Commune anti-nationaliste de Zamora – Agustin Garcia Calvo - "Communiqué urgent contre le gaspillage", 14,00€. Collection Sortir de l’Economie -
Sono state molte le persone che hanno denunciato e analizzato, sia in passato che oggi, tutte le nuove forme di miseria proprie della società del "benessere"; ma sono stati pochissimi, quasi nessuno, ad averlo fatto con tanta lucidità lungimiranza e penetrante precisione pari a quella della Comune Antinazionalista di Zamora (*). Anzitutto, la Comune è riuscita a rivolgere la sua denuncia, non contro il "consumo" – uno dei concetti più ambigui e confusi esistenti – ma contro il dispendio, inteso come spreco ed eliminazione di cose, che viene svolta senza trarne alcun profitto e senza ricavarne alcun godimento. Viene anche constatato il fatto che i cosiddetti "bisogni" degli acquirenti (creati dalle stesse imprese produttrici), così come "l'egoismo" borghese, e perfino gli stessi profitti delle imprese, sono sempre stati nient'altro che dei pretesti per continuare a svolgere quell'opera di distruzione continua nella quale consiste la nuova economia; arrivando così a comprendere che, in ultima analisi, la trasformazione del mondo in un'enorme discarica ha finito per essere solamente la realtà visibile creata dalla riduzione a denaro di tutte le cose, vale a dire alla pura astrazione.
* La Comune Antinazionalista di Zamora, nel 1969, consisteva in una sorta di vago circolo di persone, piuttosto giovani, che si riunivano nei bistrot parigini intorno ad Agustín García Calvo (**). Erano quasi tutte persone provenienti dalla Spagna (solo pochi da Zamora); alcuni di loro erano riusciti a evadere dalle prigioni della dittatura, e a sottrarsi alla polizia, dopo aver preso parte alle azioni di protesta degli "Acrati di Madrid".
** Agustín García Calvo (1926-2012) è stato un filologo, un linguista, un poeta, un drammaturgo e un saggista spagnolo, maestro di diverse generazioni di miscredenti e ribelli. Professore di filologia latina all'Università di Madrid, nel 1965 venne licenziato per aver sostenuto la rivolta studentesca e dal 1969 al 1976 visse in esilio a Parigi. Tornato a Madrid dopo la morte del dittatore, rimase fedele allo spirito ribelle degli anni Sessanta, che mantenne anche grazie alla sua instancabile attività di docente e scrittore.
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