mercoledì 31 ottobre 2012

Syria

syria

Un anarchico fra i jihadisti

Cerco di dire in qualche modo della mia situazione, quando ero all'interno dei "territori liberati" della Siria, i territori controllati dall'esercito libero, le forze armate dell'opposizione siriana. Ma non è ancora tutta la verità. E' vero che non tutti i militanti dell'esercito libero sono devoti jihadisti, sebbene la maggior parte di loro stia pensando, o dicendo, che quel che loro praticano è il "Jihad". La verità è che fra di loro c'è un sacco di gente comune, anche ladri, ecc.; come in ogni lotta armata. La mia prima, e durevole, impressione sulla presente situazione in Syria è che lì non ci sia nessuna rivoluzione popolare, quello che sta succedendo è semplicemente una rivoluzione armata che potrebbe degenerare in un conflitto civile. Il popolo siriano, che ha mostrato un coraggio ed una determinazione senza precedenti nei primi mesi della rivoluzione, per rovesciare il regime di Assad a causa della sua brutalità, adesso è davvero esausto. Diciannove lunghi mesi di repressione feroce e, ultimamente, di fame, di scarsità di qualsiasi tipo di risorse, di continui bombardamenti da parte dell'esercito del regime, hanno indebolito il suo spirito. Cinicamente, il beneficiario di tutto questo non è stato il regime, bensì l'opposizione, soprattutto gli Islamisti. Grazie alle loro relazioni internazionali, in special modo con i ricchi dispotici governi del Golfo, l'opposizione ora può nutrire e sostenere la popolazione affamata in quelle aree controllate dalle sue forze. Senza tale supporto, ci sarebbe una grave situazione umanitaria. Ma questo sostegno non è gratis, né da parte dei governanti del Golfo, né da parte dei leader dell'opposizione. Essi, come qualsiasi altra forza autoritaria, richiedono alle masse sottomissione ed obbedienza. Questo, nei fatti, potrebbe significare la fine reale della rivoluzione siriana in quanto atto popolare coraggioso da parte delle masse siriane. Sì, ho salvato la vita ad alcuni Jihadisti, e voglio raccontare qui qualche dettaglio, Non è stato facile per me stare con i jihadisti, ma per qualche ragione curarli non comportava gli stessi problemi. Era chiaro, fin dal primo momento in cui sono entrato nell'ospedale dove lavoravo, che avrei curato chiunque avesse avuto bisogno del mio aiuto, che fossero civili, combattenti, di qualsiasi gruppo, religione o setta; nessuno avrebbe potuto essere minacciato dentro l'ospedale, anche se era dell'esercito di Assad. Lo voglio ripetere qui, il mio vero problema, e quello degli oppressi in generale, non è con dio, ma con gli esseri umani che si comportano come se fossero dei, talmente malati di autorità che pensano ed agiscono come se fossero degli dei, che sia un dittatore come Assad o che sia un Imam islamico, ecc. Dio non è mai così mortalmente pericoloso come quelli che "parlano" in suo nome. Dicevo, ho salvato la vita ad alcuni jihadisti, ed altri li ho rimandati a combattere; ma la mia vera intenzione era quella di aiutare le masse cui appartengo, in primo luogo in quanto medico, e poi in quanto anarchico. Per dire la verità, non credo che il nostro problema sia con l'Islam in sé. L'Islam può anche essere eguilatario, o perfino anarchico. Nella storia dell'Islam ci sono stati studiosi che propugnavano una società musulmana libera e senza stato, perfino un mondo senza nessun tipo di autorità. Il problema con quello che succede adesso in Syria non sta solo nel difficile e sanguinoso percorso per abbattere una dittatura spietata, percorso che potrebbe anche diventare più difficile e più sanguinoso: sostituendola con un'altra dittatura che potrebbe essere peggiore e più feroce. All'inizio della rivoluzione, un piccolo gruppo di persone, per lo più devoti all'Islam, hanno preteso di rappresentare le masse in rivolta, e si sono auto-proclamati veri rivoluzionari, veri rappresentanti della rivoluzione. Senza essere contrastati, in questo, dalle masse rivoluzionarie e dagli intellettuali. Ci siamo opposti ad una simile affermazione autoritaria, e per di più falsa, ma noi eravamo, e siamo ancora, molto pochi per riuscire a fare una qualche reale differenza. Queste persone affermano che ciò che sta avvenendo sia una guerra religiosa, non una mera rivoluzione delle masse represse contro il loro oppressore. Loro fanno uso, aggressivamente, del fatto che gli oppressori siano di un'altra setta dell'Islam, diversa dalla setta della maggioranza della popolazione sfruttata, una setta che in passato è stata frequentemente giudicata dagli studiosi Sunniti, peggiore dei non-musulmani. Eravamo scioccati dal fatto che la maggioranza di Allawete - la setta del dittatore attuale - che era più povera e più emarginata della maggioranza sunnita, supportasse il regime; e che essi partecipassero alla sua brutale repressione delle masse in rivolta. Questa è diventata una sorta di "prova"dell'attuale "guerra religiosa" in atto fra Sunniti ed Allwete. E queste persone potrebbero affermare di essere i veri Sunniti; essi sono studiosi musulmani e sono talmente settari che nessuno è in grado di sfidarli su questo. Essi hanno costruito la loro autorità morale e spirituale, prima che materiale. Poi è arrivato il sostegno materiale da parte dei governi del Golfo. E ora, il potenziale per una lotta popolare sta diminuendo velocemente; la Syria adesso è governata dalle armi, e solo chi ha le armi ha voce in capitolo sul suo presente e sul suo futuro. E le armi le hanno solo il regime di Assad e l'opposizione islamista. Dovunque, in medio oriente, le speranze si stanno rapidamente dissolvendo. In Tunisia, in Egitto, dovunque. Gli islamisti sembrano trarre vantaggio dalle coraggiose lotte delle masse. E possono facilmente cominciare il processo che stabilisce le loro fanatiche regole, senza che ci sia una forte opposizione da parte delle masse. Mi sento esattamente come si sentiva Emma Goldman nel 1922, quando ruppe con i bolscevichi e perse qualsiasi illusione circa il loro ruolo. Infatti, nessuno, in tutto il mondo arabo e musulmano, sembra più vicino al bolscevismo degli Islamisti, perfino gli stalinisti più devoti mancano di tutti i criteri dei loro antenati, se confrontati agli islamisti. Per molto tempo, sono stati malamente repressi dai dittatori locali, sono stati usati per spaventare le masse e l'Occidente; e per questo possono sembrare la parte più decisiva dell'opposizione a quelle dittature. Allo stesso tempo, hanno realmente la stessa efficiente macchina di propaganda che avevano i bolscevichi una volta. Sono autoritari ed aggressivi, esattamente come lo erano i bolscevichi durante i giorni decisivi della rivoluzione di Ottobre. Quindi sembra razionale che il popolo arabo opti per provarli, o per accettare che vadano al potere. Anche sperare, come fecero gli operai ed i contadini russi, che essi riescano davvero a creare un migliore e differente tipo di società. Ancora, come Emma Goldman, penso di essere nel giusto quando sostengo che le masse avevano il diritto di sollevarsi e provare a cambiare la loro miserabile realtà. Il grande errore, se lo si può definire come un errore, è stato fatto dalle forze autoritarie che hanno cercato di dirottare la rivoluzione. Noi sosteniamo ancora la rivoluzione, non i suoi falsi leader. (...)
Il nostro Stalin, o il nostro Bonaparte, non è ancora al potere, le masse siriane possono ancora avere l'opportunità di ottenere un risultato migliore di quello ottenuto dalla rivoluzione russa. E' certo vero che è difficile, e diventa sempre più difficile ad ogni minuto che passa, ma la stessa rivoluzione è un miracolo. E su questa terra gli oppressi possono fare miracoli, ogni volta. Questa volta noi, anarchici siriani, ci giochiamo tutte le nostre carte e tutti i nostri sforzi, con le masse. Non ci può essere un altro modo. O non ci meritiamo il nostro nome di libertari.

Mazen Kamalmaz - Rapporto dalla Syria, ai miei compagni -

Ricevuto il 31 Ottobre 2012 -

fonte: LE JURA LIBERTAIRE

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