L'uguaglianza dei sessi nel Paleolitico "dimostrata"... per mezzo di un modello matematico!
di Christophe Darmangeat
«I primi uomini e donne erano uguali, affermano gli scienziati»: è con questo titolo assai poco cauto che il giornale inglese The Guardian ha recensito una recente pubblicazione dell'antropologo Mark Dyble... ed ha suscitato la mia curiosità.
In effetti, non si può fare a meno di chiedersi attraverso quale metodo, alla fine, si sarebbe arrivati ad una conoscenza così certa circa i rapporti fra i sessi nella lontana preistoria - anche perché si può avere qualche motivo per supporre i rapporti in questione abbastanza distanti da come li descrive il Guardian. Ragion per cui sono andato a dare un'attenta occhiata all'articolo di Mark Dyble.
Sono in tutto e per tutto... quattro pagine, che comprendono un buon numero di schemi. In altre parole, la proposta è concisa, e non si può certo rimanere imbarazzati per i dettagli. In realtà, l'articolo presenta il risultato di un modello matematico che ambisce a sollevare un paradosso: la preferenza, manifestata dagli individui nelle società di cacciatori-raccoglitori, a vivere con i loro parenti più prossimi, piuttosto che con degli individui geneticamente distanti, contraddice la composizione relativamente fluida ed eterogenea dei gruppi locali di tali cacciatori-raccoglitori.
Fin qui, non c'è molto da dire: il modello sembra fornire una spiegazione soddisfacente di un certo numeri di dati osservati. Il problema nasce quando l'autore dello studio, prima seguito e poi superato da dei giornalisti desiderosi di vendere giornali, trae da tutto questo delle conclusioni generali molto audaci.
Primo scivolone: secondo l'articolo originale, si può «supporre che i cacciatori-raccoglitori attualmente esistenti vivano in delle strutture sociali che assomigliano a quelle degli ominidi del passato ». Lungi da me voler contestare qualunque verità ci sia in quest'affermazione, ma credo valga la pena domandarsi quali cacciatori-raccoglitori riflettano il passato, e fino a che punto. Ora, gli Agta (N.d.T.: gli Agta sono un gruppo etnico dell'isola di Luzon, nelle Filippine) sono precisamente dei cacciatori-raccoglitori di un genere molto particolare, in quanto vivono praticando degli scambi regolari e molto intensivi con le popolazioni di agricoltori che li circondano - è altresì la sola popolazione al mondo di cacciatori-raccoglitori nella quale anche le donne cacciano con l'arco (conosco meno bene i BaYaka [N.d.T.: pigmei dell'Africa Centrale], ma sono pressoché sicuro che si trovano in una situazione simile). Quindi, in entrambi i casi, la rappresentatività di questi popoli in rapporto ai loro equivalenti del Paleolitico meriterebbe quanto meno di essere qualificata.
Ed è qui che si arriva al secondo scivolone (che appare più come un doppio salto mortale): che consiste, a spregio di ogni dato etnografico, nell'attribuire per omissione a tutto l'insieme dei cacciatori-raccoglitori attuali le caratteristiche degli Agta e dei BaYaka e, a partire da questo, costruire un ragionamento che spiega perché le cose devono essere quelle che esse sono - o, più esattamente, quello che si suppone siano.
Così, non solo l'uguaglianza dei sessi diviene una virtù condivisa da tutti i cacciatori-raccoglitori (e non ci viene nemmeno risparmiato il classico, ma insostenibile, scenario che data la comparsa del dominio maschile nel Neolitico), ma essa si accompagna alla monogamia - anche se molti popoli di cacciatori-raccoglitori, a cominciare dagli aborigeni australiani, erano poligami! Alcuni argomenti estratti dall'evoluzione biologica bastano per sentenziare che «Il bisogno di un investimento biparentale lascia presagire una maggiore uguaglianza dei sessi, che si riflette nell'elevata frequenza della monogamia e nel modello riproduttivo dei cacciatori-raccoglitori maschi.» E se questo bel ragionamento contraddice ampiamente la realtà osservata, è senza dubbio la realtà ad avere torto.
Quindi, la tesi ignora deliberatamente gli innumerevoli cacciatori-raccoglitori che non erano monogami o che opprimevano le donne - più spesso, le due cose insieme. Senza dubbio si potrebbe sostenere (sebbene non vedo come) che questi altri cacciatori-raccoglitori, per quanto numerosi possano essere, sono meno rappresentativi del passato di quanto lo sono gli Agta. E ancora una volta bisognerebbe fare lo sforzo di argomentare in tal senso, e non accontentarsi di mettere la polvere sotto il tappeto, sperando che nessuno se ne accorga.
Poscritto: la settimana successiva, un altro giornalista del Guardian, a sua volta, ricamava intorno alla discussione sulla famiglia primitiva. Di passaggio, parlava del lavoro rivoluzionario di Lewis Morgan scrivendone che aveva studiato gli Irochesi, una popolazione di "cacciatori-raccoglitori" che "vivevano in grandi nuclei familiari basati su delle relazioni poligame, nelle quali gli uomini e le donne erano largamente uguali." Ora, tanto per cominciare, gli Irochesi non erano affatto dei cacciatori-raccoglitori, bensì dei coltivatori. Inoltre, ecco in quali termini Morgan parlava della pretesa poligamia degli Irochesi: "l'adulterio veniva punito con la frusta; ma la punizione veniva inflitta solo alle donne, che venivano considerate come le uniche colpevoli." (Lewis Morgan - League of the Ho-de-No-see, 1851, vol. 1, p. 322).
- Christophe Darmangeat -
Nessun commento:
Posta un commento