Tra Guerra fredda e quadri di Vermeer, una possente spy story letteraria, inedita in Italia. Il capolavoro narrativo di un grande scrittore, protagonista e testimone del Novecento. Quando Ramón Mercader si presenta al controllo passaporti dell’aeroporto di Zurigo, il suo destino è segnato. Tutto ha avuto inizio quattro giorni prima, una volta lasciata Madrid per un viaggio d’affari ad Amsterdam. Ramón non si occupa solo di import-export: è una spia dell’Urss in terra di Spagna. La sua copertura, però, sta rischiando di saltare, e i servizi americani sono sulle sue tracce. Anche i russi e i tedeschi dell’Est si interessano a lui, e Ramón, in quella partita di caccia, potrebbe essere esca o selvaggina. È per questo che dalla capitale olandese è volato a Zurigo, per cercare di prendere contatto con i suoi capi, capire chi sta tradendo chi…
Jorge Semprún non ha scelto a caso il nome del suo protagonista: Ramón Mercader, quello «vero», è stato l’assassino di Trotsky. Attraverso il suo personaggio romanzesco e il suo omonimo reale, l’autore rievoca l’intera storia del movimento comunista, dalla Terza Internazionale alla guerra di Spagna, dalle repressioni di Stalin alla burocratizzazione del mondo sovietico negli anni Sessanta. Intorno alla tragica epopea del protagonista e degli altri personaggi, maschili e femminili, teneri e violenti, in una trama dalle sorprese continue, si dipanano i ricordi personali di Semprún, ma soprattutto il filo collettivo di una grande meditazione storica sul destino delle rivoluzioni.
(dal risvolto di copertina di: Jorge Semprún. "La seconda morte di Ramón Mercader". Settecolori, pagg. 450, €28)
Caccia alla spia
- Guerra fredda e pittura fiamminga: arriva in Italia il capolavoro di Jorge Semprún ispirato all’uccisione di Lev Trotskij -
di Pablo Maurette
Scrive Roberto Calasso ne La rovina di Kasch che «il fondamento del sacrificio è in questo: che ciascuno è due, e non uno». Questo ha da vedere con il fatto che, come si spiega qualche pagina dopo, «atto sacrificale [è] qualsiasi atto dove chi agisce contempla sé stesso mentre agisce». Jaime Ramón Mercader del Río è nato in Spagna il 7 febbraio di 1913 e morto di cancro a Cuba il 18 ottobre di 1978. Fu agente del NKVD e oggi è noto per avere ammazzato Lev Trotskij con una piccozza da ghiaccio il 20 agosto del 1940, a Città del Messico. Ramón Mercader Avendaño (nome reale Evgenij Davidovich Ginsburg) fece la spia per l’Urss in Spagna e morì “suicidato” in una stanza d’albergo in Olanda durante un viaggio d’affari alla fine degli anni Sessanta. Questo secondo Mercader è il protagonista immaginario del capolavoro di Jorge Semprún, che arriva per la prima volta nelle librerie italiane in una magnifica traduzione di Leopoldo Carra. Senza mai occuparsene in profondità, La seconda morte di Ramón Mercader gira attorno a uno degli atti sacrificali più spettacolari e sanguinosi del Novecento. La grottesca uccisione di Trotskij è stata evidenza agghiacciante della brutalità del regime stalinista. Inoltre, per Semprún, questo assassinio riflette in grande misura i colori cupi dell’anima del Partito comunista, un organismo cannibale e autodistruttiva. L’omonimia tra il protagonista, ucciso, e il Mercader storico, uccisore, questo sdoppiamento fatidico, rivela la cancellazione dell’identità singolare e la completa disumanizzazione su cui si sostengono i regimi totalitari. Difatti, nel romanzo di Semprún, la storia del Novecento e il destino delle rivoluzioni convergono in una stanza d’albergo e in un atto sacrificale a tradimento.
La vita di Jorge Semprún è un affresco della storia del Novecento in Europa; sembra perfino l’argomento di un dramma epico. Nato a Madrid nel 1923 in una famiglia benestante di intellettuali, a tredici anni emigrò coi suoi genitori in Francia e dopo in Olanda a causa della Guerra civile spagnola. Di ritorno in Francia, a diciotto anni, mentre studiava filosofia alla Sorbona, si arruolò nella Resistenza francese e si iscrisse al Partito comunista spagnolo. Due anni dopo, nel 1943, fu arrestato dalla Gestapo e inviato a Buchenwald. Fortunato tra i salvati di Primo Levi, Semprún tornò in Francia dopo la fine della guerra e si mise a lavorare per far crollare la dittatura di Franco. Nel 1963, vinse il Premio Formentor per Il grande viaggio, dove racconta la sua esperienza nel lager. Un anno dopo, fedele alla sua personalità scismatica, fu espulso dal Partito comunista per ripudiare i crimini di Stalin. Nonostante la sua lingua letteraria sia stata sempre il francese, è stato considerato dagli inizi della sua carriera un autore spagnolo. Dopo la caduta del franchismo, tornò in politica per diventare ministro della Cultura in Spagna durante il governo di Felipe González. Morto a Parigi nel 2011, Semprún ci lasciò una ventina di libri e altrettanti film di cui compose la sceneggiatura, tra cui Z di Costa Gavras, Stavisky il grande truffatore di Alain Resnais, e Le strade del sud di Joseph Losey.
La seconda morte di Ramón Mercader, pubblicato originalmente in francese da Gallimard nel 1969 e vincitore del Premio Fémina, non è uscito in Spagna fino al 1978 a causa della censura franchista. Si tratta di un romanzo del tutto sorprendente perché raduna in sé tre tradizioni diverse: la trama è da romanzo di spionaggio nei tempi della Guerra fredda, stile John le Carré. Nello stile, secco, austero, addirittura crudele si percepisce la traccia del nouveau roman. Per ultimo, la struttura non lineare della narrazione richiama alla mente i giochi formali tipici del boom latinoamericano, e in particolare La morte di Artemio Cruz, di Carlos Fuentes (1962). Lunghe digressioni sulla storia dell’arte (la pittura fiamminga è un elemento centrale nel romanzo), la letteratura e la politica apportano inoltre degli elementi saggistici.
Mentre il lettore si fa largo tra la folla assurda di personaggi, l’elenco infinito di nomi, la molteplicità di scenari e la pluridimensionalità temporale, il libro va pian piano svelando una trama quasi impenetrabile e potenzialmente incomprensibile che è destinata a rimanere inconclusa. A pagina 238, la metà precisa del romanzo, Semprún rivela l’essenza della sua opera in una sorte di confessione metanarrativa: «Una storia senza senso... una storia da dormire in piedi, come si suol dire». Una storia à dormir debout, in francese, è una storia che non sta né in cielo né in terra, spiega il traduttore. Prendendo in prestito le parole di Fabrizio De André sull’omicidio di Pier Paolo Pasolini, La seconda morte di Ramón Mercader racconta una storia sbagliata. In questo senso, si può dire che è finanche un trattato di filosofia politica novecentesca.
- Pablo Maurette - Pubblicato su Robinson dell'8/10/2022 -
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