Strana cosa l'amore. Ti fa fare di tutto, ed anche il contrario di tutto. Può portarti a spaccare una vetrina o ad incendiare un'automobile, allo stesso modo in cui ti può portare a cancellare le scritte sui muri o a fare la raccolta differenziata. In fondo, è sempre banale l'amore, richiede sempre attenzione. Vuole essere saputo, e vuol far sapere. Guarda che io ti amo, dice. Prendine nota! Oppure, prendi nota del fatto che non ti amo, non ti amo più, forse non ti ho mai amato. Che è poi la stessa cosa.
Così, quando giorni fa, rispetto alle reazioni amorose seguite alla distruzione amorosa del centro di Milano, ho voluto amorevolmente provvedere a rimuovere dai miei "contatti" (sì, lo so che si dice "amicizie", su fb, ma tant'è che ancora riesco a distinguere) quei "profili" che non avevano ottemperato al mio l'invito a rimuovermi a loro volta, considerata la mancanza di corrispondenza di amorosi sensi circa i fatti appena avvenuti, non pensavo che la cosa avrebbe avuto uno strascico. Del resto, "che male fa chi se ne va?", cantava Paolo Conte!
Avevo scritto che ritenevo coloro che si sentivano privati del loro diritto al "dissenso", a causa della critica delle strutture urbane e di trasporto, identici in tutto e per tutto a coloro che si sentivano privati del loro diritto al "lavoro", a causa dei migranti che sbarcano sulla sponda nord del Mediterraneo. Ora, a dirla tutta, non ritengo affatto doveroso, o foriero di chissà quali aperture di orizzonti, il comportamento di chi - magari adducendo il teorema di Brecht a proposito del grimaldello e del titolo bancario - ritiene conseguente dare il suo contributo annichilente alla critica della realtà (ivi compreso il politicismo delle passeggiate imbandierate), e non mi ci vedo vestito di nero a prendere a picconate lo schermo di un bancomat, allo stesso modo in cui, al posto dei migranti, non credo che rischierei il mare sui barconi. Ma ciò non toglie che se qualcuno ritiene di doverlo fare, e spaccare ed imbarcarsi, non mi pongo rispetto ai fatti brandendo con disinvoltura il rasoio di Occam del presunto "interesse" di una qualche categoria, cui idealmente o meno dovrei appartenere o sodalizzare. Gli interessi dei proletari e dei precari, ho sentito dire, per non parlare dell'automobile del disabile incendiata; come se la pietas per il disabile, velandoci gli occhi col pianto, dovesse naturalmente ascrivere il "disgraziato" alle "nobili" classi e categorie di cui sopra, e portarci ad auspicare che non venga privato del suo prezioso mezzo che magari potrebbe aiutarlo nella feroce concorrenza per vendere la propria forza lavoro da disabile.
Ma cosa dovrei dire a queste anime belle della "lotta di classe"? A questi contabili della partita doppia maoista della contraddizioni interne e di quelle esterne al popolo? A questi maestri del materialismo storico orfani della disciplina di partito e della sua cattiva coscienza?
Niente, ovviamente, ragion per cui ho creduto che privarmi dei loro "thread" fatti di immanenza e di analisi politicista fosse un bene sia per me che per loro. Come dire, non-amici come prima.
Mal me ne incolse! Pronta, da parte di uno di loro (che fantasmagoricamente appellerò "Marcello"), è arrivata la reiterata richiesta di amicizia, accompagnata da un "messaggio" in cui testualmente mi si interrogava: "che è successo che mi hai cancellato? non credo che tu gradisca solo le opinioni-fotocopia, almeno lo spero".
No, rispondo io - che con chi non è un amico, non importa esser maleducato - dico, guarda che è proprio il fatto che quello che non gradisco sono le "opinioni-fotocopia" (ho evitato volutamente il termine "velina"). Ché se voglio leggermi un pezzo sul "rolex", preferisco leggerlo da un giornalista di Repubblica o de Il Fatto, e non fra i miei "contatti". Poi ho cercato di chiudere il rapporto amoroso - cosa che è sempre difficile - sottolineando il fatto che il mio "profilo" era un profilo aperto, e che quindi consente a chiunque voglia interloquire, di farlo.
Apriti cielo! La successiva, e definitiva risposta, di "Marcello" che iniziava con una risata quasi lugubre, "ahahaahahah", arrivava puntuale come una buona coltellata, dal basso verso l'alto. Sarei "paranoico, autoreferenziale", privo della volontà di dialettizzarmi (per un attimo ho intravvisto il fantasma di Hegel in agguato) e privo di curiosità (!!!) e anche della "logica del dubbio metodico" (??!!??). Non mancava, poi, ovviamente, la retorica del "fra compagni" e del "non temere le posizioni altrui, se si è sicuri delle proprie", senza trascurare la complice strizzatina d'occhio del "siamo abbastanza vecchi per averne fatte tante", subito stemperata dall'immancabile medaglietta del "almeno credo anche tu". Insomma, è il mio "bisogno di riconoscimento" (che poi sarebbe "di riconoscermi") nelle posizioni altrui. Naturalmente, non c'è voluto molto, leggendo l'addio di "Marcello", prima che venissi a conoscenza del fatto che lui è "un proletario" e che di me non lo sa. E' a questo punto che viene portato a segno l'attacco, quasi il colpo segreto, il peggiore. "Anche tu dovresti essere assimilato ad un rossobruno". Pazzesco. Avevo sempre pensato che il rischio fosse quello di beccarmi di "filo-sionista" o di "filo-americano". E invece no, avrei fatto delle sparate rossobrune. Almeno, dice così "Marcello", il quale asserisce di averle ogni tanto lette. Vabbé, se lo dice "Marcello" che è ... uomo d'onore e che, soprattutto, mi ama. Del resto, se non mi amasse, perché mai dovrebbe, alla fine darmi un consiglio? Considerato anche che è sicurò che non l'ascolterò. Regalare un consiglio sicuramente inascoltato; questo sì che è amore!!!
Il consiglio è quello di andare a "cercarmi il nemico" dove davvero starebbe: fra i fascisti, i piccoloborghesi, i razzisti. E che gli dico a "Marcello"?!? Gli parlo di soggetto automatico e del feticismo della merce, del lavoro, del denaro? Gli dico che il nemico è il capitalismo, e che il problema non sono affatto quelli che ha nominato, i quali perseguono i medesimi interessi che in fondo persegue lui, e quelli i cui interessi lui vorrebbe difendere, interessi che sono gli stessi dei fascisti, dei piccolo borghesi e dei razzisti. Che quelli che dice lui, ed altri, hanno la responsabilità della sofferenza e del dolore, certo, e ci sono cose che si pagano, che si devono pagare. Ma non sono loro il "nemico", e quindi i miei nemici non sono i suoi nemici. Ma a che servirebbe dirglielo? Dovrei togliergli il nemico, dopo che gli ho tolto l'amore (per non parlare dell'automobile)?!? Non sia mai!
Del resto "Marcello" è gentile con me. Mi lascia, facendomi "un grande in bocca al lupo", e salutandomi senza dispiacere, perché sono uno che fa "il presuntuoso che apprezza i like ma leva i contatti quando non approva più le cose che quelli che mettevano i like ogni tanto dicono." Ovviamente, detto questo, ritira la sua nuova "richiesta di amicizia" e mi "blocca", di modo che io e lui non ci si possa più vedere a vicenda su facebook, e, ovviamente, di modo che io non possa più rispondere al suo "ultimo messaggio" d'amore. Aveva ragione Gaber, quando diceva: "Mi ha lasciato. L'ha fatto cinque minuti prima che la lasciassi io. L'avrei ammazzata!"
Solo un blog (qualunque cosa esso possa voler dire). Niente di più, niente di meno!
martedì 12 maggio 2015
L'amore ai tempi di Facebook
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1 commento:
In fondo gli hai risposto qui sapendo che, quasi sicuramente, sarebbe venuto a leggere.
Il termine amicizia, in fb, è usato a sproposito, come lo è spesso nella realtà. Quindi direi che è rappresentativo del tipo di superficialità, che è richiesta oggi, nei rapporti con gli altri esseri umani.
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