Certo, però, che se hai letto la Società dello Spettacolo non puoi trovare strana la mostra su Guy Debord, fatta dalla Biblioteca Nazionale di Francia! E' un'operazione che, minimo minimo, costituisce la prova della giustezza della sua analisi a proposito del processo di mercificazione delle nostre vite, di tutta la vita, il diventare merce di tutte le cose; tristemente, è anche una prova dell'alienazione spettacolare della cultura e, allo stesso tempo, del fallimento delle famose strategie - evidenziate nella mostra - che avrebbero dovuto permetterci di sfuggire a questo destino mortifero.
Per dirla con Baudrillard, "Come la società del Medioevo era fondata sull'equilibrio fra il consumo ed il diavolo, così la nostra società si fonda sull'equilibrio fra il consumo e la sua denuncia".
Così, tutto quello per mezzo di cui Debord "denunciò" violentemente, gli effetti della mercificazione delle azioni della vita culturale, ci viene restituito sotto forma di merce, perché se ne soffra in pompa magna: le sue note di lettura, illeggibili scarabocchi, vengono esposti come dei trofei per gli occhi spalancati degli avventori; più lettori che spettatori: "iconoclasme situationniste oblige"; i suoi film vengono proiettati nei modi abituali delle mostre: panche scomode, angoli bui, riproduzione continua (solo che i suoi film vengono dati fuori dalla mostra, e gratis);
le lettere, scritte di sua mano nel fuoco dell'azione tattica, diventano, dentro le teche di vetro, una sorta di reliquia - dei feticci - dell'onorato uomo di Lettere, e i suoi pensieri brevi, progettati come graffiti che si rivolgevano all'operaio, diventano lo spettacolo distaccato di un'espressione auto-referenziale, in un ambiente accogliente, dove i "flaneurs benjaminiani" li osservano con negligenza. E infine, ciliegina sulla torta, degli affascinanti inservienti (davvero!) si muovono a velocità vertiginosa attraverso le sale dell'esposizione per impedire ai fotografi amatoriali di catturare dei ricordi personali.
Divertente, è il fatto che - come sottolinea Antonio Casilli, sul suo blog - questa mostra arrivi giusto una settimana dopo che la BNF ha presentato il suo progetto ReLire di digitalizzazione dei libri del XX secolo, per il quale è prevista una commercializzazione, secondo la quale "se i titolari dei diritti non si opporranno, questi libri entreranno in gestione collettiva nel settembre del 2013. Allora essi potranno essere rimessi in vendita sotto forma digitale."
Cosicché, come sottolinea Casilli, "E' qui che il copyright si fa spettacolo, nella misura in cui quest'ultimo - secondo Debord - non è altro che il veicolo del rapporto commerciale. All'occorrenza, il rapporto in cui la cultura si espone alla predazione ed al recupero commerciale di quella parte che non appartiene all'impresa privata, ma alle istituzioni dello Stato, le quali riescono nel colpo doppio di patrimonializzare e capitalizzare il bene comune, rappresentato dall'opera stessa di uno dei primi intellettuali che ha teorizzato il superamento di ogni proprietà intellettuale."
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