A ben contarli, non ne ho molti, di amici. Càpita!
Non credo che per questo ci sia un motivo, come dire, decisivo.
Colpa mia. Esigente, permaloso, rompicoglioni. Chi più ne ha più ne metta!
Fatto sta che, dapprima, ci siamo annusati a lungo. Soppesati, valutati. All'inizio lo abbiamo fatto dentro un luogo strano che, per fortuna o purtroppo, non esiste più: una cosa chiamata Mailing List. Questa era su De André, e come colui cui era intitolata era una ML litigiosa assai. E invece io e te non ci abbiamo mai litigato, caro il mio BluGhost. Peccato, mi verrebbe da dire ora! Da qualche parte, su qualche hard disk ce la dovrei averla tutta archiavata, ma tranquillo, non ci vado a riguardare in cerca di chissà che cosa, preferisco starmene qui seduto, accanto a Ninna, il tablet sulle ginocchia, a scavare in me stesso, e nei miei ricordi. Mi viene meglio così, lentamente... Anche perché codesto scherzo che ci hai fatto è duro e peso da digerire: come una cipolla di Giarratana!!
Ad Arcola, per conoscerci di persona, ci venisti da solo, in macchina- Il tuo cane sotto il sedile. Non ricordo chi ci suonasse quella sera al Pegaso, e ricordo invece tutti quelli che c'erano - alcuni ancora amici, altri no, alcuni ancora non so più - ma non importa. Ero contento che tu fossi una persona che c'era di persona. E - come dire - da quel "fatidico" giorno siamo stati in qualche modo amici. Fratelli, come amavi dire tu! Da principio, come in tutte le “storie d'amore”, ogni occasione era buona per tenerla viva, l’amicizia. Da Sestri Levante a Porto Venere a San Miniato a Maissana, era come fissare dei raduni dei fan di Olmoti. Di quel paio di giorni passati a Torino a casa tua, conservo la maglietta dei Calexico che una sera, insieme alle nostre compagne, si andarono a sentire. Sono stati molti i posti che ci hanno visti rincorrerci, insieme a chi quell'amicizia l'ha condivisa. Intrecci e chilometri. Poi, le cose si diradano, il tempo passa. È colpa di tutti e non è colpa di nessuno. Succede. Ma poi, il 3 marzo di quest'anno mi hai scritto:
« ciao a te, sono mesi che dico che voglio scriverti e chiamarti ma sono mesi che sto da solo a far di conto con quello che resta e quello che devo recuperare. lo sanno in pochissimi e non ne parlo ma il 9 novembre sono morto. stavo portando il cane a pisciare e ho sentito una clava schiantarmi il petto. sono risalito a casa e mi sono messo sul divano e dieci ore dopo stefania mi ha trovato ridotto malissimo. abito di fronte all'ospedale e siamo riusciti ad arrivarci. mi hanno operato d'urgenza e era strano sentirli parlare di me come fossi già morto. mi davano sul serio per spacciato. sono rimasto in ospedale due mesi e stefania si è fatta carico di tutto il lavoro anche se dal mio letto continuavo a scrivere e a fare quel che potevo. se in deitoria scolastica sanno che sto male mi tolgono i lavori e allora zitti zitti abbiamo consegnato tutto una settimana fa e nessuno sa niente. però ero morto, lo sono stato per alcuni giorni ma io sapevo che non me ne sarei andato e sorridevo e rassicuravo tutti. ho fatto un mese e mezzo in una clinica lager dove mi hanno fatto fare la riabilitazione. sono rinato, sto molto bene, però solo ora sto provando a incontrare le persone, mi sono chiuso a riccio e mi sono concentrato sulla rinascita e ho voluto vicino solo stefania e daniele, mio figlio. ora sto benissimo, l'altro giorno alla visita i medici non si capacitavano, certo, mi stanco prima, faccio con calma, la notte rivedo uno strano film ma sono qui e a te volevo raccontarlo. spero tu stia bene e lo stesso spero di eleonora. come state? vorrei vedervi prima o poi.»
E così ho fatto subito quel che da tempo volevo fare, senza mai farlo. Ti ho chiamato al telefono.
Abbiamo parlato a lungo e tu sei riuscito a convincermi che eri fuori pericolo.
Ragion per cui, come sempre faccio, me la sono presa comoda. Non avrei dovuto.
E ora che facciamo? Aspettiamo di incontrarci di nuovo, stavolta sulle rive del Fiume?!!??
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