sabato 19 luglio 2014

Sopra il suo corpo morto

sangue

Ragione sanguinosa
20 tesi contro il cosiddetto Illuminismo e i "valori occidentali"
di Robert Kurz

12.
La forma del pensiero e dell'acquisizione della conoscenza, tanto dei "pragmatici" quanto dei teorici contemplativi, è la logica dell'identità. In questa logica, in termini pratici, il mondo, la natura, così come la società e tutti i suoi membri, sono assimilati all'astrazione del valore, essendo stati resi compatibili con esso e, in questa stessa misura, resi uguali al valore. Quest'approccio, già di per sé distruttivo, per così dire configura una "intenzione oggettiva", cioè un'inversione che, a sua volta, si riferisce al paradosso fondamentale della relazione sociale, nella misura in cui le intenzioni degli individui e delle istituzioni si incontrano preformati dalla forma di percezione e di attuazione che è loro propria, ben prima di ogni intenzione "soggettiva". Nel processo di valorizzazione che agisce su sé stesso (processo del lavoro, processo della circolazione, ritorno del capitale finanziario moltiplicato per sé stesso), il soggetto del valore stende le qualità di segno diverso sul letto di Procuste dell'astrazione del valore. Tutto e niente, dalla materia più grezza fino alle emozioni dell'anima, si trovano assoggettati a questo processo di identificazione pratica, secondo la sola ed unica caratteristica di quest'astrazione reale.
Il risultato è un'economicizzazione sempre crescente, ed un trattamento del mondo in funzione del processo di astrazione del valore, che viene solo allineato, ed in molti casi incrementato, dalle ideologie apparentemente contrastanti della mistificazione e dell'estetizzazione. Si presuppone che anche il processo di consumo, in quanto riproduzione materiale della vita, debba sottomettersi nella maggior misura possibile a questa forma ed adeguarsi ad essa, mentre quei momenti che non riescono in nessun modo a rientrare in essa, quei momenti che invariabilmente costituiscono il rovescio della forma e, in nessun modo, un mero "riposo", vengono riferiti alla separazione (delle connotazioni sessuali). Tuttavia, il soggetto della separazione - "femminile" in termini di storia sociale -, le donne della rovina della storia, in quanto battaglione di rammendo della socializzazione del valore e delle devastazioni da questa causate, proprio grazie alle "virtù femminili", non possono fermare la catastrofe costituita dalla forma valore, né possono superare i suoi imperativi, proprio perché esso stesso costituisce la figura, simmetricamente invertita, negativamente identica al soggetto "maschile" del valore; essendo stata costituita insieme a questo soggetto.
La stessa cosa vale, da parte sua, per la cultura pre-moderna, esclusa in modo razzista, o per le sue repliche ideologiche. Il "buon selvaggio" che da Rousseau popola il pensiero illuminista - un fantasma che è la proiezione del presentimento dei contenuti distruttivi della filosofia illuminista - incarna ancor meno un potenziale per il superamento della Modernità produttrice di merci. Le reali relazioni pre-moderne di feticcio non erano migliori di quelle moderne, né sono capaci di apportare la minima indicazione su come la furia assassina della socializzazione del valore possa esser fermata. Ancora molto meno potenziale emancipatore si trova nella costruzione meramente ideologica di un passato idealizzato o nelle culture extra-europee che, dopo secoli di una storia di imposizioni da parte del capitalismo, possono solo essere delle caricature della socializzazione del valore e della corrispondente soggettività.
13.
L'impulso interiore del movimento di valorizzazione, in quanto processo storico, consiste nell'arrivare all'autosufficienza assoluta della vuota astrazione formale, maltrattando, di conseguenza, gli oggetti del mondo per il tempo necessario a farli sparire dentro il vuoto di questa forma - ossia, per mezzo dell'annichilimento del mondo. Così si stabilisce la pulsione di morte del soggetto illuminista e della sua razionalità, caratterizzata dalla logica identitaria e dalla separazione che si dispiega attraverso la storia della modernizzazione. Questa pulsione di morte si dirige ugualmente contro il principio del separato, connotato come "femminile", nonostante che proprio questo configuri la forma di mantenimento negativa del sistema. Come la pretesa totalitaria del forma valore può solo essere rappresentata al prezzo della separazione, ossia, della (ammessa) "incompletezza" e della mancata autosufficienza nel mondo fisico e sociale, così l'impulso totalitario deve finire per volgersi contro la capacità di riproduzione del proprio sistema. L'impossibilità logica della forma del valore totale, l'impossibilità della perfetta desenzualizzazione e asocialità, diventa pratica di annichilimento del mondo e di sé stessa.
Al pratico economicismo totalitario della forma vuota, corrisponde la politica, in primo luogo, come la sua forma di imposizione enfatica (raddoppiatasi a partire dalla Rivoluzione francese), che si cristallizza sotto la forma dell'amministrazione della relazione di valore (amministrazione della crisi), per finire come forma di coscienza della moderna pulsione di morte, come forma dell'annichilimento e dell'auto-annientamento dentro i processi di decomposizione del sistema produttore di merci.
La stessa forma di pensiero e di conoscenza si riproduce nella riflessione teorica contemplativa, in quanto logica concettuale identitaria, riflessiva. Come i "pragmatici" dell'illuminismo borghese, strutturalmente maschi e bianchi, si sforzano di maltrattare il mondo, in termini pratici, in modo totalitario, così i teorici contemplativi corrispondenti cercano di coprire concettualmente il mondo, in un modo non meno totalitario. Come nella pratica, anche nel pensiero riflessivo tutto quello che non trova posto nel concetto identificatore (sotto il prisma dell'astrazione del valore), o viene soppresso, o viene separato. Il teorico contemplativo, in quanto soggetto del valore, si riflette in modo narcisistico ed autistico nel mondo, nei cui oggetti torna sempre a riconoscersi e ad adorarsi, nella sua esistenza astraente e permanentemente separatrice.
Si presuppone che il mondo sia inserito nella totalità del valore senza che ne rimanga fuori nessuna parte, dovendo essere suscettibile di venire rappresentato oppure, se no, di essere puramente e semplicemente capovolto. Da qui, l'esigenza dell'assoluta e positiva inequivocabilità e "deducibilità" concettuale (pensiero sistemico positivo). Tanto alla logica identitaria pratica, quanto a quella teorica, corrisponde la tendenza all'assenza di relazioni (sia sociali che erotiche) e l'incapacità riguardo le stesse, come riflesso della tendenza dell'astrazione del valore all'autosufficienza sotto forma vuota. Anche il teorico contemplativo, nell'ambito della logica identitaria, più difficile da decifrare, riesce a prendere posto dentro la pelle del valore, come qualsiasi altro individuo. Per affrontare i problemi che si profilano, e che servono proprio a quelle ideologie di mistificazione e di estetizzazione, nelle quali il soggetto della conoscenza, bianco e "maschilmente" esperto nella logica identitaria, può rifugiarsi e dedicarsi all'auto-erotismo, in caso di necessità.
14.
Nel romanticismo, nella filosofia della vita, nell'esistenzialismo e nei suoi diversi derivati, l'irrazionalità repressiva e distruttiva della relazione di separazione del valore, si manifesta in forma immediata anche dal lato del soggetto del valore, però facendolo sotto le forme corrispondenti. Mentre i momenti separati della sensualità, dell'emotività, del "curare maternamente" - impossibili da economicizzare per mancanza di rappresentabilità sotto la forma del valore ( o se ci si riesce, avviene solo al prezzo di attriti catastrofici nell'area della riproduzione associata ad essi, ecc.) -, i quali momenti non trovano posto nella forma del valore, vengono presentati come irrazionalità "femminile", naturale, impossibile da comprendere concettualmente (e, in ultima istanza, da eliminare), in opposizione al soggetto indurito del valore; questo soggetto della razionalità definita dal valore si naturalizza e si irrazionalizza rispetto a sé stesso nelle ideologie soggettiviste, ma solo in forma compensatoria. La razionalità astratta dà luogo, senza preavviso, ad un'irrazionalità ugualmente astratta; diventando chiara l'identità della razionalità borghese con la follia oggettiva.
Con l'abolizione romantico-esistenzialista dell'irrazionalità, il soggetto del valore non si smentisce; scopre, di conseguenza, in sé, il lato "femminile", sensuale, ma solo sotto la forma di un'immaginazione di morte e di massacro, così come essa si è formata fin dalle sue origini di "rivoluzione militare", avvenuta agli inizi della modernità, con il "culto dei cannoni", sviluppando il rapporto con il mondo sensuale come una logica astratta di annichilimento che si oggettivizza nella pulsione di morte della forma del soggetto determinata dal valore. Il culto romantico del frammento, è il culto delle rovine del mondo devastato dal valore, perciò non si oppone al totalitarismo della logica dell'identità, ma è piuttosto il suo riflesso sul mondo dei sensi. Il soggetto del valore illuminista è "sensuale" solo se, in senso figurato o letterale, spiana il mondo e avanza in mezzo a fiumi di sangue che gli arrivano fino alle ginocchia. Tale sensualità negativa è essa stessa astratta, nella misura in cui in essa manifesta, in forma immediata, periodicamente e secondo gradi storicamente crescenti, la pulsione di morte del soggetto del valore, che cerca di completare il mondo sotto la forma vuota della sua astrazione reale.
L'amore romantico, nella sua accezione maschile, preferisce il suo oggetto sotto forma di un cadavere ripescato dall'acqua (Ofelia). A tal riguardo, la storica letteraria Elisabeth Bronfen, a cominciare dagli anni 90, ha redatto un'estesa monografia ("Over Her Dead Body: Death, Femininity and the Aesthetic"). Nelle ideologie del "sangue e suolo", quest'irrazionalità assume la forma del concetto di razionalità; è nei campi di battaglia della storia della modernizzazione, che questa sensualità negativa, astratta, trova sé stessa; nell'abbraccio amoroso fra uomo e uomo, tra i soggetti del valore che si trafiggono a vicenda con le loro baionette, come nella romanticizzazione dei deliri sanguinari delle grandi guerre industrializzate del XX secolo (Ernst Jünger).
Come la separazione dei momenti di riproduzione definiti come "femminili" - imprescindibili però sempre, di nuovo ed ogni  volta, brutalmente trascurati, limitati o distrutti senza nessun indugio - non mette in discussione il soggetto del valore distruttivo, ma piuttosto lo rende possibile mentre la pulsione di morte non si è compiuta; così l'irrazionale ideologia esistenziale e negativa - sanguinosa sensualità della mascolinità dell'illuminismo che si incammina verso il romanticismo -  tanto meno supera questo soggetto, portandolo a manifestare, preferibilmente, la sua essenza distruttrice.
E' nel periodico attacco di febbre dei pragmatici illuminati e razionali e degli stessi teorici contemplativi, illuminati e razionali, che si vede l'irrazionalità di questa razionalità. Si tratta di Kant allo stato sensuale, cioè dell'annichilimento di tutto ciò che è vivo e che non può inserirsi nell'astrazione del valore. In tutto questo si pone in evidenza l'identità negativa, polare, tra la Modernità borghese e la (apparente) anti-Modernità borghese. E, in effetti, è solo in questa identità immediata tra la razionalità e l'annichilimento sotto la forma del valore che il pragmatico può coincidere con il pensatore. L'unità borghese tra la teoria e la pratica è il campo di sterminio, l'esplosione nucleare, il bombardamento di un'intera regione. E' in questo che consiste l'occulto denominatore comune tra Kant, Hitler e Habermas, tra l'ideologia tedesca ed il pragmatismo degli Stati Uniti, tra la libertà compulsiva dei liberali e l'autoritarismo totalitario. Nonostante tutte le differenze storiche nella storia dell'imposizione della socializzazione del valore, questo denominatore comune diventa visibile nelle grandi crisi e, soprattutto, nei limiti del sistema. E, in tal senso, conviene pensarlo insieme a quello con cui è unito.

- (continua …) -                                                                                        - Robert Kurz -

fonte: EXIT!

Nessun commento: