Una storia americana, una storia di Detroit ed una storia di musica, ma soprattutto la storia di Sixto Rodriguez che rispecchia la storia della sua città. Detroit, per l'appunto, "Motor City". Come dire, se ci fosse un briciolo di giustizia, a questo mondo, la classe operaia di Detroit, multi-etnica e multi-culturale, dovrebbe condurre un'esistenza dignitosa, in forza del contributo materiale e culturale che ha dato al resto degli Stati Uniti. Ma senza una lotta di classe vincente, non è data giustizia.
Ma procediamo con metodo! Rodriguez nasce nel 1942 (il nome Sixto equivale all'italiano Sesto, e lo porta perché, naturalmente, è il sesto figlio della sua famiglia) e viene "scoperto" come avviene in questi casi, in certi posti, per i musicisti. Viene scoperto in un bar pieno di fumo, siamo alla fine degli anni sessanta, da due produttori che hanno già scoperto - e poi ci hanno lavorato insieme - nomi come Marvin Gaye e Steve Wonder. Indovinate cosa vedono in lui? Ma via, è ovvio, un "nuovo Bob Dylan"! Ha già due album sul groppone, e se li cercate qua e là li trovate, ma non ha venduto un cazzo. Sarà che il suo nome non si adatta alla sua musica, e viceversa. Non ci si aspetta che un "latino" suoni folk-rock. Oppure può essere per i testi, un po' troppo politici per l'epoca. Il secondo album, uscito nel novembre del 1971, ha una canzone che comincia dicendo che ha perso il lavoro due settimane prima di natale; così la casa discografica ha annullato il contratto a metà dicembre dello stesso anno. Per farlo sentire a suo agio!
Così Sixto torna alla sua vecchia vita: lavorava come demolitore in una fabbrica di automobili. Torna a lavorare che ha ancora addosso lo smoking - gli è rimasto solo quel vestito - e fa tutti i peggiori lavori che gli capitano. Così, cresce due figlie, facendole vivere, in tutto, in 26 case diverse, una dopo l'altra, alcune senza camera da letto e senza bagno. Però frequentano biblioteche e musei, e insegna loro ad apprezzare pittori come Diego Rivera e Pablo Picasso. Torna a studiare, filosofia, all'università. Si candida a sindaco e non viene eletto. Si batte per i diritti dei poveri, per quelli che non hanno voce. E questa, fin qui, potrebbe già essere la fine di tutta la storia! Però, c'è un però. Qualcosa che Sixto non sapeva, di cui non era a conoscenza mentre portava sulle spalle vecchi frigoriferi, scendendoli lungo le scale di fatiscenti appartamenti di Detroit. Non sapeva che la sua musica, e il suo nome, erano famosi quanto il nome e la musica dei Beatles e degli Stones. Solo che erano famosi in ... Sud Africa. Perciò, questa non è solo una storia americana. E' anche una storia sudafricana.
Nessuno sa per certo come diamine abbia fatto la musica di Rodriguez ad arrivare in Sud Africa, ma una volta arrivata si è diffusa a macchia d'olio, e non solo fra i giovani liberali bianchi. Nonostante, o forse proprio a causa della rigida censura del regime, e in un paese che fino al 1976 non ha avuto la televisione perché era considerata ... comunista! E poi, dal momento che nessuno, laggiù, sapeva niente di un uomo che era caduto nell'oblio anche in patria, cominciarono a fiorire tutti i miti e si cominciarono a spargere tutte le voci possibili. Rodriguez si era ucciso sul palco. Rodriguez si era dato fuoco. Si era fatto saltare le cervella con una pistola. Quando il regime di apartheid cadde, i suoi dischi cominciarono ad essere pubblicati, e vennero venduti in centinaia di migliaia di copie. Ma nessuno sapeva che fine avesse fatto Sixto Rodriguez. E fu così, fino a quando la connessione Internet non divenne un fenomeno di massa (almeno fra la classe media), alla fine degli anni novanta. Fu allora che un giornalista musicale ed un gioielliere che si era trasformato in proprietario di un negozio di dischi, alla fine lo rintracciarono, a Detroit.
Ora tutto questo è un film, un documentario dal titolo "Searching for the Sugar Man", regia dello svedese Malik Bendjelloul, presentato quest'anno al Sundance Festival. La musica di Rodriguez domina la colonna sonora, e penetra la mente e il cuore. Una storia, nient'altro.
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