SPOSTAMENTO A DESTRA E RIBELLIONE CONFORMISTA
È stato almeno dalla metà degli anni 2010, e dall'elezione di Trump, che in tutto il mondo si è assistito a un enorme spostamento a destra. Dopo che il crollo del 2008 era stato attutito grazie ai pacchetti di salvataggio, quello che inizialmente è venuto dopo, è stato un periodo di calma. A tal proposito, Robert Kurz ha parlato di “crisi mondiale e ignoranza”. E a quel punto le cose si sono complicate, anche in Germania. In seguito ai movimenti dei rifugiati, a metà del decennio del 2010, ad attirare parecchio l'attenzione è stato "Pegida" e l'AfD, il quale era già stato fondato precedentemente e allora si trovava in costante ascesa nei sondaggi, radicalizzandosi sempre di più. A peggiorare ulteriormente le cose, è arrivato il coronavirus: a quel punto, il pensiero trasversale e le teorie cospirative già esistenti si sono espanse e hanno continuato sempre più la loro espansione, persino e soprattutto a sinistra. Si è trattato del culmine di uno sviluppo già iniziato con “Rostock-Mölln-Solingen” nei primi anni Novanta, se non di fatto negli anni Ottanta. Anche la guerra in Ucraina e l'attacco di Hamas nei confronti di Israele, hanno provocato delle distorsioni a livello di opinioni. Ciò che dopo il 7 ottobre 2023 sta continuando ad aumentare, è il razzismo, il sessismo, l'omofobia e la transfobia, ma soprattutto l'antisemitismo e l'antiziganismo. Le posizioni di sinistra sono ora marginalizzate. E sebbene Bolsonaro sia stato sostituito da Lula, e in Francia abbia prevalso l'alleanza di sinistra, il partito di Le Pen ha ottenuto il suo miglior risultato di sempre, e secondo i sondaggi l'AfD ha il 17%, e sarebbe pertanto la seconda forza nel Bundestag; e tutto questo nonostante le grandi manifestazioni contro la destra avvenute all'inizio del 2024. Se le politiche di sinistra dovessero fallire - com'è prevedibile - c'è da temere che il pendolo torni a oscillare nella direzione opposta. La tendenza che spinge a destra non si è affatto interrotta, tanto più che i partiti borghesi stanno ora di fatto adottando sempre più oggettivamente dei programmi della destra (espulsioni, tagli alla spesa sociale, ecc.), e che ora vengono assunti come parte costitutiva di quella che appare come una gestione della crisi portata avanti secondo una retorica democratica. Tutto ciò indica che ad aver raggiunto i propri limiti è la “politica” stessa, ciò poiché le crisi attuali non possono più essere gestite in maniera immanente, mentre la democrazia sta divorando i suoi figli. Allo stesso tempo, vediamo che alcuni esponenti della sinistra si rivolgono nuovamente al “popolo”, e lo fanno a partire da quelli che sono i suoi stretti bisogni di normalità, ed è così facendo che intendono rappresentare gli interessi di questo popolo. Nel declino del capitalismo, le tendenze regressive e autoritarie sono ormai visibili dappertutto, anche a sinistra. Ed è per questo che i cosiddetti "gruppi rossi", che rivendicano il loro legame col marxismo tradizionale, oggi stanno nuovamente guadagnando popolarità. Completamente staccati dalla realtà, sperano cosi di riuscire a porre fine alla crisi. Nel seminario Exit! di quest'anno, vogliamo pertanto analizzare la svolta a destra e cosiddetta ribellione conformista, ovvero "lo spirito dell'era autoritaria".
Venerdì 27/9/24, 19.00: Leo Roepert: Fuga nel mito. Sul rapporto tra la crisi e la “svolta a destra”
Di fronte alla continua ascesa dell'estrema destra e del populismo di destra, sia il “centro borghese” che la sinistra sono impotenti. È proprio nei dibattiti di sinistra, in particolare, che si tende a banalizzare il populismo di destra come se si trattasse di una protesta, sbagliata ma tuttavia fondamentalmente comprensibile, contro il neoliberismo e contro la post-democrazia; ed è per questo motivo che, come antidoto a ciò, l'appello al populismo di sinistra sta diventando sempre più popolare. Ma per quanto questi tentativi di comprendere, da parte della sinistra, riconoscano correttamente l'esistenza di un legame tra la crisi e la “svolta a destra”, manca tuttavia la capacità di percepire la natura negativa della crisi, insieme alla dinamica irrazionale e distruttiva propria e connaturata alla coscienza borghese della crisi, la quale si esprime e si concretizza proprio nei nuovi miti di destra. La giornata ha inizio a partire da una panoramica sugli attuali dibattiti teorici relativi alla “svolta a destra”, mostrando poi il modo in cui il razzismo, le idee di identità di genere, che nella destra populista ed estremista forniscono, insieme ai miti che parlano di decadenza e cospirazione, un'interpretazione della crisi che evita di esaminare e analizzare le sue cause economiche, in modo da poter così consentire di continuare a mantenere l'identificazione con l'esistente. Pertanto, la crisi appare come se fosse una cospirazione di forze oscure, un indebolirsi dell'identità e della comunità, e come una sorta di dominio da parte degli stranieri. Tutto ciò fornisce anche un'opzione a favore di un'azione distruttiva e autoritaria: l'eliminazione dei nemici, il capovolgimento delle condizioni di “decadenza” e la restaurazione dei valori e dei principi “eterni” di ordine.
Sabato 28/9/2024, 10.00-12.30: Tomasz Konicz: Il populismo di destra e il fronte trasversale
Nel corso della giornata, il fascismo schiumante e il fronte trasversale del XXI secolo, verranno presentati come delle ideologie di crisi, che, in un certo qual modo, costituiscono una reazione ideologica all'aggravarsi della crisi socio-ecologica, dove appaiono quali sono i limiti interni ed esterni sempre più evidenti del Capitale. Il fascismo, va pertanto inteso come la forma che ha assunto la crisi del dominio capitalista, e che conduce alla barbarie. Al fine di poter chiarire quali sono le linee di continuità che - passando per la brutalizzazione e finendo nella barbarie basata sull'ideologia neoliberale e sulle identità nazionali del tardo capitalismo - conferiscono alla nuova destra e al populismo di destra quello che appare essere come un sostegno da parte della massa, verrà dato più spazio ai concetti di "estremismo di centro" e di "ribellione conformista". E verrà anche discussa concretamente la base economica del fascismo, la quale proprio ora sta ricevendo un ulteriore impulso - in particolare in Germania - a causa del crollo dell'economia di esportazione; se vista soprattutto sullo sfondo della deglobalizzazione ormai in pieno svolgimento. In contrasto con la critica riduttiva al capitalismo - svolta dal marxismo ortodosso della lotta di classe, che, nonostante l'evidente crisi sistemica, continua a sentire ovunque l'odore degli interessi della borghesia - il fascismo verrà rappresentato anche in quanto sistema che, nella sua irrazionalità, nella sua pulsione di morte, riflette soprattutto il feticismo contraddittorio della relazione di capitale, che ora minaccia gravemente il processo di civilizzazione, e lo fa nella sua forma di crisi ecologica. Infine, verranno anche discusse quali sono le differenze tra l'attuale ideologia della crisi e il fascismo del XX secolo, il quale, allora, nella crisi di imposizione dell'epoca, anticipava ancora - più o meno - il fordismo. Ciò quando, invece, oggi nel XXI secolo, un simile nuovo regime di accumulazione non è certo all'orizzonte.
Sabato 28/9/24, 15.30: Johannes Vogele, Auschwitz come alibi del capitale; la relazione tra la negazione dell'Olocausto e la teoria del complotto nella sinistra marxista tradizionale.
In Francia, la storia della negazione dell'Olocausto è stata caratterizzata da una particolare componente, la quale invece non ritroviamo negli altri Paesi. Per molto tempo, la negazione dell'Olocausto è stata propagandata e pubblicizzata attivamente da una sezione della “ultra-sinistra”; vale a dire, da un movimento/una scuola marxista o marxiana, anti-leninista, comunista dei consigli, che si rifaceva ai bordighisti della sinistra comunista italiana, e al loro antifascismo. Fino a che punto questa storia rappresenta qualcosa di più di un aneddoto, o di un'assurdità, e invece rientra, da un lato, nella tradizione dell'antisemitismo e dell'antisionismo di sinistra, e dall'altro ha formato una visione manichea del capitalismo, il quale viene visto come caratterizzato essenzialmente dalla lotta di classe e da quelle che dovrebbero essere strategie legate agli interessi? E qual è il punto nel quale una critica tronca e ultra-sinistra del capitalismo si incontra con una teoria antisemita, di ultra-destra, del complotto? Quale relazione esiste tra una pura e semplice negazione del genocidio (“la Shoah non è mai accaduta”) e l'attuale diffusa negazione attuata mediante la banalizzazione (“l'Olocausto è soltanto uno dei tanti crimini del regime capitalista”), in base a cui la memoria del genocidio avrebbe solo due finalità: “distrarre il proletariato dalla sua missione storica e giustificare la fondazione dello Stato di Israele. ...”.
Sabato 28/9/24, 19.00: Assemblea generale. Domenica 29/9/24, 10.00-12.30: Herbert Böttcher, Antisemitismo proiettivo, “borghesia rozza” e allucinazione sociale
Di fronte al terrore di Hamas e alla risposta militare di Israele, l'antisemitismo è ora chiaramente visibile come fenomeno globale. L'antisemitismo legato a Israele si articola soprattutto nei contesti postcoloniali e de-coloniali, nonché nelle università da essi influenzate e nel settore culturale. Anche in Germania l'antisemitismo trova una risonanza sociale positiva. A partire da questa situazione, la relazione attinge agli approcci della teoria critica per definire l'antisemitismo. Sottolinea il legame tra antisemitismo e società capitalistica, intendendo l'antisemitismo come un'elaborazione proiettiva della crisi, e quindi come un'espressione di allucinazione sociale. Di conseguenza, ci si chiede come si presenta l'antisemitismo proiettivo di fronte alle attuali situazioni di crisi, che si stanno drammaticamente aggravando. Verrà ripresa la riflessione di Moishe Postone sul dominio astratto del capitale e la relativa antinomia tra concreto e astratto come sfondo essenziale dell'allucinazione antisemita, nonché il riferimento di Robert Kurz alla moltiplicazione del Capitale come fine irrazionale della socializzazione della dissociazione-valore, con il suo carattere di crisi. L'antisemitismo come elaborazione proiettiva della crisi si colloca attualmente nella crisi immanentemente incontrollabile del capitalismo, che oggi si manifesta nelle cosiddette crisi multiple. La perdita di controllo da parte degli attori politici dovrebbe essere compensata da una fuga nel concreto e da una difesa dall'astratto. Provenienti dal terreno fertile della “borghesia rozza”, le soluzioni proposte vanno dalla difesa contro i migranti e i rifugiati, all'intensificazione della repressione contro i disoccupati, all'agitazione contro i poveri, agli orientamenti autoritari-identitari, e alla lotta di classe ancora una volta offerta dalla sinistra come soluzione (salvezza). Sono tutte soluzioni legate alla feticizzazione del lavoro. Le emozioni proiettive della “borghesia rozza” possono così essere esercitate, in basso contro i “pigri”, e in alto contro quelle “élite”, che come leader mondiali ottengono la ricchezza senza lavorare. Il fine irrazionale e allucinatorio della moltiplicazione del Capitale - compresa la sua dinamica di crisi distruttiva - rimane intatto, e rappresenta un presupposto senza riflessione. Corre verso il vuoto, verso il nulla, e quindi verso l'annientamento. Nell'irrazionale fine in sé stesso dell'accumulazione del capitale, che corre verso il nulla, unito all'illusione di poter “mantenere” la normalità delle relazioni feticizzate, “gli ebrei” e quello che è “l'ebreo tra gli Stati” diventano l'oggetto di una proiezione delirante, che in ultima analisi mira all'annientamento di tutti gli ebrei. Se questi processi e le loro dinamiche non vengono interrotti, l'annichilimento attuato sugli ebrei, e che li minaccia, rischia di andare alla deriva verso l'auto-annichilimento e l'annichilimento del mondo, verso l'annichilimento totale.
SEMINARIO EXIT 2024 - 27-29 settembre a Magonza
Luogo del Seminario: Jugendherberge Mainz, Otto-Brunfels-Schneise 4. 55130 Mainz
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