martedì 15 novembre 2011

Siculi

rajk

Gli ungheresi, ancora oggi, si vantano di aver salvato l'Europa dai turchi. Dicono che hanno dovuto sopportare 150 anni di dominio ottomano, ma una parte del loro territorio, il Principato di Transilvania e, più precisamente, gli Szekely (i Siculi, da non confondere coi Siculi di Sicilia) furono il bastione che resistette, e fermò i turchi. Gli Szekely si sono sempre vantati di essere più ungheresi di tutti gli altri loro compatrioti e, anche, di parlare un ungherese più puro e più musicale di quello che si parla nel resto dell'Ungheria. Si diceva - ovviamente presso gli szekely - che anche i figli di un calzolaio, se szekely, erano principi del verbo. E figli di un calzolaio erano i fratelli Rajk!
Ma procediamo con ordine. Dalla fine della prima guerra mondiale e dal Trattato di Versailles che smembra l'Ungheria, riducendo il suo territorio ad un terzo. In tale situazione, gli szekely si ritrovano, da un giorno all'altro, in ... Romania! Non lasciano loro nemmeno i cognomi ungheresi, tant'é che i fratelli Rajk diventerebbero i fratelli Rajku, se non decidessero di non volere nemmeno una lettera rumena nel loro cognome, né tanto meno la nazionalità, e di emigrare a Budapest, per continuare ad essere ungheresi.
Il fratello maggiore, di nome Endre, scopre di avere stoffa sia per gli affari che per la politica - e questo proprio grazie al suo scilinguagnolo. Anche il fratello minore, Lazlo, ci sa fare con le parole, e anche lui si interessa alla politica, ma odia gli affari, come odia il denaro ed il capitale. Lazlo è un comunista, viene prima arrestato e poi bandito, va a combattere nella guerra civile spagnola, dopo la sconfitta viene arrestato in Francia e riconsegnato all'Ungheria che, nel frattempo, ha fatto un patto con Hitler. In Ungheria governa la Croce Frecciata, il partito dei fascisti ungheresi, e Lazlo finisce in prigione. E qui scopre che il fratello, Endre, è il secondo uomo più potente di Budapest. Commissario per gli approvvigionamenti e braccio destro del dittatore Ferenc Szálasi.
Sono otto anni che i due fratelli non si vedono. La fine della guerra si avvicina, niente sembra poter fermare l'avanzata dell'Armata Rossa. La Croce Frecciata reagisce in una frenesia di sangue: tutti i prigionieri politici vengono sommariamente processati e messi a morte. I cadaveri si accumulano nel cortile del carcere.
Stanno processando Lazlo, quando Endre si presenta nell'improvvisato tribunale. Chiede di poter parlare come testimone, e utilizza tutta la sua abilità oratoria per convincere la corte a rinviare la sentenza. Gli basta poco, fino all'arrivo dei russi e fino alla fuga precipitosa dei "croce-frecciati", fra cui lo stesso Endre che ripara prima in Austria, e poi, da lì, in Germania dove verrà catturato dagli Alleati ed imprigionato in attesa di rientrare a Budapest per essere processato.
Il nuovo governo ungherese ora è comunista, ed uno dei suoi uomini di punta, quello più rispettato dai suoi compagni, è Lazlo Rajk, un quadro indurito, prima dalla clandestinità e dal carcere, e dopo dalla Guerra di Spagna. Lazlo è così affidabile che prima viene incaricato della creazione dell'AVO (la polizia segreta del nuovo regime), e dopo gli viene affidato il Ministero degli Interni. Ed è nel bel mezzo di questa fulminea carriera che chiede, ed ottiene, di poter testimoniare nella causa di rimpatrio del fratello. Fece scialo delle sue migliori capacità oratorie per convincere il tribunale che quell'uomo che chiamava il dittatore "fratello e guida della nazione" e che aveva dichiarato, agli americani che lo interrogavano, di non essere anti-semita, ma a-semita ("credo semplicemente che l'Ungheria non abbia bisogno degli ebrei" - aveva detto); quell'uomo aveva tuttavia salvato dalla fame molti ungheresi, durante l'assedio di Budapest. Lazlo, così, riuscì ad evitare il rimpatrio del fratello e a pagare il suo debito.
Dal suo esilio in Germania, Endre segue, attraverso la radio, la scalata del fratello minore. Ma, d'un tratto, l'imprevisto: Lazlo viene accusato di tradimento della patria. E' il 1949, e sono le ultime purghe staliniste. I nemici del giorno sono i deviazionisti, come il Maresciallo Tito, che aveva osato decidere che la Jugoslavia non aveva bisogno dell'Unione Sovietica. E a peggiorare le cose, Tito conosceva Lazlo dai tempi della Spagna e lo aveva elogiato pubblicamente. L'Ungheria doveva inviare un messaggio inequivocabile di sottomissione a Mosca: il processo a Lazlo veniva trasmesso in diretta sulla radio, e milioni di ungheresi, dentro e fuori del loro paese (fra questi ultimi, Endre), ascoltarono con stupore Laszlo Rajk che si auto-incriminava. Il "siculo" dalla parola incendiaria recitò un mea culpa abietto e monocorde. Qualcuno insinuò che gli avevano promesso che lo avrebbero messo su un aereo, insieme alla moglie e al figlio di 5 mesi, e concessa la possibilità di una nuova vita a Pechino. Si dice che quando vennero per portarlo al patibolo, capì e gridò:"Compagni, non era questo quello che mi avevate promesso!".
Quello di Rajk fu un processo celebre. Sette anni dopo, con Krusciov al potere, Lazlo venne riabilitato, e fu permesso alla vedova di recuperare il corpo. Esigé, e ottenne, un funerale pubblico. Parteciparono centomila persone. La vedova non voleva discorsi. L'AVO si dichiarò incapace di infiltrarsi e di riuscire a boicottare un evento di simile portata: i suoi più alti funzionari dissero che solo Lazlo Rajk avrebbe saputo come fare. La miccia accesa in quella dimostrazione silenziosa (la prima così numerosa in un paese comunista), sarebbe arrivata all'esplosivo solo due settimane dopo. con l'insurrezione ungherese del 1956, e con la sua sconfitta decretata dai carri armati russi, mentre l'Occidente guardava da un'altra parte, come al solito.
Passarono gli anni. Endre morì. Anche la vedova di Lazlo morì. Gorbaciov salì al potere in Russia ed annunciò la Perestroika e la Glasnost. Intanto quel bambino di cinque mesi, di nome, anche lui, Lazlo Rajk, era diventato un uomo, e si era fatto promotore della riabilitazione e dei funerali pubblici di Imre Nagy, il martire politico della rivolta del 1956. C'erano più di 300.000 persone. Questa volta i discorsi ci furono! Lo stesso giorno, il governo comunista agonizzante, aprì la sua frontiera con l'Austria, e l'Ungheria divenne il corridoio attraverso il quale i tedeschi dell'Est andavano nella Germania Ovest: il Muro aveva già cominciato a rompersi, ma mancavano ancora un paio di giorni per vedere la prima mazza sulla TV.
Seguendo il vento della storia, Lazlo Rajk si candidò alle prime elezioni dopo la caduta del Muro. Arrivò secondo. Fu sconfitto dal Forum Democratico, il partito che difende i valori reazionari e nazionalisti cui aveva aderito suo zio Endre. A tutt'oggi, sono ancora al potere. Si vantano di sapere meglio di tutti gli altri ungheresi, quello che gli ungheresi vogliono. Parlano dei magiari come gli Szekely parlavano di sé stessi.
E il vento della storia continua a soffiare, pazzo.

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