« La letteratura non promette nient’altro se non che - per quanto duramente proveremo ad avvicinarci al suo orizzonte - falliremo. Ma benché non esistano interpretazioni compiute, né ultime pagine, ritornare a un testo familiare, sia riletto sia ricordato, ci consente nuove prospettive, e il nostro “folle volo”, come Dante descrive la ricerca di Ulisse, ci condurrà sempre più vicini al significato. E come scopre Ulisse, qualunque comprensione raggiungeremo infine, non sarà quella attesa. Centinaia d’anni di parole hanno trasformato l’antica fiamma di Virgilio in una selva di significati, nessuno di questi perduto, nessuno definitivo, e può accadere che, nel momento della necessità, queste parole ritornino a salvarci, anche se soltanto momentaneamente. Le parole nascondono sempre un significato altro che ci sfugge. Ne La colonia penale, Franz Kafka immaginò una macchina che punisce i prigionieri scrivendo sul loro corpo un misterioso testo. Ed è soltanto nell’attimo che precede la fine, quando l’ago è penetrato in profondità nella carne, che il prigioniero è in grado di riconoscere la propria colpa e la ragione della punizione. »
( da: Alberto Manguel, "Una Storia Naturale Della Curiosità", Feltrinelli. )
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