Sempre sul suo libro sulla rinuncia di Benedetto XVI ("Il mistero del male"), Agamben commenta a partire da Paolo questa caratteristica della Chiesa che è fondamentalmente una caratteristica del linguaggio e del pensiero: Cristo e l'Anticristo convivono come sostanze all'interno di una medesima entità, male e bene, coesione e implosione. L'evento messianico è quell'evento che sospende tale tensione, risolvendola sia storicamente che metafisicamente: in certo senso, l'avvento del Messia instaura la completezza dell'arco ermeneutico e, quindi, tutto avrà un senso, tutto verrà spiegato, e quella che l'impurità della miscela tra bene e male verrà eliminata.
Per fare un esempio, la narrativa di Kafka viene spesso letta - da Benjamin, Blanchot, Agamben - come se fosse una riflessione su questa impossibile completezza dell'arco ermeneutico (il morto che non riesce ad arrivare mai alla fine della scala; la porta che non si apre; il castello al quale non si riesce ad arrivare, ecc.) Un contemporaneo di Kafka, Mikhail Bulgakov (1891-1940), riesce a rompere questa incompletezza, e non lo fa attraverso la via messianica redentrice di Paolo, ma altrimenti, per mezzo della rottura dell'armonia: Satana e il suo seguito sono a Mosca, in visita, per incontrare poeti, editori, burocrati ed ogni genere di persone che cercano di vivere la propria vita in pieno regime comunista. A Bulgakov gli ci vollero quasi due anni per portare a termine Il Maestro e Margherita, dettando alla moglie le sue ultime revisioni, nel marzo del 1940, qualche settimana prima della sua morte.
L'epigrafe che pone al suo libro, Bulgakov la prende dal Faust di Goethe: « ...Dunque tu chi sei? Una parte di quella forza che vuole costantemente il Male e opera costantemente il Bene.»
Ma non è forse di questo che parla Agamben, facendo uso di Paolo e dei Padri della Chiesa? Goethe, come al solito, funziona da baricentro della tradizione, assorbendo e riconfigurando in sé infiniti strati su strati di significato: ci sarebbe una «forza» che custodisce in sé «male» e «bene»; e oltre tutto, «volere» e «operare» si trovano in intima correlazione, sebbene continuino a rimanere in tensione (è per questo che Giuda deve tradire; ecco perché Giobbe ha bisogno di soffrire, ecc.).
fonte: Um túnel no fim da luz
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