venerdì 26 gennaio 2018

Cinema & Televisione

stalin

Anastasia nel paese del Soviet e Živago agente della Cia

Il Ministero della Cultura della Federazione della Russia ha vietato l'uscita del film "The Death of Stalin" [in italiano, "Morto Stalin, se ne fa un altro"], del regista britannico Armando Iannucci. Questo film, tratto da un fumetto francese, è una satira incentrata sulla lotta per il potere fra membri influenti dell'Unione Sovietica alla morte del "piccolo padre dei popoli", avvenuta nel 1953. L'uscita del film era prevista per questo giovedì 25 gennaio, ma martedì 23 il Ministero della Cultura ha bloccato il visto per la visione, dopo che una commissione ristretta in seno a quel ministero, composta da vari professionisti nell'ambito culturale e da uomini politici, aveva partecipato ad una visione privata. Fra la crema della censura ci sono la figlia del maresciallo Zhukov (uno dei personaggi del film), il regista Nikita Mikhalkov, leccapiedi fino al midollo di Putin, ed il presidente della commissione Affari esteri della Duma, Leonid Slutski.
Oltre Stalin stesso, ci sono personaggi noti del mondo sovietico, come i militari Zhukov e Rokossovsky, Leonid Brezhnev, il sinistro Beria, quello che Stalin presentò a Ribbentrop come "il capo della nostra Gestapo" al momento della firma del patto tedesco-sovietico, e poi come "il nostro Himmler" a Franklin Roosevelt a Yalta, che vengono qui resi fortemente caricaturali, cosa che è assai dispiaciuta alla piccola camarilla dei funzionari parassiti russi. «I personaggi vengono mostrati come dei buffoni idioti», ha dichiarato dopo la proiezione Pavel Pozhigailo, membro del consiglio sociale (sic!) del Ministero della Cultura, al quale sembra sia urgente spiegare che cosa sia una satira, se si tiene conto del posto che occupa.
Il film è stato presento per la prima volta lo scorso settembre al Festival di Toronto. Chiunque abbia visto il trailer, facilmente accessibile in rete, capisce in pochi secondi che si tratta di una caricatura. Il regista, è stato tuttavia costretto, durante una dichiarazione alla stampa russa, a precisare di non aver girato un documento storico, aggiungendo che i dialoghi fra i dirigenti sovietici erano un prodotto della sua fantasia (un altro termine che dovrebbe essere spiegato ai parassiti di cui sopra).
I Comunisti Russi, quelli "veri", anch'essi dei comici nel loro genere, che avevano chiesto formalmente la proibizione del film, da parte loro lo hanno ritenuto una "provocazione". Ai tempi del loro splendore, questa "provocazione" sarebbe stata definita come imperialista o controrivoluzionaria. È da dettagli come questi che possiamo vedere in che situazione ci troviamo.

stalin Živago

I telespettatori cubani, da parte loro, sono stati molto fortunati poiché hanno avuto la possibilità che alla fine venisse permesso loro, la sera di lunedì 22 gennaio 2018, di poter vedere "Il dottor Živago" sul loro piccolo schermo, solo cinquantatré anni dopo l'uscita del film di David Lean.
Attenzione però a come, dopo quasi sessant'anni di propaganda castrista, la sola autorizzata sull'isola, questa non sia stata sufficiente a fabbricare quell'uomo nuovo che fosse in grado di capire meglio di un bambino di 10 anni di che cosa si trattava, per cui la trasmissione è stata preceduta da un avvertimento solenne riguardo quelli che sono i "problemi ideologici" posti dalla pellicola, in particolar modo quello derivante dalla rappresentazione che il film dà della "Grande Rivoluzione Socialista di Ottobre" (le maiuscole sono state tratte dalla voce emozionata del presentatore), ha precisato Carlos Galiano, molto triste per il fatto di dover vedere i bolscevichi dipinti «come degli estremisti e dei fanatici, in una serie di cliché antisovietici ed anticomunisti tipici della guerra fredda».
Prima della trasmissione del film, i telespettatori cubani sono stati "informati" del fatto che era stata la CIA, nella sua guerra culturale contro l'Unione Sovietica, ad aver pagato l'accademia del Nobel svedese per assegnare il suo premio, nel 1959, a Boris Pasternak, autore del libro dal quale è stato tratto il film di David Lean. Carlos Galiano, indubbiamente emozionato per per quel momento, non ha ritenuto necessario aggiungere che ovviamente quel libro non lo si può trovare a Cuba.

fonte: Le blog de Floréal

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