"Sul retro d'una di quelle case, una giovane donna, ginocchioni sulle pietre, frugava con un bastone nella tubatura di piombo che proveniva dall'acquaio interno e che suppongo fosse ingorgata. Ebbi tempo di vedere ogni cosa di quella donna, il grembiule di tela di sacco, i suoi goffi zoccoli, le braccia arrossate dal freddo. Ella alzò lo sguardo al passaggio del treno, e io fui quasi sul punto di incontrare quello sguardo. Aveva il volto pallido e tondo, la solita faccia esausta della ragazza di slum, che ha venticinque anni e ne dimostra quaranta, grazie ad aborti e fatiche; ed era improntata, quella faccia, alla più desolata, disperata espressione che io abbia mai visto. Mi colpì allora il pensiero che noi tutti ci sbagliamo quando diciamo che per loro non è la stessa cosa che sarebbe per noi, che la gente cresciuta nelle baracche e in vicoli sordidi non può immaginare altro che baracche e vicoli sordidi. Perché ciò che vidi nella sua faccia non era l'ignara sofferenza di un animale. Ella era ben consapevole di quanto le stava accadendo, capiva chiaramente come me che terribile sorte sia doversene stare ginocchioni nel freddo intenso, sulle viscide pietre di un retro di baracca, a frugare con un bastone in un tubo di scarico intasato di sporcizia."
- George Orwell - da "La strada di Wigan Pier" -
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