mercoledì 4 dicembre 2013

vecchi cialtroni

Topor-582b4

“Cosa dicono i vecchi cialtroni ai giovani che vanno a consultarli? Uno per cento di genio, novantanove per cento di lavoro. (...) Ebbene, io detesto il lavoro, pretendo che ci sia più arte in otto ore di sonno che in sedici di attività produttiva (…) Secondo me c’è concentrata più energia creativa, più poesia, più arte in un bozzetto che nell’opera compiuta, realizzata in funzione del suo sfruttamento sacro-commerciale ovvero tradotta a profitto degli altri. Da un lato c’è un linguaggio codificato, dei messaggi che mando a me stesso, attraverso il tempo, schizzi su un pezzo di tovaglia, numeri di telefono che cavalcano progetti di pièce teatrali, di film, di monumenti, di affreschi, sinossi di epopee in poche parole scritte in forma abbreviata e piene di errori ortografici, su carte macchiate di grasso. Dall’altra una redazione laboriosa, un accumulazione di documenti, informazioni, giorni e notti trascorsi a rivestire e ingrassare un soggetto che stava tutto nell’angolo di una busta. (…) Con il lavoro, l’ingombro. Bisogna valorizzare ciò che si vende agli altri. Grossi libri, volumi obesi, album di molti chili, film di cinque ore, gigantismo, megalomania, romanzi-fiume, torri della Défense. (…) È anzitutto una situazione sociale, in ogni cosa è il savoir-faire che è apprezzato dal pubblico, non l’intenzione. Lo stile, oh, lo stile! Che lavoro! Eppure l’idea da sola, tra me e me, aveva già la sua forma, già il suo stile. Non c’è nulla che non sia incarnato in questo basso mondo. Oh, certo, era piccola, umile, mal disegnata, con errori di ortografia, errori di proporzione, era illeggibile, ma c’era! O almeno per me era sufficiente! Non era arte da vendere, non era arte con del lavoro. Era la creazione, il lampo della creazione immediato, e il lavoro più tardi. Senza contare che l’iniziativa non appartiene sempre alla testa. La mano, a volte, conduce le danze. E i piccoli scarabocchi di cui ricopro senza pensarci l’elenco del telefono sono più ricchi, più febbrili, più intensi dei dieci decimi del famoso uno per cento consacrato all’arte nella costruzione”


- Roland Topor - da "Manifeste de l’auto-école"

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