Il testo che segue propone un modo interessante di coniugare la critica della forma-soggetto con la critica del valore. Viene tradotto e pubblicato in Francia per gentile concessione dei due autori [*1], che qui si ispirano alla teoria della derivazione, la quale - negli anni Settanta – è stata parte di un dibattito tedesco sullo Stato, piuttosto sconosciuto fuori dalla Germania, che veniva portato avanti principalmente da esponenti della Neue-Marx-Lektüre. La questione centrale riguardava spiegare il fatto che la forma sociale capitalista si trova divisa in due sfere apparentemente autonome; la sfera economica e la sfera politica. Exposto e Varela propongono di trasferire questo dibattito al problema del rapporto tra la forma-soggetto e il «soggetto automatico». La stimolante proposta di questo testo tocca un nodo che attiene alla relazione storica tra marxismo e psicoanalisi, e fa sperare nella possibilità di un rinnovamento teorico, sebbene non sappiamo ancora come collocare e valutare questa proposta di «derivazione» dialettica della forma-soggetto capitalistica, che rimanda al difficile problema di mediare tra soggettività e oggettività; problema assai più delicato di quello che si riferisce alla relazione tra le sfere funzionali del capitale. E questo perché ogni persona (compreso il teorico) è allo stesso tempo soggetto e oggetto della sua analisi, attore e paziente del capitale; come ben sottolineano gli autori. Il soggetto dell'inconscio in senso freudiano non è identico all'inconscio della forma-soggetto; si tratta di un modo singolarizzato e non generale che ostacola la critica della forma.
Per un derivazionismo della forma-soggetto capitalistica
- di Emilio Exposto e Gabriel Rodríguez Varela -
0.
L'ipotesi di questo testo è quella secondo cui la forma-soggetto, storicamente specifica della modernità capitalistica, sia logicamente derivabile in quanto forma semplice e astratta della costituzione dell'individuo sociale, della forma-merce. La forma-soggetto funziona come limite impersonale, nella cui immanenza si organizza l'esperienza concreta e complessa degli attori particolari e degli agenti collettivi nelle relazioni sociali capitalistiche. Nel quadro delle linee guida metodologiche che attraversano il programma derivazionista dello Stato - così come è stato redatto nel libro "Estado y capital" (2017) [*2], scritto da Adrián Piva e Alberto Bonnet - ci limiteremo solo ad alcune note che servono da contributo a una teoria della derivazione dialettica della forma-soggetto capitalista.
1.
Di primo acchito, si potrebbe dire che in Karl Marx non troviamo alcuna nozione sofisticata del soggetto. Da qui, ad esempio, gli innumerevoli sforzi per un'intersezione tra il marxismo e la psicoanalisi, alla ricerca di una concezione rigorosa del soggetto moderno e della Produzione Storica della soggettività. Nondimeno, nella teoria critica della modernità di Marx, la questione del soggetto rimane centrale. Schematicamente, riscontriamo: a) la critica marxiana del capitale sociale globale, visto come «soggetto automatico» del metabolismo sociale moderno; b) la critica del feticismo e della merce in quanto soggetto delle relazioni sociali di scambio; c) la questione della comprensione della classe operaia come «soggetto rivoluzionario»; e d) la concezione della prassi concreta dell'essere umano in quanto «soggetto della storia». A partire da queste oscillazioni marxiane, è possibile discernere, nelle loro linee generali, alcune forme complesse del marxismo nelle quali si accentua ora l'una ora l'altra posizione riguardo il problema del soggetto; che viene classicamente ridotto agli schemi del cosiddetto «economismo», «politicismo» o «volontarismo».
2.
A partire dalle ricerche della prima generazione della Scuola di Francoforte sulla razionalità strumentale (Adorno e Horkheimer) o sull'«uomo a una dimensione» (Marcuse), fino alle esplorazioni esistenziali di Sartre svolte nel cuore della dialettica materialista e del materialismo storico, passando per le ricerche di Althusser sull'ideologia o per l'interrogazione lacaniana da parte di Žižek o di Jameson oggi, vediamo che il problema del soggetto si trova al centro delle teorie critiche di origine marxista. Reich, lo stesso Engels o Lukács si sono tutti interrogati sulla forma della costituzione soggettiva, vista come problema cruciale della rivoluzione sociale, culturale e politica. Elías Palti in "Une archéologie du politique" [*3] sostiene che il XIX secolo è il secolo della Storia, il XX secolo è il secolo della Forma e il XXI secolo è il secolo del Soggetto, considerato come problema epistemologico. In questo quadro, per una teoria critica di origine marxista, una derivazione della forma-soggetto è un compito attuale inevitabile.
3.
Il soggetto, conosce una genesi e una formazione storica; il soggetto non è affatto originale. Quello che noi chiamiamo abitualmente soggetto ha una funzione eminentemente moderna. È solo nella modernità capitalista che il legame sociale si struttura attraverso relazioni di dominio impersonale nelle quali emerge la funzione che fa esperire al soggetto la libera coscienza di produttore indipendente di merci, attraverso la quale le persone si costituiscono individualmente come alienate rispetto al capitale. L'assoggettamento al capitale, derivante dall'espropriazione dei mezzi di produzione e dalla separazione dei produttori sociali dai loro mezzi di esistenza, costituisce il soggetto dell'agire/lavorare come alienato dalla relazione sociale capitalista. L'individuo, a prescindere dall'assoggettamento personale, si costituisce come soggetto libero nel, e attraverso, l'assoggettamento anonimo al capitale. L'«individuo sociale» (Marx) si configura come scisso: siamo attori-oggetti incoscienti del capitale che, nella stessa medesima porzione di materia sociale, non possono fare a meno di esperirsi in quanto soggetto dell'agire/lavorare nelle pratiche concrete in cui ci costituiamo.
4.
L'esperienza dell'essere-soggetto non ha niente a che vedere con un universale metastorico e antropologico, e ha ancor meno a che fare con le raffigurazione relative al particolare (cittadino, persona, ecc.). Pertanto, il soggetto non coincide con l'essere umano, né con l'«Io». La forma logica dell'esperienza del soggetto consiste in un derivato risultante da una data organizzazione delle relazioni sociali di produzione (e da un dato regime di produzione sociale delle relazioni); e non è mai un'ipotesi, qualcosa di sostanziale, un dato che precederebbe la performatività delle pratiche capitalistiche. La nostra ipotesi è che, senza capitale non esiste soggetto. Nel capitalismo, l'«essere umano» si afferma perciò come subjectum, invertendo l'ordine storico delle determinazioni sociali (egli è l'agente inconsapevole del capitale) e, di conseguenza, esperisce sé stesso come fondamento delle rappresentazioni e degli atti; operando altresì come entità privilegiata dello sfruttamento della natura.
5.
Il filo conduttore di un derivazionismo della forma-soggetto è il seguente: a partire dalle pratiche sociali coinvolte nella produzione inconscia del feticismo della merce, è possibile derivare e dedurre i limiti formali del campo di sperimentazione dell'individuo sociale capitalista. Le forme sociali della mediazione capitalistica - secondo Moishe Postone in "Tempo, lavoro e dominio sociale" (2006) - sono bifronti: esse danno forma sia a forme astratte che concrete, differenziate ed equivalenti; istituiscono forme di oggettivazione e di soggettivazione. A rigore: la forma-soggetto è derivabile e deducibile dalla forma-merce. La merce è l'oggetto, la cosa, l'a priori del soggetto capitalista.
6.
Ogni e qualsiasi individuo sociale può essere un agente concreto di una pratica sociale in una relazione storica, solo se egli assume la forma di un soggetto. La forma-soggetto, nei termini di Althusser, è infatti la forma storica di esistenza di qualsiasi individuo sociale capitalista in quanto agente delle pratiche sociali dominanti. La forma-soggetto, in senso stretto, è una forma di esistenza delle relazioni sociali capitalistiche. Infatti, i rapporti sociali di produzione e di riproduzione includono necessariamente anche i rapporti sociali giuridici, desiderativi, discorsivi e ideologici i quali, per funzionare, impongono a ciascun individuo la configurazione della forma-soggetto. Gli individui agiscono quindi sempre come soggetti, essendo anche agenti dell'auto-valorizzazione del valore (il capitale sociale globale come soggetto di dominio).
7.
«Il termine di forma-soggetto indica una forma a priori - ma che però è limitata a una fase storica - nella quale tutti i comportamenti e tutte le coscienze devono "modellarsi" in modo che l'individuo possa così essere riconosciuto come "soggetto"» [*4].Ciò che normalmente viene chiamato soggetto è, in linea di principio, un'istanza formale e funzionale derivabile, nella sua forma astratta e semplice, dalla relazione sociale di base del capitalismo: la merce. L'individualità trova nella forma-soggetto esattamente proprio la forma limite del campo di sperimentazione. Ma il soggetto-esperienza non è affatto un'illusione, e ciò sebbene il soggetto non sia nemmeno una sostanza. Si tratta di un tipo di relazione sociale delimitata. È un forma-processo, dal momento che tale forma (nella sua astrazione anonima) non è sempre identica a sé stessa. Il carattere soggettivante della forma-valore si rivela allorquando la relazione tra le merci agisce attraverso la preformazione della relazione soggettiva, «inter» e «intra»: i legami tra le persone tendono a ricevere e assumere, direttamente o indirettamente, la forma delle merci.
8.
Modellati dalla forma-valore, noi, gli esseri umani, assecondiamo le esigenze della produzione di merci, dal momento che ne siamo i suoi esecutori inconsapevoli. Attraverso il derivazionismo, non cerchiamo altro che elaborare «una critica della forma-soggetto, senza alcuna salvezza ontologica» [*5]. La cosa ruota attorno a una prospettiva che consiste nel criticare il soggetto «in quanto è una forma di esistenza capitalistica» [*6]. Se l'individualità, in quanto forma soggetto, è una realtà moderna, storicamente organizzata e socialmente prodotta, essa allora non può che essere finita, trasformabile e infine eliminabile. Come la merce, la forma-soggetto ha il suo segreto nel processo storico di produzione che la regola.Tuttavia, però il derivazionismo è possibile solo in una società nella quale la forma-merce è la forma generale che assume il prodotto del lavoro, e in cui, di conseguenza, la relazione feticistica costituisce il limite anonimo e oggettivo dell'esperienza.
9.
«Il soggetto è anche il luogo del dibattito storico, e in esso si manifesta la verità del sistema che lo attraversa» [*7]. Le persone particolari, nella misura in cui esse personificano una merce, una classe sociale e un'organizzazione di relazioni sociali particolari, rispetto all'elaborazione e alla verifica dei limiti reali dell'individuo visto come forma-soggetto di pratiche concrete, non esistono come anteriorità (sostanzialismo) ed esteriorità (realismo). Non c'è alcun termine che non sia tendenzialmente determinato, nella sua forma semplice e astratta, dalla mediazione oggettiva del lavoro astratto e dalla determinazione soggettiva del valore nelle relazioni sociali.
10.
La totalizzazione della forma-merce genera la forma dei soggetti che la producono. Osservando le contraddizioni immanenti relative alla forma di apparizione degli oggetti e delle relazioni sociali (merci), è possibile stabilire un «processo di derivazione di alcune forme [forma-soggetto] a partire da altre forme[forma-merce]» [*8]. Le merci non mascherano le reali relazioni sociali tra gli esseri umani, ma piuttosto organizzano le pratiche e le abitudini di una determinata società, funzionando come un nodo di mediazione sociale che opera come un limite dell'esperienza concreta. La merce e l'individuo sociale configurato in quanto soggetto, non costituiscono altro che delle forme, differenziate e derivate, di quelle relazioni sociali che li producono; e li producono entrambi allo stesso modo.
11.
Il cuore del problema risiede nello svolgere una critica della forma-soggetto che è comune a tutti i membri viventi nella società capitalista, anche se questo non significa certo che il «contenuto» della forma sia esattamente lo stesso per tutti. Marx ha definito il valore come il «soggetto automatico» del capitalismo; cosa che sembra essere l'opposto di quell'autonomia e di quella libertà a cui di solito vengono associati il concetto e le pratiche di costituzione soggettiva. Dunque, il soggetto (il capitale) e la forma-soggetto sono ciò da cui dobbiamo emanciparci, non ciò con cui dobbiamo emanciparci. Il superamento rivoluzionario del capitalismo non può consistere nel trionfo di un soggetto prodotto dall'assoggettamento al capitale. Nelle teorie tradizionali, la valorizzazione positiva del soggetto presuppone che il soggetto sia la base per il superamento del capitalismo, e che sia necessario «liberare il soggetto represso/castrato» in modo da sviluppare il suo potenziale. Ma il soggetto è una forma di dominio capitalistico.
12.
Il feticismo delle merci costituisce una teoria critica della nascita storica della soggettività e dell'oggettività, viste in quanto forme sociali alienate nel contesto della logica del valore. Il feticismo non è una distorsione causata dalla mistificazione o dall'immaginazione isolata degli individui, ma dipende dall'alienata astrazione reale delle relazioni sociali capitalistiche. Per Marx, la forma non è un prodotto del pensiero puro. È il modo di esistenza alienato secondo cui si danno le relazioni sociali. Ecco perché la chiave per una comprensione critica della forma-soggetto è costituita dalla forma stessa. Il feticismo implica una relazione sociale realmente oggettivata che ci costituisce, dal momento che si riferisce a un'astrazione reale e sociale che riguarda costitutivamente persone in carne e ossa. Il feticismo costituisce il non-conscio della libera coscienza del libero produttore di merci. E questo perché il problema non è il contenuto concreto della coscienza, quanto piuttosto la forma che delimita la coscienza: vale a dire, l'oggettivazione dell'astrazione impersonale che la domina in maniera semi-automatica. La forma astratta e oggettivata che dà forma e modella l'individualità capitalista si differenzia dall'astrazione ana-storica, in quanto essa non è più nemmeno separata da un materiale politico storicamente determinato. In questo modo, la forma-soggetto è l'a priori materiale-politico che conferisce una forma all'esperienza delle relazioni capitalistiche.
13.
Tra la forma-merce e l'individuo sociale, in quanto forma-soggetto, esiste una relazione di «identità formale». Qui è possibile attuare una riscrittura categoriale di ciò che Leon Rozitchner definisce i sistemi di distanziamento dell'individualismo borghese, visto come forma realmente scissa e reificata del soggetto (presa di distanza rispetto a sé stesso, dagli altri, dalla società, ecc.). La merce è la categoria reale che produce il limite sociale dell'esperienza dell'individualismo borghese, in quanto determinazione oggettiva pre-individuale di quella che è la funzione del soggetto nel capitalismo. Un tale aspetto è anche inscindibile dal carattere bifido del lavoro capitalista (astratto e concreto). In questo senso, le pratiche sociali feticistiche e inconsce conferiscono forma alle moderne tecnologie di oggettivazione e soggettivazione.
14.
La sottomissione al capitale consiste nel processo incosciente in cui avviene il divenire-soggetto e il divenire-subordinato a quelle che sono le cieche compulsioni legate alla relazione di merce. La sottomissione al capitale, da non confondere con un fatalistico addomesticamento, oppure con il volgare determinismo meccanicistico, è condizione e presupposto della possibilità di una configurazione conflittuale del soggetto. Nell'automatismo della valorizzazione capitalistica, un simile meccanismo psichico del capitale è costitutivo della produzione della forma processuale del soggetto. L'assoggettamento - che si produce continuamente e in modo precario nelle pratiche attuali - costituisce il processo inconscio del divenire-soggetto. Il soggetto si forma in una «sottomissione primaria» o «subordinazione fondante» [*9] del capitale, di cui il capitale è l'effetto pragmatico. Ma nell'immanenza delle pratiche concrete il capitale-macchina non agisce solo sull'individuo, ma esso agisce sul soggetto, e viene agito dal soggetto, dell'agire/lavorare nell'immanenza delle pratiche concrete. Questa doppia opacità e ambivalenza fondante che forma il soggetto nella sua servitù involontaria al capitale, è storicamente determinante in quella che è la configurazione inconscia del processo di individuazione all'interno delle relazioni sociali dominanti.
15.
Per dirla sempre con Leon Rozitchner, il soggetto costituisce un nucleo di verità storica (nid de vipères), a partire dal fatto che in ogni corpo vengono elaborate, e si dibattono in une in conflitto, le contraddizioni inerenti al modo di produzione storico. Nelle forme sociali della mediazione capitalistica, intese come relazioni oggettive e soggettive, l'antagonismo tra capitale (classe capitalista) e lavoro (classe operaia) si coagula. La forma sociale degli oggetti è congruente con la forma sociale dei soggetti immanenti alla lotta di classe. Tuttavia, la forma d'essere dell'individuo sociale, e delle classi sociali, trova di fronte a sé (e «in sé») delle forme corrispondenti di oggetti sociali: le merci. La merce ha la medesima forma reale e contraddittoria che hanno gli individui e le classi che la consumano, la producono e la scambiano nel sistema che li ha prodotti entrambi. Il processo di individuazione (individuale e collettiva) implica l'instaurarsi del«l'impero di un'oggettiva forma contraddittoria [la forma-merce] (...) nel nostro modo di essere» [*10]. In senso logico, la forma sociale degli oggetti è coerente con la forma sociale dei soggetti.
16.
Il limite logico del campo di sperimentazione viene determinato dalla struttura, scissa e reificata della forma-soggetto. La merce non è nient'altro che una cosa sensibile e soprasensibile. La forma-soggetto, a sua volta, ha una struttura simile a quella della merce stessa: fisicamente metafisica (corpo e spirito). Nel suo modo di apparire, la merce è un oggetto la cui forma riproduce una scissione fondamentale: valore e valore d'uso; che è inseparabile dal duplice carattere che ha il lavoro che viene svolto dall'individuo capitalistico: lavoro concreto e lavoro astratto. Così, nel lavoro, nel valore e nella merce queste forme di dominio impersonale trovano la loro ratifica nella forma-soggetto.
17.
Il feticismo della merce si presenta per l’appunto come una forma a priori, come la relazione astratta di una costituzione inconscia che precede ogni e qualsiasi forma concreta di azione e pensiero, relativamente indipendente dalla volontà e dalla rappresentazione umana. Il capitalismo non è un sistema che opprime dall'esterno dei soggetti umani di per sé sostanzialmente distinti dal sistema stesso. Il capitalismo crea dei soggetti che considerano il mondo intero come se fosse un mero mezzo per raggiungere i propri interessi [*11]. Ed è per questo che ciò che «inizia con il più oggettivo, l'oggetto-merce, finisce con il più soggettivo,il soggetto-feticcio» [*12]. Così facendo, la forma-soggetto, a causa dell'efficacia inconscia del feticismo della merce, assume la forma autoreferenziale di un'individualità sociale feticizzata e feticizzante. Il feticismo e il narcisismo della forma-soggetto, il suo carattere egocentrico e distruttore, non corrisponde a una rappresentazione ideologica, a una distorsione percettiva, a un epifenomeno immaginario o a una produzione patologica, ma esso è radicato in quella che è una relazione sociale produttiva del capitalismo. Questo tende a sfociare in un paralogismo che forma la matrice dei limiti logici della funzione soggetto: una componente feticcio che si presenta come l'equivalente generale del campo della sperimentazione. Questo paralogismo consiste in un'estrapolazione: fare di quella che è una parte separabile, un tutto separato. In questo caso, la parte relativa, l'essere sperimentato soggetto dell'agire/lavorare, viene presentata come assoluta.
18.
La forma a priori del soggetto capitalista configura quali sono i limiti che riproducono e distribuiscono i «valori» di coloro che circolano in quanto «soggetti» e di coloro che circolano come «non soggetti». Questi ultimi sono sfruttati e configurati in modo da riprodurre le condizioni materiali di produzione del soggetto (per il Soggetto). Il capitalismo, in quanto ordine sociale istituzionalizzato,La forma a priori del soggetto capitalista configura i confini che riproducono e distribuiscono i «valori» di coloro che circolano come «soggetti» e di coloro che circolano come «non soggetti». Questi ultimi sono sfruttati e impostati per riprodurre le condizioni materiali di produzione del soggetto (per il soggetto). Il capitalismo, in quanto ordine sociale istituzionalizzato, secondo Nancy Fraser [*13], prevede la creazione ineguale di confini storici instabili che costituiscano forme concrete di dominazione particolare associate alla dominazione maschile, all'oppressione coloniale, ecc. Il soggetto viene configurato a partire dalla divisione gerarchica tra rapporti di produzione maschilizzati (lavoro produttivo riconosciuto come soggetto, «libero» e retribuito), e rapporti di riproduzione femminilizzati (lavoro riproduttivo e obbligatorio, non riconosciuto come soggetto, mal pagato, o non retribuito), dove si afferma un patriarcato capitalista cis-eterosessuale, inseparabile da delle frontiere che dissociano violentemente «valore e non-valore» [*14], l'umano dal non-umano, l'economico dal politico, lo sfruttamento dall'espropriazione razziale e coloniale.
19.
La forma-soggetto, nella misura in cui essa costituisce il limite logico di contenuti empirici vissuti, determina la subordinazione di tutti coloro che non acquisiscono la forma del lavoro astratto produttore di valore (e dei «valori simbolici e immaginari» a tale forma associati: competizione, calcolo, aggressività, ecc.). Il soggetto capitalista si forma sul modello del rapporto gerarchico tra l'anima e il corpo, lo spirito e la natura, la forma e la materia. Questo rapporto gerarchico e questa iniqua separazione corrispondono alla particolare discriminazione tra uomini/donne, bianchi/neri, ecc. In questo modo, così come i valori d'uso delle merci vengono determinati dall'indistinta forma sociale del valore, allo stessa maniera anche gli individui e i loro usi (del piacere, del dolore, della conoscenza, dei corpi, ecc.) vengono prodotti sotto il dominio astratto-impersonale della forma-soggetto. Ciò non significa che quest'ultima non sia incarnata in maniera ineguale anche nel regno empirico, vissuta in particolare dagli individui; ma vuol dire che essi sono sempre stati alienati in questa forma indifferente e generale chiamata soggetto-forma.
20.
La forma-soggetto universale (questo universalismo vuoto, cieco e astratto) non è un errore verificatosi in un processo trans-storico, un residuo o un presunto eccesso della soggettivazione capitalista, oppure una struttura trascendentale inerente a ogni epoca e dappertutto.Il fatto di fungere nelle relazioni sociali da soggetto dell'agire/lavorare, in contrapposizione alla nostra condizione di oggetto-agente della valorizzazione, è una necessità specifica del capitale in quanto soggetto dominante della vita materiale moderna. In questo senso, ipotizziamo che esista uno «sviluppo combinato» tra la sussunzione reale del lavoro nel capitale e la sussunzione logica e tendenziale degli individui nella forma-soggetto. La sussunzione formale (Descartes), materiale (Kant) e totale (Hegel) degli individui nel soggetto capitalista, è un fatto tendenzialmente universale, per cui il valore diventa una logica inconscia che determina quei processi di soggettivazione che hanno luogo nell'immanenza delle relazioni sociali del capitalismo moderno.
21.
L'individuo non viene intrappolato per mezzo della «colonizzazione esterna» da parte del capitale-vampiro, dal momento che l'individuo non è una sostanza fiorente, o un'essenza generica dell'essere umano pronta a essere liberata una volta fatta esplodere la forma-merce. La forma-soggetto, costitutiva di ciascuno di noi in quanto individuo sociale capitalista alienato dal capitale, è solo l'altra faccia della forma-merce in quanto «cosa sociale» capitalistica. Ed è per questo motivo che una critica radicale della forma-soggetto capitalista dovrebbe essere in grado di superare le aporie del pensiero contemporaneo, il quale va sempre a ricadere, o in una metafisica del soggetto o in una filosofia idealista (della storia, del linguaggio, ecc.). Nel primo caso - quello che ci interessa in questo testo - vengono postulate istanze quali la potenza plurivoca, il desiderio, la vitalità dell'immaginazione, la performatività delle pratiche concrete della parola o l'esperienza corporea immediata, le quali tendono tutte a cercare di individuare una matrice incontaminata di soggettività, che poi sarebbe il motore della resistenza o del processo emancipatorio, nel senso che aggirerebbe l'efficacia costitutiva delle relazioni dominanti. Ma la questione delle pratiche di costituzione del soggetto, in una società realmente dominata dal Soggetto automatico (la valorizzazione del valore), piuttosto che fabbricare pseudo-metafisicamente dei «soggetti politici rivoluzionari» precostituiti, o fermarsi unilateralmente alle «pratiche di cura» delle persone nei confronti di sé stessi e gli altri, dovrebbe invece cercare di operare a partire da una critica della forma-soggetto, che è quella che ci costituisce come alienati dal capitale sociale. Non è necessario liberare il soggetto da una forma esterna che lo opprime: è necessario abolire la forma-soggetto capitalista.
- Emilio Exposto e Gabriel Rodríguez Varela -
NOTE:
[1] Emilio Exposto et Gabriel Rodríguez Varela, « Para un derivacionismo de la forma-sujeto capitalista », dans Alpha, n°53, 2021: https://dialnet.unirioja.es/servlet/articulo?codigo=8464323
[2] Alberto Bonnet, Adrián Piva, Estado y Capital. El debate alemán sobre la Derivación, Herramienta, 2017.
[3] Elías Palti, Una arqueología de lo político, Fondo de Cultura Económica, 2018.
[4] Anselm Jappe, La société autophage, Paris, La Découverte, 2017, p. 23, note 2.
[5] Robert Kurz, « La era del capitalismo pasó: la izquierda y la dialéctica sujeto-objeto del fetichismo moderno », Entretien sur Marxismo critico, 13/07/2016.Online : https://marxismocritico.com/2016/07/13/la-era-del-capitalismo-paso/
[6] Ibid.
[7] León Rozitchner, Las desventuras del sujeto político, Elcieloporasalto, 1996, p. 28.
[8] Alberto Bonnet, Adrián Piva, op. cit., p. 40.
[9] Judith Butler, La vie psychique du pouvoir. L’assujettissement en théories, Léo scheer, 2002.
[10] León Rozitchner, Freud y el problema del poder, Losada, 2008, p. 79.
[11] Anselm Jappe, op. cit.
[12] León Rozitchner, Freud y el problema del poder, op. cit., p. 101.
[13] Nancy Fraser, « Behind Marx’s Hidden Abode », New Left review, n°86, 2014.
[14] Roswitha Scholz, « Das warenproduzierende Patriarchat. Thesen zu Kapitalismus und Geschlechterverhältnis », dans Utta Isop und al. (sous la dir.), Spielregeln der Gewalt, transcript, 2009.
OPERE CITATE:
Althusser, Louis (2014). Psicoanálisis y ciencias humanas. Nueva Visión.
Bonnet, Alberto & Piva, Adrián (2017). Estado y Capital. El debate alemán sobre la derivación. Herramienta.
Butler, Judith (2001). Los mecanismos psíquicos del poder: teorías de la sujeción. Ediciones Cátedra.
Fraser, Nancy (2014). Tras la morada oculta de Marx. Por una concepción ampliada del capitalismo. New Left Review N° 86. https://newleftreview.es/issues/86/articles/nancy-fraser-tras-la-morada-oculta-de-marx.pdf
Jappe, Anselm (2018). La sociedad autofaga. Capitalismo, desmesura y autodestrucción. Pepitas de Calabaza.
Kurz, Robert (2016). El colapso de la modernización. Del derrumbe del socialismo de cuartel a la crisis de la economía mundial.
Postone, Moishe (2006). Tiempo, trabajo y dominación social. Una reinterpretación de la teoría crítica de Marx. Marcial Pons.
Palti, Elías (2018). Una arqueología de lo político. Fondo de Cultura Económica.
Rozitchner, León (2008). Freud y el problema del poder. Losada.
—— (1996). Las desventuras del sujeto político. El cielo por asalto.
Scholz, Roswitha (2013). El patriarcado productor de mercancías. Tesis sobre capitalismo y relaciones de género. Revista Constelaciones n°5. http://constelaciones-rtc.net/article/view/815
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