In una sua "Lettera aperta alla mailing list dei traduttori", del 2005, Robert Kurz faceva notare che:
« La maggior parte della sinistra, compresa perfino anche quella radicale, o continua a rimanere prigioniera, ancora intrappolata, nel vecchio paradigma del marxismo tradizionale, oppure è ricaduta in quelle che appaiono come delle varianti di una sorta di utopismo neo-contadino-borghese. In simili condizioni, diventa decisivo prendere sul serio la sfera della teoria, vista come campo autonomo, e concentrarsi su di essa in quanto progetto. L'obiettivo principale è quello di eliminare e superare i vecchi paradigmi, il quale può essere conseguito solo se viene data priorità alle questioni teoriche fondamentali. Ed è proprio per questo che appare necessaria una discussione polemica. Noi non possiamo certo arrivare a una "svolta" nel senso di ottenere una risonanza immediata su larga scala, se non vista nel senso di una lotta per l'egemonia teorica del nuovo paradigma di critica della dissociazione del valore, nel senso di una "opinion leadership" sulla riflessione essenziale, dal momento che il nostro principio teorico è in grado di interpretare e chiarire i problemi globali della crisi meglio di quanto lo possono fare le teorie tradizionali della sinistra, che attualmente rimangono ancora egemoni nella critica sociale. I nostri interlocutori immediati non sono i movimenti e le istituzioni sociali, e pertanto nemmeno le masse di operatori, bensì quei moltiplicatori che si trovano nei movimenti e nelle istituzioni, i quali sulla base della propria esperienza hanno sviluppato una consapevolezza dei problemi che li ha reso sensibili al nuovo paradigma teorico. È solo attraverso la "deviazione" di questi moltiplicatori che in futuro la critica della dissociazione del valore potrà essere resa più rilevante dal punto di vista sociale. Ma ciò significa anche che non dobbiamo aspettarci risultati immediati. [...]
Il capitalismo si presenta come l'unità della sostanza e della forma, nonché come l'unità di forma e di dissociazione. Nel momento in cui quest'unità si rompe, ecco che ci troviamo di fronte alla storia della decadenza del capitalismo, e non alla sua improvvisa scomparsa. In questa storia della decadenza, da un lato, l'accumulazione della forma, in gran parte desustanzializzata, e in quanto programma di simulazione finanziario-capitalistica, continua ancora oggi, nel mentre che, allo stesso tempo, lo stock di capitale reale, ridotto ma niente affatto dissolto, viene riorganizzato a livello transnazionale attraverso il processo di globalizzazione. Quanto a essa, nemmeno la forma borghese del soggetto è scomparsa, e in questo contesto, piuttosto, si imbarbarisce e comincia ad agire attraverso reazioni irrazionali. In tale contesto, un momento essenziale è costituito dall'aggravarsi del rapporto di dissociazione sessuale: nella crisi dell'identità maschile moderna si verifica un "imbarbarimento del patriarcato" (Roswitha Scholz). Tutto questo non avviene al di fuori e al di là del capitalismo e delle sue forme feticistiche, ma nel processo di una storia di decadenza e decomposizione di queste forme. "Il "collasso", visto nel senso di un limite interno assoluto, non può quindi essere puntuale, localizzabile a una data, ma riguarda, per così dire, l'epoca di un processo di liquidazione, nel quale i meccanismi di socializzazione (il denaro, la concorrenza, l'individuazione astratta) e le istituzioni (il mercato, lo Stato, ecc.), costituiti in modo capitalistico, rimangono ancora in vigore, e ciò avviene propri quando essi diventano vuoti e portatori di rovine».
fonte: Palim Psao
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