mercoledì 1 luglio 2015

Chi vince e chi perde

reazione

Reazione a catena post-nazionale
di Robert Kurz

Nel capitalismo, non sono le persone ad essere socializzate, bensì le cose morte: il denaro e le merci. Ne consegue che la percezione del mondo si restringe ad un punto; al singolo individuo, all'impresa individuale, allo Stato individuale. Ugualmente atomizzata è la coscienza del tempo. Ciò che conta è soltanto l'attualità. Tutto il resto è acqua passata, o dopo di noi il diluvio. Non si pensa rispetto all'epoca, ma nell'orizzonte di tempo del "Telegiornale". E' vero che in qualche modo siamo a conoscenza di un contesto globale complesso, soprattutto economico. Ma, quanto più si parla di "reti", tanto più i fatti appaiono isolati. Globalizzazione, va bene, ma questo non era un tema di ieri?

Dal momento che gli Stati hanno dovuto congiungere i loro pacchetti di salvataggio, dappertutto si torna ad usare di nuovo la lente nazionale. Da che il fallimento di Lehman Brothers (che cosa è stato?) ha provocato una reazione a catena, la quale ha rivelato la rete mondiale dei crediti inesigibili, questo viene considerato come un eccesso di un qualche mercato finanziari senza patria. Ci piace pensare ad un mondo di economie altamente patriottiche che si trovano sotto l'ombrello protettivo del governo e nella tranquillità di quattro mura domestiche. In realtà i medesimi flussi transnazionali delle merci e del denaro, gli stessi squilibri globali e gli stessi circuiti di deficit continuano ad essere sovvenzionati tale e quale come avveniva prima, solo che ora sono sovvenzionati dal debito pubblico, anziché dalle bolle finanziarie commerciali. E anche i fondi pubblici sono tutto meno che nazionali.

Il capitalismo viene considerato come indistruttibile e si preferisce rimuovere la globalizzazione qualitativamente nuova,  dal momento che la questione che si pone sembra essere soltanto quale fra le grandi imprese salga e quale scenda, ovvero chi sono i vincitori e chi gli sconfitti nazionali. La Cina prenderà il posto degli Stati Uniti come potenza mondiale economica e politica? Questa "grande narrazione" dei media è del tutto cieca rispetto alla realtà, dal momento che non viviamo più nel secolo degli imperi nazionali indipendenti. Le eccedenze di esportazione dalla Cina verso gli Stati Uniti, che aumentano nuovamente di mese in mese, sono finanziate per mezzo dell'inondazione di denaro della Federal Reserve americana. Inversamente, i cinesi alimentano la crescita interna promossa dallo Stato a partire dalle loro astronomiche riserve valutarie, composte principalmente da dollari. L'interdipendenza è talmente grande che se uno inciampa anche l'altro va a terra. Né individualmente, né insieme, riescono a controllare la loro inconsistente relazione.

In Europa si procede come se la crisi del debito della Grecia e degli altri candidati a vacillare fosse un problema interno che potrebbe essere dominato attraverso lo sforzo del risparmio nazionale. In realtà, il deficit dell'Unione Europea è l'altra faccia delle eccedenze di esportazioni della Germania. Se l'economia tedesca dovesse concentrarsi sul mercato interno entrerebbe immediatamente in un collasso. Finora, le misure di austerità draconiana, nel sud e nell'est dell'Europa, come del resto anche in Gran Bretagna, in gran parte non sono andate oltre le parole. Se venissero pienamente realizzate c'è da aspettarsi una recessione europea con implicazioni globali. E se la Grecia fallisce, proprio per risparmiare fino a scoppiare, le persone potranno restare ammirate di come le obbligazioni del debito pubblico greco si trovino dappertutto. La cosa non è molto diversa da com'era per i certificati di Lehman Brothers e lo stesso si può dire per i debiti pubblici inesigibili che si trovano ovunque. Il capitale è internazionale in tutte le sue forme. Se le proteste contro i programmi anti-sociali di gestione della crisi si limiteranno ad invocare in maniera miope l'indipendenza nazionale, non potranno che girare a vuoto.

- Robert Kurz - Pubblicato su "Neue Deutschland" del 27/6/2011 -

fonte: EXIT!

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