venerdì 15 febbraio 2013

c’è tempo

mika

Quella fu la notte in cui i leader smisero di avere la parola, la notte fra il 10 e l'11 maggio del 1968. Quartiere latino a Parigi, la notte delle barricate. I manifestanti, quel giorno, hanno deciso di non provare a forzare i ponti sulla Senna, occupati dalla polizia, e di barricarsi nel quartiere. Ora è notte, e di barricate ne sono rimaste solo cinque o sei. Le difendono gli anarchici, i situazionisti, i blousons-noirs, quelli che hanno deciso di rimanere fino alla fine. Sono quasi tutti giovani e giovanissimi, ma qui e là si vede anche qualche testa incanutita. Quelli che mancano sono i trentenni, i quarantenni; è così dappertutto, in quegli anni, mancano quelli che erano troppo giovani per la Resistenza e sono troppo vecchi per vivere la strada di questa fine degli anni sessanta.
Al profumo dei tigli si è mischiato l'odore acre e soffocante dei candelotti lacrimogeni, e gli operai della Renault di Billancourt non sono arrivati a dar man forte agli studenti. La "cintura rossa" di Parigi è rimasta consegnata, a casa, in fabbrica, nelle sedi, agli ordini dei sindacati e del PCF. Così va la vita.

mikamera

Quelli che invece non sono rimasti a casa, sono Mika e Cipriano. 66 anni lei, una settantina lui. Si conoscono bene, Mika e Cipriano, anche se con ogni probabilità quella notte non si incontreranno. Gli studenti, i ragazzi, li guardano con curiosità. Ascoltano i consigli della donna che spiega che è meglio usare i guanti, per divellere il selciato; così non rimane traccia sulle mani, nel caso si venisse presi. Ne ha portato una scorta, con sé, di guanti bianchi e li distribuisce alle ragazze che ne sono entusiaste. Molto più tardi, conserva ancora un paio di guanti nella borsa, sporchi della terra dei sanpietrini, sa che nessuno le chiederà di aprirla, la sua borsa; anzi, gli agenti sono così gentili mentre, preoccupati, si offrono di accompagnarla a casa: è pericoloso, dicono, guardando quella signora dall'aspetto così fragile. Ovviamente, non sospettano nemmeno lontanamente di avere a che fare con Micaela Feldman Etchebehere, Mika, l'unica donna ad aver comandato una colonna di miliziani durante la guerra civile spagnola. La capitana; e ci avrebbe lasciato la pelle, in Spagna, Mika, se non fosse stato per Cipriano che riuscì a tirarla fuori da quella "ceka" comunista, usando la sua autorità di generale di corpo d'armata. Già, perché era un generale, quell'uomo che ora si aggira per il quartiere latino, a cavalcioni della sua bicicletta. Anche lui si ferma, a spiegare, a dare consigli; sa bene, da rivoluzionario e da muratore, come si costruisce una barricata. I ragazzi lo guardano, prima divertiti, poi stupiti, infine ammirati. Si ferma con loro, sotto la bandiera nera, insieme a quei ragazzi. Ci sarà tempo per progettare un altro attentato per ammazzare quel bastardo di Francisco Franco. Ha tempo, Cipriano Mera. E gli piace, questo tempo.

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