«Secondo la psicoanalisi, nella mente niente perisce e nulla scompare. In quanto individui, siamo sempre come perseguitati, tormentati. Cercando un'analogia che potesse essere adeguata, Freud arrivò a paragonare la mente a una città i cui tutti gli strati storici esistono simultaneamente, dal momento che ogni stadio precedente continua a persistere insieme a quello immediatamente susseguente, che apparentemente sembra averlo seppellito, o esserselo lasciato alle spalle. Vista in un simile contesto, la psicoanalisi costituisce una contro-storia che incanala, proiettandolo verso il futuro, tutto ciò che del passato reprimiamo e continua a sforzarsi di ottenere la propria consapevolezza. Freud ha sempre insistito sul fatto che a possedere la chiave della sua verità inconscia, è il paziente e non l'analista.
Nei suoi scritti successivi alla seconda guerra mondiale, negli anni Cinquanta, Donald Winnicott ci descrive un paziente che andava a cercare nel futuro un brandello del suo passato perduto, ed era quello l'unico luogo in cui forse poteva sperare di trovarlo. Si tratta del tempo del futuro perfetto: il tempo nel quale, per Lacan, si svolge e si dipana l'esperienza della psicoanalisi, allo stesso modo in cui lo abbiamo visto prima in relazione alla scrittura modernista la quale mette in crisi anche la logica temporale occidentale dominante: ciò che sarò stato nel processo di ciò che sto diventando.»
(da: Jacqueline Rose, "Sobre a violência e sobre a violência contra as mulheres", Fósforo, 2022)
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