mercoledì 17 aprile 2013

Il ministero della Paura

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Nel 1959, mentre era impegnato a scrivere la storia del cinema, con film come "Psycho", che sarebbe uscito nelle sale da lì ad un anno, Hitchcock si era un po’ rotto le palle di tutte le vittime maschili in fuga, che si muovevano sulle pellicole. Con "Intrigo internazionale (North by Northwest)", aveva già messo a punto quello che lo sceneggiatore Ernest Lehman descriveva come "il film di Hitch che la faceva finita con tutti i film di Hitch": sarebbe stato l'ultimo suo film  in cui un innocente doveva provare la propria innocenza; un tema che aveva cominciato ad affrontare nei suoi film inglesi degli anni '30, a partire dal primo "L'uomo che sapeva troppo", quello del '34 con Peter Lorre, di cui poi avrebbe girato il remake con Jimmy Stewart, con "Giovane e innocente", del '34 e, soprattutto, col migliore del mazzo: "Il club dei trentanove (The 39 Steps)", del 1935. "Intrigo internazionale" è come una sorta di rivisitazione, senz’altro magistrale, di quel passato che era ormai diventato come un marchio di fabbrica del cinema di Hitchcock.

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Hitch ha sempre negato l'influenza di Fritz Lang, sul suo cinema; arrivando perfino a dichiarare a François Truffaut, nel famoso libro-intervista di quest'ultimo, di non aver mai visto "M - Il mostro di Düsseldorf (M)". Lang, da parte sua, invece, si era proprio basato su Hitchcock per il suo "Il prigioniero del Terrore (Ministry of Fear)", del 1944, un thriller di spie in tempo di guerra. I film di spie che Hitchcock gira negli anni '40 ancora una volta si basano su innocenti in fuga e vanno incontro ai gusti dell'Office of War Information, per i loro contenuti volti a demonizzare le potenze dell'Asse.
In quanto immigrato britannico, bene a conoscenza della minaccia di una guerra lampo, Hitch riesce a proporre un intrattenimento coercitivo che potrebbe, idealmente, servire a sostenere la compravendita delle obbligazioni di guerra. Invece Lang, un emigrato che è sfuggito ai nazisti, si schiera contro la potente follia che ha invaso il suo popolo, scegliendo il bene. Eppure, il film di Lang, come quelli di Hitchcock, fa del nazismo niente più di un'ombra (diversamente dai suoi primi film anti-nazisti come "Duello mortale (Man Hunt)", del 1941, e "Anche i boia muoiono (Hangmen Also Die)", del 1943).

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Un po' meno di quanto riesca a fare "Confessione di una spia nazista" di Anatole Litvak, del 1939, il film di Lang intrattiene assai più di quanto predichi. Assai abile, fin dall'inizio della sua carriera, a mischiare arte ed intrattenimento, Fritz Lang conferisce fascino e suspence al romanzo di Graham Greene. Giocato sullo stesso registro di un film come  "Il fuorilegge (This Gun for Hire)" di Frank Tuttle, del 1942, anch'esso adattato da un romanzo di Graham Greene. Alan Ladd è un killer che si trasforma in vittima/fuggitivo. Ironicamente, Frank Tuttle, nel suo film, rimuove l'ambientazione bellica del romanzo, spostandolo, da un'Europa dove si trova un paese comunista senza nome, in differenti città della California.
Il film di Lang ritorna così al concetto di "innocenza punita", caro a Hitchcock, con Stephen Neale (Ray Milland) che si trova a dover affrontare la pena per omicidio, non in seguito ad un efferato delitto, ma per aver messo misericordiosamente fine alle sofferenze della moglie gravemente malata.

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