la cosa non finiva qui: alcuni soldati cercavano addirittura di contrarre direttamente l'infezione, senza trasmissione sessuale. Intendo dire che ebbe luogo un ripugnante mercato clandestino di pus gonorroico, che i soldati si spalmavano sui genitali. E non solo, si vendeva e si comprava anche muco espettorato da persone malate di tubercolosi, per il medesimo scopo.
A quanto pare, qualsiasi cosa era meglio che andare al fronte!
fonte: - Peter Englund - La Belleza y el Dolor de la Batalla -
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