Nel suo ultimo libro, Philip Ruff, inglese e ricercatore del movimento anarchico, ha rivolto la sua attenzione verso uno dei più "inflessibili maestri del mestiere di anarchico": Peter the Painter, un eroe della rivoluzione del 1905, in Russia, che raggiunse una discreta fama anche in Inghilterra. Ma come spesso avviene quando ci sono di mezzo diffuse e consolidate opinioni popolari, è facile incorrere in inciampi, incappare in trappole e doversi ritrovare a risolvere gli indovinelli che il passato ti pone, per poter arrivare a rovesciare quelle opinioni.
Due "incidenti" - la tentata rapina ai danni della gioielleria Harris', in Houndsditch, nel 1910, e l'assedio di Sidney Street, a Londra, nel 1911 - hanno assicurato a Peter la reputazione di essere un uomo inafferrabile. In entrambe le occasioni Peter, alias Piatkov, che veniva descritto come il più pericoloso dei partecipanti alle azioni, riusciva ad evitare le pallottole e a sottrarsi all'attenzione dei poliziotti. Anche se c'è da dire anche che Peter non era presente alla rapina di Houndsditch.
Assai più probabilmente, dopo questi due eventi finiti male, Peter era emigrato assai lontano dall'epicentro delle ricerche della polizia - in Australia. Poi, alla costruzione del mito, e alle sue varie modifiche, contribuirono investigatori, scrittori e cineasti (ancora nel 2012, in una miniserie per la TV, lo possiamo vedere sul Titanic, col nome di Peter Lubov, mentre sta cercando di scappare negli Stati Uniti, nella storia non mancano avventure galanti e omicidi).
A dire tutta la verità, anche lo stesso Philip Ruff ha contribuito a diffondere informazioni false sul personaggio: nel 1988 annunciò di avere le prove che Peter the Painter fosse in realtà il pittore lettone Gederts Elias. Ma dopo non molto tempo, lo stesso Ruff, per mezzo di contatti personali e attraverso la consultazione degli archivi lettoni, riuscì a trovare prove documentali (in una parrocchia) che dimostravano che in realtà il vero di Peter the Painter sarebbe stato invece Janis Zharklis, nato il 19 luglio del 1883 a Svite; nel contesto di queste sue ricerche, Ruff non mancava di lamentare il fatto che i ricercatori prima di lui non avevano mai nemmeno pensato di doversi recare in Lettonia, in cerca delle risposte.
Ad ogni modo, il libro di Ruff segue le regole della miglior tradizione di scrittura accademica: una divisione logica in capitoli, un'analisi delle fonti e della letteratura, con un prologo a tutto questo, e una serie di note e appendici. Quello che non si riesce a capire, leggendo questo genere di libri - inseguendo le note a pie' di pagina e le foto riprodotte - è perché mai questo genere di libri che cercano di mettere tutti d'accordo, siano la lettura preferita dagli storici.
Unisce alla natura avventurosa dei personaggi principali, e a quelli che mostra come atti criminali, una veloce e rapida evoluzione della narrazione - caratteristica del genere poliziesco - senza nessuno sforzo apparente, non senza avere prima completato con successo una descrizione del contesto storico dei primi anni della vita di Peter the Painter. Poi, altrettanto rapidamente e abilmente, passa a manipolare i fatti, quelli noti e quelli inspiegabili, azioni e relazioni, andando a costruire un percorso contraddittorio e velato di mistero.
"La via del Calvario del rivoluzionario comincia con alcuni innocenti proclami, seguiti poi da azioni armate nelle città e nelle campagne. Il culmine della sua attività in Lettonia è la rivoluzione del 1905 e la successiva lotta, nei quartieri ebraici ed operai di Riga, contro le Centurie Nere." - sentenzia Ruff, quando invece sembrerebbe che il culmine dell'attività di Peter, in Lettonia, non fu la lotta contro le Centurie Nere (ottobre 1905), ma la campagna armata, condotta nell'estate del 1906. Le spedizioni punitive di Orlov nelle campagne lettoni, insieme all'incapacità dei rivoluzionari a difendersi, causò una spaccatura nel "Latvian Social Democracy" e sebbene Peter egli altri rivoluzionari scissionisti non si unissero mai ai bolscevichi di Lenin, lui ed i suoi compagni condividevano la visione di una rivoluzione mondiale sostenuta dai bolscevichi. Peter ed il suo gruppo ("Pats – Vards un Darbs!")effettuarono dapprima l'espropriazione della Russian State Bank, ad Helsinki e, con i proventi, acquistarono armi e tipografie per stampare giornali.
Nei successivi cinque anni, un numero consistente di furti e rapine, spesso sanguinosi, vennero portati a termine dagli anarchici lettoni, senza che tuttavia portassero ai risultati sperati. Pertanto, appoggiandosi ad una comunità lettone a Londra, venne organizzato l'esproprio alla gioielleria al n°19 di Houndsditch, nel corso del quale Hartmanis, uno degli anarchici, rimase ucciso. In seguito, altri due, Fricis Svars e Sokolovs, mentre si nascondevano dalla polizia in un edificio a Sidney Street, rimasero uccisi nel corso dell'assedio che ne seguì (e che ispirerà un film del 1934, di Alfred Hitchcock) ed in cui ebbe un ruolo tragicomico, Winston Churchill, allora Home Office Minister. Nel processo che ne seguì, praticamente nessuno venne riconosciuto colpevole, e la cosa "diede il via ad un numero considerevole, e senza precedenti, di reati".
Pochi anni dopo, uno dei partecipanti alla rapina, Jekabs Peterss, diverrà uno dei principali attori del Terrore Rosso in Russia, nella nuova Unione Sovietica. Il corso degli eventi porterà alla distruzione del movimento anarchico lettone, in tutto il mondo. "I restanti anarchici ed attivisti, soprattutto Jekabs Peterss e Kristaps Salnin'sh, faranno una carriera vertiginosa in Russia, dove Lenin era lieto di circondarsi del combattenti lettoni, suoi vecchi compagni d'armi" - scrive Ruff, omettendo il fatto che Peterss e Salnin'sh non erano mai stati anarchici. E, ad ogni modo, sarà proprio la coerenza anarchica di Peter, e la sua riluttanza ad un unirsi a qualsiasi partito politico, che lo salverà dal destino che verrà riservato a tutti coloro che finiranno nel tritacarne stalinista.
Da qualche parte, in una qualche oasi di pace, o in qualche inferno, in riva al mare o nel fuoco del deserto australiano, Peter the Painter - o comunque si chiamasse - forse è riuscito a conseguire quel senso di libertà che desiderava e che cercava ...
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