venerdì 8 agosto 2025

- Reindustrializzazione, e Critica dell'Economia Politica Antisemita -

«Nella misura in cui, e man mano che il capitalismo industriale raggiunge dei gradi sempre più elevati di sviluppo, la naturalizzazione immanente che riguarda il feticismo della merce acquisisce, a sua volta, nuove dimensioni. La forma Capitale, così come la forma della Merce, viene a essere caratterizzata a partire dalla relazione antinomica tra concreto e astratto, i quali appaiono, entrambi, come naturali. Ma, tuttavia, questo carattere "naturale" cambia con lo svilupparsi - sempre più - del capitalismo.

Il Capitale è il Valore che si valorizza; e viene caratterizzato da un continuo e incessante processo di auto-espansione del valore. Il capitale, che non ha alcuna forma fissa, definitiva, può apparire sia sotto forma di denaro sia sotto forma di merci. Con l'industrializzazione, vediamo che questo processo di auto-valorizzazione implica e reca in sé dei cicli rapidi, su una scala sempre più importante di produzione e di consumo, di creazione e di distruzione. In tal modo, il capitale appare sempre più come se fosse un processo in atto che si cela dietro una molteplicità di forme apparenti; di conseguenza, anche la sua dimensione concreta evolve: i lavori individuali smettono di costituire delle unità interdipendenti, ma diventano - piuttosto e gradualmente - come una sorta di componenti cellulari costituenti un vasto sistema, complesso e dinamico, il quale ingloba quegli individui e quelle macchine, in modo da farle tendere a un obiettivo; vale a dire alla produzione per il solo fine di produrre.

La totalità sociale alienata, arriva così a eccedere la somma degli individui che la costituiscono, e pertanto persegue una finalità che rimane esterna rispetto a essa. Questo fine, costituisce un processo su cui non opera alcuna restrizione. La forma-Capitale, che viene così assunta dalle relazioni sociali, finisce allora per diventare un processo cieco, procedurale e quasi organico. Il carattere assunto dalla forma-capitale nel corso del XIX° secolo ci ha sempre più indotto a comprendere il processo sociale e storico in termini biologici (qui, tale aspetto del feticcio-capitale, non verrà però sviluppato).

Secondo la nostra analisi, sono queste le implicazioni che devono essere notate e che riguardano il modo in cui il capitale può essere percepito. Come già indicato in precedenza, è il "duplice carattere" della merce a farla apparire come se essa fosse un'entità puramente materiale, anziché come la materializzazione delle relazioni sociali da essa mediate.

In connessione con questo, viene fatto apparire - a sua volta - un lavoro concreto, del quale si vuole far credere che starebbe svolgendo un processo puramente materiale, creativo e separabile da  quelle sono le relazioni sociali capitalistiche. Al ivello logico del capitale, un tale "duplice carattere" fa sì che la produzione industriale appaia come se essa facesse parte di un processo materiale, creatore ("il processo del lavoro"), separabile dal capitale; il quale invece, poi, viene esso stesso compreso esclusivamente nei termini della sua dimensione astratta; vale a dire, nella sua forma di capitale finanziario, "senza radici", e "parassita".

La forma fenomenica di ciò che è  concreto sembra così essere ora più organica. E tutto ciò fa sì che si sviluppino delle forme di "rivolta", e di "anticapitalismo" nelle quali l'esaltazione di alcuni presunti elementi pre -moderni - la "natura materiale", il sangue, il suolo, il lavoro e la comunità (Gemeinschaft) - possano andare di pari passo con l'affermazione positiva di fenomeni moderni quali  l'industria e la tecnologia. Tutto ciò può essere considerato come appartenente al cosiddetto lato "confuso" dell'opposizione.

In tal modo, la nozione di "anticapitalismo feticizzato" ci consente pertanto di capire in che modo possano essere afferrati e mischiati tutti questi disparati elementi (sia "moderni" che "premoderni"). E come, tutti insieme, essi appaiano come se fossero gli opposti "sani" dell'astratto, che così farebbero quindi parte tanto del "concreto" quanto dell'organico.»

- Moishe Postone, da "La Shoah et la trajectoire du XXe siècle" ( in "Le Pèril antisemite", edizioni Crise & Critique, 2025) -

Nessun commento: