lunedì 26 dicembre 2022

Si comincia ?!!???

Gran Bretagna: la prima a cadere?
  - Il Regno Unito appare come l'anello più debole della catena dei paesi industrializzati occidentali (Seconda parte di una serie sull'attuale scoppio della crisi; qui la prima parte )-
di Tomasz Konicz [***]

Senza la Brexit tutto questo non sarebbe accaduto: la soddisfazione con cui la stampa tedesca segue il declino economico del Regno Unito, viene a malapena mascherata. È raro che un servizio sulle crescenti turbolenze finanziarie ed economiche nelle isole britanniche, non citi degli economisti [*1] o dei banchieri centrali [*2] che attribuiscano tali turbolenze all'uscita del Regno Unito dall'UE. Secondo il tenore pessimistico della stampa economica di lingua tedesca, quello che si profila a nord della Manica è una recessione prolungata [*3] che lascerà l'economia britannica indietro rispetto ai suoi concorrenti europei [*4], e che vedrà il Regno Unito sempre più emarginato [*5]. In tutto questo c'è molto di vero. Nelle isole britanniche ci sono effettivamente molti salariati minacciati dal collasso sociale. A metà novembre, l'Office of Budget Responsibility (OBR) del Tesoro britannico ha pubblicato una previsione economica a lungo termine per i prossimi anni [*6] che non ne fa affatto mistero: secondo l'OBR, entro la fine del 2024 la popolazione britannica dovrà affrontare un calo del tenore di vita del 7%, che segnerà il più grande calo, da quando è iniziata negli anni '50 la raccolta di materiale statistico corrispondente [*7]. Il reddito disponibile per le famiglie, già nell'anno fiscale 2022/23 appare destinato a diminuire del 4,3%, secondo l'OBR: anche questo è un record storico negativo [*8]. Nel frattempo, i guadagni di produttività che ci sono stati negli ultimi otto anni sono destinati a essere rivisti.

Sono diversi i fattori che contribuiscono all'incombente crisi sociale: l'inflazione britannica, trainata dall'aumento dei prezzi dell'energia e dei generi alimentari, è particolarmente elevata e ha raggiunto l'11,4% (ottobre 2022) [*9], mentre il Paese dovrà allo stesso tempo affrontare una recessione particolarmente lunga, nel corso della quale l'OBR prevede che circa 500.000 salariati diventeranno probabilmente disoccupati, con un tasso di disoccupazione che passerà dal 3,5% al 4,9%. Si prevede inoltre che entro il 2024 il prodotto interno lordo (PIL) del Regno Unito si contrarrà del 2%, e che il livello di PIL registrato prima della crisi, alla vigilia della pandemia avvenuto all'inizio del 2020, non verrà raggiunto nemmeno alla fine del 2024. La Banca d'Inghilterra ora parla della «più grande recessione dagli anni '30» [*10]. Nelle isole britanniche, il rallentamento economico totale ha effettivamente avuto inizio lo scorso agosto, quando il PIL è sceso leggermente dello 0,3% [*11]. In tutto il terzo trimestre del 2022, il Regno Unito ha visto la produzione economica contrarsi dello 0,2% [*12] Inoltre, malgrado la svolta attuata dalla banca centrale sui tassi d'interesse, si prevede che nel medio termine l'inflazione rimanga elevata: e per il prossimo anno viene stimata al 7,4%. Al calo dei redditi reali indotto dall'inflazione e dalla recessione, si aggiungono le conseguenze della crisi del settore finanziario e del mercato immobiliare, nonché l'impatto della svolta riguardo la politica monetaria della banca centrale. Molti acquirenti di case e molti mutuatari si trovano ora ad affrontare ulteriori oneri finanziari a causa del rapido aumento dei tassi di interesse, mentre il valore reale delle loro case sta rapidamente diminuendo a causa del calo dei prezzi e dell'elevata inflazione. Il previsto calo medio del 10% dei prezzi delle case, dovrebbe così portare a una perdita di valore reale di circa il 25% nei prossimi due anni di crisi, e questo a causa di una dinamica dell'inflazione superiore all'11% [*13].

Un ulteriore fattore di inflazione, è costituito dalla debolezza della valuta britannica, la quale negli ultimi mesi si è deprezzata nei confronti del dollaro USA - la valuta di riserva globale nella quale si svolge gran parte del commercio di beni ed energia - a causa del fatto che anche la Federal Reserve statunitense si sta muovendo rapidamente con la sua svolta sui tassi di interesse [*14]. All'inizio del 2022, la sterlina era ancora a 1,36 dollari, mentre a fine settembre era solo a 1,08 dollari. Solo dopo che Londra ha annunciato una politica di austerità fiscale in ottobre, la valuta britannica si è stabilizzata all'attuale livello di 1,22 dollari. L'apprezzamento del dollaro USA porta pertanto all'importazione di inflazione nel Regno Unito, che non ha quasi nessuna industria di esportazione significativa che possa trarre vantaggio da una valuta debole, mentre l'inflazione costringe anche i guardiani monetari di Londra a "stringere" la politica monetaria. L'aumento del tasso di base, da parte della Banca d'Inghilterra, al 3% all'inizio di novembre [*15] , cui farà seguito un ulteriore inasprimento dei tassi d'interesse, per cercare di contenere l'inflazione sotto le due cifre [*16] , sta a sua volta facendo salire i tassi d'interesse su prestiti e mutui, mentre molti mutuatari e detentori di mutui devono far fronte a un calo dei redditi. Nei prossimi due anni di crisi, circa due milioni di acquirenti di case dovranno affrontare costi ipotecari più elevati, con conseguente necessità di vendita di case e ulteriore pressione sui prezzi del mercato immobiliare. Inoltre, molte delle misure di sostegno e dei programmi di stimolo finanziati dal governo stanno per terminare, mentre la nuova amministrazione del Primo Ministro Rishi Sunak sta attuando misure di austerità e aumenti delle tasse per controllare il deficit di bilancio. Gli aumenti di tasse e i tagli alla spesa del governo britannico ammontano a 55 miliardi di sterline, e comprendono anche un'estensione dell'aliquota fiscale massima da parte dell'amministrazione conservatrice: la soglia dell'aliquota massima scenderà da 150.000 a 125.140 sterline di reddito annuo [*17]. Per inciso, l'ammontare del pacchetto di austerità corrisponde al precedente deficit di bilancio annuale di Londra, dove 30 miliardi di sterline dovevano essere risparmiati attraverso tagli alla spesa, e 25 miliardi di sterline dovevano essere raccolti attraverso l'aumento delle tasse [*18].

Al di là di tutto questo, la politica di austerità è finalizzata a scongiurare una crisi fiscale che, secondo le previsioni dell'OBR - se l'attuale corso della politica economica attiva finanziata dal debito dovesse continuare nei prossimi - sarebbe una minaccia. A partire dal 2026 in poi, il deficit di bilancio del Regno Unito sarebbe aumentato fino ad arrivare a oltre 100 miliardi di sterline. In ogni caso, la maggior parte delle misure di austerità entrerà in vigore solo dopo le «elezioni generali del 2024», le quali - ha osservato il Financial Times (FT) [*19] - dai politici dell'opposizione socialdemocratica (laburista) sono state interpretate come una «trappola». Inoltre, alla politica di austerità esiste un'eccezione: è stata mantenuta la sovvenzionare ai prezzi dell'energia; cosa che dovrebbe garantire ai consumatori un prezzo massimo, ma che ha aumentato il debito pubblico di 13,5 miliardi di sterline a novembre: 4,4 miliardi di sterline in più rispetto allo stesso mese nell'anno precedente [*20]. Tuttavia, questo pacchetto di austerità, insieme all'aumento delle tasse, rappresenta un cambiamento fondamentale della politica, in quanto il precedente governo di breve durata dello sfortunato Primo Ministro Liz Truss avrebbe voluto ancora implementare un programma completo di tagli alle tasse [*21]. I tagli fiscali, soprattutto per i ricchi e le imprese, avrebbero dovuto portare a un calo delle entrate di 45 miliardi di sterline. Lo scorso settembre, Truss voleva addirittura abolire del tutto l'aliquota fiscale massima. Ora, circa tre mesi dopo, Londra sta decidendo di aumentare le tasse di 55 miliardi di sterline. Secondo il FT, il più grande taglio delle tasse in 50 anni è stato ora, sotto il Primo Ministro Sunak, sostituito dal «più grande aumento delle tasse in 30 anni». La patria del neoliberismo sta perciò dicendo addio alla politica dei tagli fiscali e alla famigerata dottrina della Trickle-Down-Economics; secondo la quale le entrate aggiuntive per le imprese e per i ricchi sarebbero finite per «sgocciolare» verso le classi medie e basse. Invece, secondo l'OBR, l'aliquota fiscale salirà al 37,1% del PIL britannico; un record del dopoguerra. E alla fine, in ultima analisi, sono stati anche i «mercati» a segnare la fine di questa politica di crisi, comune ai centri del sistema mondiale, per mezzo della quale finora i governi erano stati in grado di attutire qualsiasi crisi per mezzo di misure di crisi finanziate dal debito e con una politica monetaria espansiva.

Alla fine di settembre, durante i «sette giorni che hanno scosso la Gran Bretagna» - come ha scritto il FT [*22] - Londra è stata letteralmente costretta a una drastica inversione di rotta fiscale. Il mercato dei titoli di Stato britannici ha subito delle gravi turbolenze, in risposta ai tagli fiscali del governo Truss, mostrando così i primi segni di un «crollo nucleare finanziario» (FT), vale a dire, di un collasso del sistema finanziario. Nel giro di pochi giorni, i tassi d'interesse obbligazionari sono letteralmente esplosi, passando dal 3,5% al 5% sulle obbligazioni trentennali, riflettendo in tal modo il calo dei prezzi delle azioni. I prezzi sono scesi solo perché c'era poca domanda di obbligazioni britanniche, visto che a molti operatori di mercato non era chiaro come Londra potesse finanziare i tagli alle tasse a fronte di un debito pubblico in rapido aumento. Un gestore di fondi si è lamentato con il FT, dichiarando che in 21 anni di carriera non aveva mai vissuto una situazione così drammatica, dato che a volte era semplicemente impossibile trovare degli acquirenti per i titoli di Stato britannici, o Gilt [N.d.T: Gilt:titoli di stato emessi dal Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, con scadenze da 1 a 50 anni e prevedono generalmente un tasso fisso, pagato con cedole semestrali. Vi sono anche Gilts irredimibili, che cioè non prevedono data di rimborso]. Anche durante la crisi finanziaria del 2008, «c'è sempre stato un mercato per i gilt». Per porre fine all'emergente «panico del mercato» (FT), la Banca d'Inghilterra è dovuta intervenire e - nel bel mezzo di una fase di inflazione a due cifre - ha acquistato 65 miliardi di sterline di titoli di Stato britannici; cioè ha finito per stampare moneta. Questo «programma di liquidità» della banca centrale britannica è finito solo a metà ottobre, dopo la svolta finanziaria di Londra [*23]. Il nuovo bilancio di austerità, ha pertanto anche lo scopo di stabilizzare il mercato dei gilts, dato che un'«economia del G7» è stata colta dal panico di mercato, secondo il FT. In passato questo genere di cose era più comune nel Sud globale, o nella periferia meridionale dell'UE, ad esempio in Grecia, Spagna o Portogallo all'inizio della crisi dell'euro. Ora la crisi sta esplodendo nei centri del sistema globale. I mercati obbligazionari sovrani sono di solito molto appetibili [*24], poiché vengono considerati una «banca sicura», nella quale gli investitori istituzionali, come le compagnie di assicurazione o i fondi pensione, vogliono investire il denaro in modo sicuro a lungo termine. E sono stati proprio molti fondi pensione britannici quelli che hanno dovuto invece subire una pressione crescente, a causa delle scosse finanziarie del mercato obbligazionario [*25]. Con un collasso del mercato obbligazionario, a perdere i loro soldi non sono solo alcuni speculatori: milioni di pensioni di tutta un'intera generazione di salariati vengono bruciate. Le onde d'urto di una vera e propria crisi del mercato obbligazionario scuoterebbero quindi non solo la sfera finanziaria, ma l'intera economia, attraverso il crollo della domanda e la contrazione del credito. Ed è per questo che la brusca svolta nella politica fiscale di Londra - con la revisione a metà ottobre di quasi tutti i tagli alle tasse - va interpretata come un tentativo di «calmare» i "mercati" agitati, che come hanno detto i media americani quasi non volevano più comprare titoli del debito britannico [*26]. Tuttavia, alla luce della rapida crescita del debito del Regno Unito [*27], queste «rassicurazioni» sembrano essere estremamente necessarie. Attualmente, il peso del debito pubblico britannico equivale oggi a quasi il 101,9% della produzione economica annuale del Regno Unito; mentre prima dello scoppio della pandemia era solo dell'84,4%. Il Regno Unito ha un onere del debito pubblico che è superiore alla media dell'UE, il quale  è pari all'86% del PIL. Anche Francia e Spagna hanno un onere del debito più elevato, rispettivamente al 113 e al 116%.

Le costose misure anticrisi, adottate da Londra in seguito allo scoppio della pandemia e alla guerra in Ucraina, si trovano ora a essere accompagnate da una recessione che, rispetto alla forza economica in declino, sta facendo crescere una montagna di debiti. Di conseguenza, appare quindi lecito chiedersi se i «pacchetti di austerità» di Londra possano davvero contribuire a ridurre il debito pubblico. Le economie nazionali non sono «casalinghe sveve». I programmi di austerità provocano un calo della domanda che può sfociare in una recessione, e a fronte di un PIL in calo, la cosa rende l'onere del debito ancora maggiore. Inoltre, l'austerità porta a una diminuzione del gettito fiscale e a un aumento della spesa sociale; così come avviene con la sicurezza sociale o con i sussidi di disoccupazione. Il fenomeno di quello che è un vero e proprio «salvataggio nel fallimento» è ben noto già a partire dalla crisi dell'euro, come è stato esemplificato in Grecia dal sadismo dell'austerità dell'allora ministro delle Finanze tedesco Schäuble in Grecia. Ciò che ora si sta manifestando pienamente nel Regno Unito, è semplicemente la trappola della crisi fondamentale [*28] della politica borghese, che ormai non sembra avere più alcuna via d'uscita sistemica per ritardare la crisi. Per quel che riguarda lo sviluppo futuro della crisi, il Regno Unito può scegliere tra due strade: Londra può emulare Schäuble, e imboccare la strada deflazionistica dei programmi di austerità, che potrebbe in ultima analisi portare alla delineata «bancarotta salvifica», oppure il governo britannico può costringere la banca centrale a continuare a stampare denaro fresco attraverso l'acquisto di titoli di debito britannici, cosa che trasformerebbe l'attuale inflazione in iperinflazione. Anche sul Tamigi, l'era neoliberale del capitalismo zombie finanziato dal debito [*29] sta per finire. La grande differenza con la tragedia dell'Europa meridionale - che durante la crisi dell'euro [*30] è stata quasi spinta al collasso sociale da Berlino  - risiede nel fatto che, nel caso della Gran Bretagna, si tratta di un Paese del centro, si tratta di uno Stato del G7 che ora si trova ad affrontare la totale penetrazione delle dinamiche di crisi. La crisi globale del capitale [*31], che negli ultimi decenni ha già devastato ampie zone della periferia del sistema mondiale [*32], sembra perciò aver ora finalmente raggiunto i centri. E in primo luogo, si manifesterà soprattutto nel «declino degli standard di vita» dei salariati - cosa di cui si è parlato all'inizio di questo articolo - contro il quale l'attuale movimento di sciopero nelle isole britanniche [*33] continuerà a essere impotente, almeno fino a quando non svilupperà una prospettiva anticapitalista e trasformatrice [*34].

A seguito della Brexit, la Gran Bretagna è diventata, in un certo senso, l'anello più debole nella catena degli Stati centrali del sistema tardo-capitalista in erosione. L'Italia, che solitamente viene trattata come il grande candidato alla crisi in Europa, ha un debito del 150% del PIL; superiore a quello del Regno Unito. Ma nei suoi sforzi di stabilizzazione, Roma può contare sulle risorse della BCE e dell'Eurozona, a condizione che Berlino conservi un interesse fondamentale a mantenere la moneta unica europea. Le dimensioni dell'area valutaria europea fanno sì che essa possa rimanere stabile per un periodo di tempo più lungo e sia in grado di assorbire meglio gli shock da crisi rispetto alle economie isolate. Dopo la Brexit, Londra rimane solo la Banca d'Inghilterra e un PIL non superiore al 19% di quello dell'UE - e questo non è sufficiente per evitare che nel medio termine si trasformi in una seconda Turchia, dove l'inflazione potrebbe ben presto raggiungere cifre a tre zeri [*35]. Tuttavia, anche la soddisfazione tedesca menzionata all'inizio rischia di svanire presto. La Gran Bretagna, che ora è appena solo più avanti, potrebbe essere forse il primo paese del centro occidentale a cadere, ma è inevitabile che la crisi si manifesterà pienamente anche in tutti gli altri.

- Tomasz Konicz [***] - Pubblicato il 24/12/2022  -


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NOTE:

1 https://www.spiegel.de/wirtschaft/soziales/britischer-ex-zentralbanker-ohne-brexit-muessten-wir-keinen-sparhaushalt-diskutieren-a-7794b387-306e-4da9-8fde-96847cc63deb

2 https://www.welt.de/wirtschaft/article242184557/Grossbritannien-Zentralbank-macht-Brexit-fuer-schlechte-Wirtschaftslage-verantwortlich.html

3 https://www.tagesschau.de/wirtschaft/weltwirtschaft/grossbritannien-industrieverband-rezession-101.html

4 https://www.spiegel.de/wirtschaft/sehr-reale-sorge-dass-grossbritannien-von-wettbewerbern-abgehaengt-wird-a-32d38199-a9c0-44db-81e7-cdff11e3d67a

5 https://www.derstandard.de/story/2000141668233/brexit-rezession-streiks-britische-wirtschaft-geraet-ins-abseits

6 https://obr.uk/overview-of-the-november-2022-economic-and-fiscal-outlook/

7 https://www.theguardian.com/business/2022/nov/17/obr-confirms-uk-enters-year-long-recession-with-half-a-million-job-losses-likely

8 https://www.ft.com/content/5f081f77-ed30-4a06-864e-7e4cc3204017

9 https://www.ft.com/content/1fcc250c-c1c5-4820-a5f4-4e48662a73aa

10 https://www.theguardian.com/business/2022/nov/03/bank-of-england-raises-interest-rates-to-3-percent

11 https://www.tagesschau.de/wirtschaft/weltwirtschaft/grossbritannien-rezession-bip-bank-of-england-101.html

12 https://edition.cnn.com/2022/11/11/economy/uk-economy-recession-europe/index.html

13 https://www.ft.com/content/528500c8-7cfa-4aaf-9fca-7692aafeb9ce

14 https://www.konicz.info/2022/12/09/geldpolitik-vor-dem-bankrott/. In italiano: https://francosenia.blogspot.com/2022/12/al-capezzale-del-capitale.html

15 https://www.theguardian.com/business/2022/nov/03/bank-of-england-raises-interest-rates-to-3-percent

16 https://www.theguardian.com/business/2022/dec/11/bank-of-england-set-to-spoil-the-festive-mood-with-another-interest-rate-rise

17 https://www.faz.net/aktuell/wirtschaft/wie-rishi-sunak-den-britischen-schuldenberg-abbauen-will-18467860.html

18 https://www.ft.com/content/df59e66a-1659-428e-b96a-b0419ed584b1

19 https://www.ft.com/content/5daeca83-dc55-4371-bfe3-b20140cf1fe1

20 https://www.ft.com/content/da60d21b-7fe0-4b1f-85c7-bbf3f4a0b2f6

21 https://www.nytimes.com/2022/09/23/world/europe/uk-tax-cuts-economy.html

22 https://www.ft.com/content/1ace8d42-f3ee-4fdd-a103-5cd4234e8c42

23 https://www.nytimes.com/2022/10/12/business/dealbook/britain-markets-turmoil-gilts-pound-andrew-bailey.html

24 https://www.konicz.info/2022/07/22/schuldenberge-in-bewegung/. In italiano: https://francosenia.blogspot.com/2022/09/tediosi-monotoni-e-mortalmente-noiosi.html

25 https://edition.cnn.com/2022/10/08/investing/uk-pension-funds-market-chaos/index.html

26 https://www.cnbc.com/2022/10/17/uks-new-finance-minister-sets-out-.html

27 https://www.ons.gov.uk/economy/governmentpublicsectorandtaxes/publicspending/bulletins/ukgovernmentdebtanddeficitforeurostatmaast/june2022

28 https://www.konicz.info/2022/12/09/geldpolitik-vor-dem-bankrott/. In italiano: https://francosenia.blogspot.com/2022/12/al-capezzale-del-capitale.html

29 https://www.streifzuege.org/2017/wir-sind-zombie/

30 https://www.konicz.info/2015/07/27/willkommen-in-der-postdemokratie/

31 https://www.konicz.info/2011/11/29/kurze-geschichte-der-weltwirtschaftskrise/

32 https://www.konicz.info/2013/05/27/mad-max-im-zweistromland/

33 https://www.nytimes.com/2022/12/14/world/europe/uk-strikes-winter-discontent.html

34 https://www.konicz.info/2022/10/12/emanzipation-in-der-krise/. In italiano: https://francosenia.blogspot.com/2022/10/le-cose-non-continueranno-essere-cosi.html

35 https://www.statista.com/statistics/895080/turkey-inflation-rate/

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