martedì 13 agosto 2024

Leggendo Gabutti... a caccia di "doppi"

«(…) ma [ne I Demoni] Dostoevskij con grande sincerità confessa: chi può dire che “i membri del circolo di Petraševskij non sarebbero potuti diventare neciaeviani, cioè mettersi sulla strada neciaeviana, se le cose avessero preso questa piega? Certo, allora era impossibile persino immaginare che le cose potessero prendere questa piega. Erano altri tempi. Ma permettetemi di dire di me solo: un Nečaev, probabilmente, io non sarei potuto diventarlo mai, ma un neciaeviano, non ci metto la mano sul fuoco, forse avrei potuto… nei giorni della mia giovinezza”»  (Vittorio Strada, ne “Il Dovere di uccidere”, Marsilio).

A differenza di Sigmund Freud, che, per "paura del doppio" , si rifiutava di leggere Nietzsche, e che, pur apprezzando Dostoevskij, non avrebbe mai voluto averlo "a cena", Nietzsche è a cacci di "doppi", di semblances. Lui, Nietzsche, con l'autore de L'idiota pensa di essere fatto per intendersi, quasi come con un complice. Scrive Giorgio Colli in una nota all'edizione Adelphi de L'Anticristo (che il filosofo della volontà di potenza scriverà a Torino nel 1888; anno della prima edizione), «Gli estratti da I demoni, che Nietzsche lesse a Nizza in edizione francese, occupano più di una decina di pagine (formato in folio) dei quaderni». «Secondo un'ipotesi recente», aggiunge Yannick Souladié, citato da Vivetta Vivarelli in "Nietzsche e gli ebrei", «potrebbe aver preso spunto per questo titolo dal romanzo di Dostoevskij, "Les Possédés" (in francese) [I demoni] in cui Chatov, in un passo che Nietzsche si era annotato (11 [345], 1888), identifica la chiesa cattolica con L'Anticristo: "Roma predica un Cristo che ha ceduto alla terza tentazione; ha dichiarato che egli non poteva fare a meno di un regno terreno, e proprio a partire da questo ha lo proclamato L'Anticristo..."». Insomma, … «Dinamite io - pensa Nietzsche - e dinamite lui (Fëdor Dostoevskij)!»

#nicciana

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