La doppia svalorizzazione
di Robert Kurz
Qual è la causa più profonda della crisi economica? Si dice, frequentemente, che il valore prodotto non può essere realizzato a causa della caduta del potere di acquisto. Ma perché c'è così poco potere d'acquisto? Perché, in realtà, si produce molto poco valore e, perciò, i salari sono troppo bassi. E perché si produce così poco valore? Perché la concorrenza sul mercato mondiale, a causa dello sviluppo tecnologico e dei programmi di riduzione dei costi dell'economia d'impresa, rende superflua troppa forza lavoro. Ma è proprio la forza lavoro, come parte integrante del capitale, la sola che produce nuovo valore. In tale misura, lo spreco di forza lavoro non si può ridurre ad essere solo un problema per le persone colpite dalla disoccupazione, ma è anche un problema per il sistema capitalista.
La crisi, pertanto, comincia come svalorizzazione del lavoro. Ma se, con sempre meno forza lavoro, si producono sempre più merci, anche il valore di queste merci diminuisce. Ed essendoci meno valore da essere distribuito, a causa della concorrenza si crea un'eccedenza della capacità di produzione. Inoltre, anche le merci vengono svalorizzate. Sempre più imprese falliscono o devono chiudere delle fabbriche, il cui capitale reale (mezzi di produzione) soccombe anch'esso alla svalorizzazione. Non essendoci nuovi prodotti che possano mobilitare masse di forza lavoro, la crisi innesca una spirale di svalorizzazione.
In realtà, oggi ci troviamo di fronte ad un processo di svalorizzazione che è analogo in tutto il mondo. Ma la crisi si è venuta accumulando. Bolle di indebitamento e di finanziarizzazione sembrano poter produrre perpetuamente nuovo valore, anche senza l'utilizzo di forza lavoro. Dal momento che il capitale monetario, in gran parte "senza impiego", ha cominciato a svalorizzarsi attraverso il crack finanziario e la crisi del debito, le banche centrali hanno cominciato ad intasare le strade navigabili. In tutto il mondo, esse iniettano nel sistema bancario, denaro creato dal nulla per periodi sempre più lunghi. La Banca Centrale Europea (BCE) ha aumentato il periodo dei prestiti da un massimo di tre mesi, di prima, fino ad un anno, per poi portarlo a tre anni, e da questo periodo allargato è arrivata a distribuire alle banche più di un miliardo di euro in due rate per trimestre. La maggior parte di questo denaro si sta nascondendo alla svalorizzazione della massa dei crediti manipolati, mantenendo così a galla i bilanci delle banche e delle grandi imprese in difficoltà, mentre viene usato per far salire il prezzo delle azioni. In tal modo è stato creato un enorme potenziale di inflazione che, per ora, rimane a livello di sovrastruttura finanziaria.
Dall'altro lato, questo livello di contenimento della svalorizzazione dei debiti e dei valori immobiliari non è sufficiente, da sé solo, a poter ritardare la svalutazione del componente reale del capitale. Nell'Unione Europea (UE) la disoccupazione ha raggiunto il livello più alto dalla fine della seconda guerra mondiale. L'economia degli Stati indebitati è in rovina e minaccia di trascinare con sé la situazione economica mondiale. Fallimenti di grandi dimensioni, come quello della rete di drogherie Schlecker (17.000 negozi) annunciano un nuovo focolaio di svalutazione del capitale reale. L'industria automobilistica francese è tutta sul filo del rasoio, in Germania l'Opel si trova un'altra volta col fiato corto.
Ma dopo che l'inondazione di denaro da parte delle banche centrali, ben oltre il saldo dei bilanci, si trasformerà in domanda reale, allora si risveglierà il potenziale dell'inflazione. Così come la crisi è andata sviluppandosi per così tanto tempo, può anche avvenire, per la prima volta nella storia del capitalismo, una svalorizzazione simultanea del denaro in sé e di gran parte del capitale (merci, mezzi di produzione, forza lavoro). Tale svalorizzazione doppia significherebbe il presentarsi del fallimento storico del 'modo di produzione basato sul valore' (Marx) nel suo complesso, in quanto non riesce a servire da supporto a nessuna riproduzione sociale.
- Robert Kurz - Pubblicato su "Neues Deutschland", 05.03.2012 -
fonte EXIT!
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