Note di lettura
Capitolo 2. I presupposti del marxismo tradizionale
Moishe Postone - Tempo, lavoro e dominio sociale. Una reinterpretazione della teoria critica di Marx -
(Avvertenza: Le pagine del capitolo "Lavoro e totalità: Hegel e Marx", non vengono qui riassunte)
1. Valore e lavoro: sul carattere sociale nel capitalismo
Il valore per il marxismo tradizionale: interdipendenza indiretta, distribuzione e legge dell'equilibrio generale
In questa sotto-parte, Postone attacca la critica de "l'interpretazione tradizionale del valore" (pag.76), che comprende l'insieme del pensiero marxista che critica il capitalismo dal punto di vista del lavoro nei termini del rapporto sociale inscritto nelle classi, nella proprietà privato e nel mercato (si possono mettere in questa categoria degli autori assai diversi, da quelli del marxismo ortodosso a quelli delle diverse correnti eterodosso, compresi i marxisti dell'estrema sinistra).
a. - Per questi autori caratteristici del marxismo tradizionale:
- la forma dei rapporti sociali (l'interdipendenza sociale) nel capitalismo funziona indirettamente
- il valore è la forma esteriore assunta da questa interdipendenza nascosta
- essa esprime un modo indiretto di distribuzione sociale del lavoro e dei suoi prodotti
- nell'immagine del marxismo tradizionale tutte le tendenze si confondono, il valore viene perciò inteso in termini di mercato, esso è una categoria della distribuzione, è l'espressione di un modo di distribuzione non cosciente automatico, mediato dal mercato
- Quella che è una caratteristica del capitalismo, viene colto come un modo di distribuzione
- Quello che qui è essenziale, mostra Postone, è che "il modo secondo cui si effettua la distribuzione è il nucleo critico essenziale di questa interpretazione (pag.76)
- Peggio ancora: a partire da questa comprensione del valore, la legge del valore finisce perfino per venire interpretata come la "legge dell'equilibrio generale" di cui parla l'economia politica.
Il valore per Postone dev'essere compreso al di qua della distribuzione: una forma specifica di ricchezza
- Certo, il valore può essere interpretato come categoria di distribuzione, ma "Marx non analizza solo come viene effettuata la distribuzione, ma anche ciò che viene distribuito" (pag.76)
- In realtà, l'interpretazione tradizionale del valore, "non vede opposizione" tra valore e ricchezza materiale
- Marx, in effetti, nei Gundrisse, distingue due forme di ricchezza
- Nella modernità, ciò che viene distribuito è il valore in quanto forma storica della ricchezza legata al capitalismo, e non la ricchezza materiale
Digressione sui diversi modi di distribuzione del valore: una possibile base per interpretare l'Unione Sovietica
- Postone non esclude che il valore possa essere "realizzato all'apparire di un modo particolare di distribuzione [il mercato], ma il valore rimane
prigioniero di questo modo di distribuzione. Una volta che si completamente stabilizzato socialmente, può essere distribuito in maniere diverse".(pag.76)
- Postone fornisce esplicitamente a più riprese dei modi per interpretare la realtà sovietica del XX secolo, al di là dell'interpretazione classica
fornita dall'ultra-sinistra solo in termini di sfruttamento del plus-lavoro da parte di una "classe burocratica" (Kurz dà anche un'interpretazione
dell'URSS che va al di là di queste interpretazioni classiche).
- Così, "non esiste un'opposizione logica necessaria tra valore e pianificazione. L'esistenza della pianificazione non significa assenza del valore;
questo può venire distribuito per mezzo della pianificazione" (pag.76)
Una comprensione erronea del carattere sociale del lavoro
- In questa visione
- Nelle società pre-capitaliste tutto il lavoro è direttamente sociale
- Nel capitalismo, nelle condizioni della proprietà privata, il lavoro non ha direttamente un carattere sociale
- Nel capitalismo, non è dal lavoro che proviene il suo carattere sociale, tale carattere sociale non proviene dal lavoro in sé, il carattere sociale viene dato
estrinsecamente, al lavoro, è il mercato che dà il suo carattere sociale al lavoro
- come qualcosa di contingente, di artificiale e storico che dall'esterno si somma al lavoro
- Postone denuncia qui l'utilizzo, da parte del marxismo tradizionale, di un "concetto indifferenziato di 'sociale'" (pag.79)
- Si riduce questo carattere sociale solo al modo in cui viene distribuito
- E si oppone sociale e privato, riferendo il privato al capitalismo e il sociale al pre-capitalismo
- Non si comprende il lavoro capitalista come sia privato che sociale, non si prendono questi due termini in un'unità, come le due facce
intrinseche del lavoro in quanto tale. Il carattere sociale diventa estrinseco
- Postone, nella seconda parte della sua opera, teorizzerà un altro carattere sociale del lavoro
Privato/sociale: Questa comprensione determina un modo erroneo di pensare l'emancipazione
- si supera una forma mediata con una forma non-mediata, diretta, si promuove l'immediatezza sociale
- Cioè a dire, il lavoro può essere realizzato direttamente, senza il mercato, che è il suo carattere sociale
- Si critica il carattere privato e indirettamente sociale del lavoro, in nome del carattere immediatamente sociale del lavoro
- Si critica qui il suo falso carattere sociale dato dal mercato, in nome del suo "vero" carattere sociale
- Si criticano dei rapporti indiretti (forme fenomeniche del lavoro) in nome dei rapporti diretti (essenza del lavoro in maniera trans-storica)
- Si tratta "l'opposizione del sociale e del privato come un'opposizione tra ciò che è potenzialmente non capitalista e ciò che è specifico al
capitalismo" (pag.79)
Privato e sociale, due facce di un lavoro che è immediatamente sociale nel capitalismo
- Su tale questione della natura del carattere sociale del lavoro, c'è un errore di interpretazione
1.a - privato e sociale sono "due momenti del lavoro sotto il capitalismo" (pag.79)
- Privato/sociale, "Marx tratta l'opposizione stessa, e ciascuno dei suoi due termini, come tipicamente caratteristica del lavoro sotto il capitalismo e della società capitalista" (pag.79)
- "L'opposizione tra lavoro privato e lavoro direttamente sociale è quella di due termini unilaterali che si completano e dipendono l'uno dall'altro"(pag.79)
- Così, Marx coglie il lavoro come sia privato che sociale, cosa che ci rimanda al doppio carattere del lavoro determinato dalla merce:
- al contempo è il lavoro del lavoratore isolato
- ma questo stesso lavoro "prende la forma della generalità astratta"
a. E questa forma è direttamente o immediatamente sociale, al contrario di quel che dice la concezione tradizionale del carattere sociale del lavoro nel capitalismo
- Dunque, in realtà è il lavoro sotto il capitalismo che ha un carattere direttamente sociale e questo esiste solo nel quadro sociale segnato
dall'esistenza del lavoro privato.
Inoltre, per Postone
- "Il carattere immediatamente sociale del lavoro sotto il capitalismo si trova al cuore di questa società" (pag.79)
- E' esso a trovarsi alla base di un processo per il quale ricchezza e potere si sviluppano a scapito degli individui
Postone contesta perciò il "concetto indifferenziato del 'sociale'" del marxismo tradizionale perché per esso il carattere sociale del lavoro rinvia, in Marx, ad una "forma particolare della vita sociale".
- Il sociale non si riferisce affatto a ciò che non è capitalista nel lavoro.
- C'è qui, secondo Postone, una "notevole opposizione", una "differenza di fondo" tra il marxismo tradizionale e Marx
- "Lo scopo principale del nostro lavoro consisterà nello sviluppare questa differenza di fondo, analizzando la concezione marxiana della dimensione
direttamente sociale del lavoro sotto il capitalismo". (pag.80)
Riassumendo:
- Marx non critica la dimensione privata del lavoro (il modo atomizzato dell'esistenza sociale individuale) dal punto di vista del carattere sociale,
della collettività.
- Al contrario, la critica considera il capitalismo come opposizione interna fra gli individui isolati e la collettività sociale.
- "Si concentra su ciascuno dei due termini; sostiene che questi termini sono strutturalmente legati fra di loro, e che costituiscono un'opposizione
specifica al capitalismo" (pag.81)
- "In realtà è una critica del lavoro privato e del lavoro direttamente sociale in quanto termini complementari ed unilaterali di un'opposizione essenziale che caratterizza la società capitalista" (pag.81)
- Il punto di vista della critica non è il sociale contro il privato, ma il superamento dei due termini grazie all'idea di "individuo sociale".
Marx non critica la mediazione sociale in sé in nome dell'immediatezza
- E' inappropriato considerare i rapporti sociali sia come diretti che come indiretti.
- In realtà, Marx non critica l'idea in sé che si debba avere una mediazione sociale dei rapporti sociali, come se cercasse un'immediatezza sociale.
- Si tratta di "una critica della natura della mediazione sociale sotto il capitalismo, e non di una critica del fatto che i rapporti sociali sono mediati.
L'interdipendenza sociale è sempre mediata. Ciò che caratterizza una società, è il carattere specifico di tale mediazione, è il carattere specifico dei
rapporti sociali" (pag.81)
- E l'analisi di Marx è una critica dei rapporti sociali mediati dal lavoro.
2. Ricardo e Marx
Assimilazione legge del valore=mercato=Mano invisibile della concorrenza
- Per il marxismo tradizionale, la teoria del valore di Marx è essenzialmente simile a quella dell'economia politica classica
- Postone contesta una simile assimilazione
- In Marx, la teoria critica del valore non è "fondamentalmente simile nella sua struttura a quella dell'economia politica classica". (pag.88)
- bisogna tornare a porre completamente la questione della "differenza tra l'economia politica classica e la critica dell'economia politica fatta da Marx"
- Postone parte dall'interpretazione della legge del valore, sintomatica del marxismo tradizionale
- un principio regge il rapporto di scambio fra tutte le merci, compresa la forza lavoro
- esso ripartisce il lavoro in rami e distribuisce i prodotti alle classi
- una categoria del mercato
- il capitalismo viene interpretato come "un sistema di regolamentazione sociale non cosciente", automatico
- esplicitamente o implicitamente, "questa legge è fondamentalmente identica alla 'mano invisibile' [le forze concorrenziali descritte da]
Adam Smith".
Lo status dell'analisi di Marx secondo il marxismo tradizionale: un perfezionamento di Ricardo grazie alla teoria dello sfruttamento del plusvalore
- Il marxismo tradizionale riprende la critica formulata dall'economia politica che attaccava, nel XVII secolo, gli interessi dei proprietari terrieri,
classe improduttiva, perché i soli fattori attivi nella produzione venivano identificati nel lavoro e nel capitale, e non nella rendita finanziaria.
- Per il marxismo tradizionale, si tratta di riprendere la teoria classica dell'economia politica per ritorcerla contro la borghesia
- Si spiega allora che Marx, accettando in tutto le loro teorie precedenti, va al di là dei ricardiani
- per il fatto che spiega la vera sorgente del profitto, che non è la proprietà, ma il lavoro
- La classe improduttiva diventa allora la borghesia, parassitaria perché non è essa quella che, con il suo lavoro, è la vera fonte del profitto.
- In questa interpretazione, il concetto centrale è quello del plusvalore
- La teoria del valore-lavoro elaborata da Marx demistifica ( o "defeticizza") il capitalismo, rivelando che il lavoro è la vera fonte della
ricchezza sociale
- Questa ricchezza viene distribuita in maniera "automatica" dal mercato e viene accaparrata dalla classe capitalista. Di conseguenza, la vera
forza della critica di Marx è quella di svelare, dietro l'apparenza dello scambio di equivalenti, l'esistenza dello sfruttamento di classe.
- e per denunciare le classi improduttive (borghesia) in nome delle classi produttive, si parte da un'analisi della struttura delle classi.
- La dominazione sociale diretta viene definita in termini di dominio di classe, il quale, in cambio si radica nella "proprietà privata della
terra e del capitale".
- Il mercato e la proprietà privata dei mezzi di produzione vengono considerati come i rapporti di produzione capitalista essenziali, rapporti
che sono espressi dalle categorie di valore e di plusvalore.
- PROBLEMA: "Le categorie di valore e di plusvalore non vengono interpretate in quanto categorie di forme particolari di ricchezza e di lavoro" (pag.87)
- Il marxismo tradizionale situa così la differenza fra Marx e l'economia politica classica nella teoria del plusvalore, pur condividendo le teorie del
valore e della legge del valore.
CITAZIONE: "Secondo questa interpretazione, assai largamente condivisa, la teoria del valore di Marx è essenzialmente una versione più raffinata e più coerente della teoria del valore-lavoro di Ricardo" (p.84). Marx "prende il sopravvento", affina, prosegue, delucida, completa.
- Mostrando che l'apporto di Marx è giusto quello di aver mostrato l'origine del profitto, per il marxismo tradizionale, lo status
dell'analisi di Marx è quello di un'economia politica critica, e non quello di una critica dell'economia politica.
Status delle categorie iniziali ne Il Capitale
- Per il marxismo tradizionale, le categorie (merce, lavoro astratto, valore) delle quali Marx comincia la sua critica nel libro I
- non corrispondono che alle società pre-capitaliste
- sono applicabili ad un'economia di scambio pre-capitalista di piccoli proprietari indipendenti.
- da esse deriva la circolazione semplice
- Lo status dato a questo passaggio allora non è altro
- che un'introduzione alla critica, che prepara la "vera critica", quella che va al di là dei ricardiani e costituisce il vero apporto di Marx
nell'afferrare il capitalismo, e che comincia solo con l'introduzione della categoria del "plusvalore"
- a pagina 178 ne Il Capitale per "plusvalore";
- a pagina 418 per "sfruttamento".
- In realtà, la critica di Marx comincia la sua propria teoria al suo livello logico iniziale, nelle prime pagine de Il Capitale.
DIGRESSIONE:
- "La questione di sapere se le categorie iniziali dell'analisi marxiana esprimano una critica del capitalismo, è legata a quella di
sapere se tali categorie fondano teoricamente la dinamica caratteristica di questa società" (p.85)
- Ora, per il marxismo tradizionale, la legge del valore viene interpretata come una teoria dell'equilibrio, essa non ha niente a che
vedere con la dinamica dello sviluppo del capitalismo.
- Per Postone, al contrario, e lo dimostra nella terza parte della sua opera, le categorie iniziali "sono effettivamente critiche del
capitalismo ed implicano una dinamica storica immanente" (p.86)
Le differenze fondamentali fra Marx e Ricardo: il carattere bifido del lavoro
- CITAZIONE: "Presupporre che la categoria del valore di Marx sia fondamentalmente la stessa di quella di Ricardo implica che la
concezione del lavoro che costituisce il valore sia anch'essa fondamentalmente la stessa".
- John Locke = Ricardo = Marx = il lavoro fonte della ricchecca in maniera trans-storica.
- Tutto alla fine poggia su "l'identificazione del concetto ricardiano di lavoro come fonte del valore con la
concezione di Marx" (p.88)
- Ora, tutto sta proprio in questo per Postone, "questa identificazione è speciosa".
- "La differenza essenziale tra la critica marxiana dell'economia politica e l'economia politica classe risiede
proprio nel trattamento che viene riservato al lavoro".
- Per Postone, è perché che il marxismo tradizionale non fa distinzione fra il valore e la ricchezza materiale,
che non può analizzare la specificità storica della forma lavoro che costituisce il valore.
a - "Se il valore fosse semplicemente una categoria della distribuzione della ricchezza, il lavoro che crea
questa ricchezza non sarebbe intrinsecamente differente dal lavoro nelle formazioni non capitaliste. La
differenza tra questi due tipi di lavoro sarebbe estrinseca: essa si riferirebbe solo al modo in
ciascuno è socialmente coordinato." (p.77)
- Status dell'omaggio a Ricardo: di cui parla tanto il marxismo, è molto male interpretato, perché "non
significa assolutamente che Marx adotti la teoria del valore-lavoro di Ricardo".
- Marx non si è affatto limitato a "perfezionare" la teoria del valore-lavoro di Ricardo, superando le
obiezioni che gli erano state fatte.
- In realtà, "lungi dall'aver adottato e perfezionato la teoria del valore-lavoro, Marx rimprovera a
Ricardo di aver stabilito un concetto indifferenziato di "lavoro" come fonte del valore senza aver
prima esaminato la specificità del lavoro produttore di merci" (p.90)
- La teoria di Ricardo perciò non viene riconosciuta come giusta, piuttosto viene identificata come
falsa, da Marx:
- "Ricardo non ha riconosciuto la determinazione storica della forma del lavoro, legata alla
forma-merce dai rapporti sociali, egli l'ha trans-storicizzato".
- Ha inteso il "lavoro" come metabolismo con la natura, come un'attività produttiva in generale,
dell'uomo.
- "Ora, per Marx, il lavoro sociale in sé - 'l'attività produttiva in generale, dell'uomo' - è
un mero fantasma, un'astrazione che, presa in sé stessa, non esiste assolutamente" (p.91)
- Chiaramente, il lavoro inteso come metabolismo fra l'uomo e la natura, il lavoro che trasforma
la materia per dargli un'altra forma, non può creare del valore! al contrario di quel che
crede Ricardo e, al suo seguito, il marxismo tradizionale.
- La rottura fondamentale è l'analisi del carattere storicamente specifico del lavoro sotto il capitalismo.
Questa sarà la teoria centrale del "doppio carattere" del lavoro determinato dalla merce.
- E' nel primo capitolo, con la teoria del carattere "bifido" del lavoro, che Marx comincia la sua teoria, e non con
l'introduzione del concetto di plusvalore.
- Riassumiamo per capire cos'è il lavoro sotto il capitalismo:
- Abbandonare la definizione di attività intenzionale che cambia la forma della materia in modo
determinato,
- Abbandonare il concetto di lavoro di Ricardo e del marxismo tradizionale.
- "Per Marx, il lavoro sotto il capitalismo possiede una dimensione sociale supplementare" (p.91)
- tutto il segreto del mondo moderno sta in questo
- E' cruciale, è "tutto il segreto della concezione critica" (Marx). Tutta l'originalità
della teoria di Marx si concentra a questo livello.
- Da una parte
- un'analisi fondata sul concetto di "lavoro",
- e dall'altra
- un'analisi fondata sul concetto di "doppio carattere" del lavoro nel
capitalismo
- Bisogna mettere in discussione la forma del lavoro e della ricchezza, e non studiare le leggi della ripartizione della
ricchezza sociale tra le diverse classi. "Il suo obiettivo, sono le forme di ricchezza, di lavoro e di produzione
sotto il capitalismo, piuttosto che la sola forma della distribuzione" (p.93)
- Critica categoriale: Critica l'insieme della categorie come forme storicamente specifiche (contro l'ontologia e la
metafisica capitalista)
- Nessuna continuità, ma rottura con l'economia politica
DIGRESSIONE: Lo status dell'uso critico, fatto da Marx, delle categorie dell'economia politica
- "Contrariamente all'interpretazione abituale, Marx non riprende quindi la teoria del valore-lavoro di Ricardo, né la
rende più coerente e né la utilizza per provare che il profitto viene creato solo dal lavoro. Egli scrive una critica
dell'economia politica, una critica immanente della stessa teoria classica del valore-lavoro" (p.91)
- "Marx prende le categorie dell'economia politica classica e mette in luce la loro base sociale storicamente specifica
che non viene mai messa in discussione. Parimenti, le trasforma da categorie trans-storiche della costituzione della
ricchezza in categorie critiche della specificità delle forme di ricchezza e dei rapporti sociali sotto il capitalismo"
DIGRESSIONE: Nuova finalità della critica marxiana di fronte all'economia classica: la dinamica, e non il rapporto, Stato-Economia
- "La rideterminazione radicale che Marx fa subire all'oggetto della critica, implica anche una riconcettualizzazione
analitica importante della struttura dell'ordine sociale capitalista" (p.93)
- Lo scopo di Marx, non è fondamentalmente quello di interrogare la sfera della società civile, come fa l'economia politica.
- Al cuore della società capitalista non c'è, come pensa l'economia politica, la separazione fra due sfere sociali,
lo Stato e la società civile, c'è il "suo carattere direzionalmente dinamico" che non può basarsi su queste due sfere
della vita sociale.
- Per afferrare questa dinamica, bisogna, al contrario, definire "un'altra dimensione sociale del capitalismo".
- L'analisi della produzione, in Marx, rinvia a questa dimensione sociale che determina una dinamica.
- "l'analisi marxiana della sfera della produzione non va compresa né in termini di "lavoro" [nel senso del metabolismo
uomo-natura] né come privilegiante il "momento della produzione" in rapporto a tutte le altre sfere della vita sociale
(Marx indica in effetti che la produzione sotto il capitalismo non è un processo puramente tecnico regolato dal
rapporto sociale, ma un processo che incorpora questi rapporti sociale; esso li determina e ne viene determinato)" (p.93-94)
- "Il problema non è perciò la parte relativa della 'Economia' e dello 'Stato', ma la natura di mediazione sociale sotto
il capitalismo ed il rapporto fra tale mediazione e la dinamica direzionale che caratterizza questa società" (p.94)
3. "Lavoro", ricchezza e costituzione sociale
L'errore maggiore del marxismo tradizionale: la strutturazione di tutte le forme di vita sociale per mezzo del "lavoro"
- Nell'economia politica e nel marxismo tradizionale, si prende il "lavoro"
- come metabolismo uomo-natura
- attività che trasforma la forma della materia
- per la fonte trans-storica della ricchezza sociale
- ma anche come struttura principale di tutte le società umane
- si conferisce al lavoro un immenso significato per la società umana e per l'umanità
- Il Lavoro diventa il fondamento ontologico di tutte le società, "ciò che costituisce,
determina e regge causalmente la vita sociale" (p.97)
- Si considerano i rapporti sociali caratteristici del capitalismo come estrinsechi al lavoro. Quel
che viene presentato come specificità del lavoro sotto il capitalismo è infatti il suo modo di
distribuzione.
- L'intero concetto del "lavoro": un significato "essenzialmente metafisico e che maschera il
ruolo sociale specifico del lavoro sotto il capitalismo" (p.96)
CITAZIONE: "Il 'lavoro' viene preso per il principio regolatore trans-storico del "metabolismo sociale" e della
distribuzione del potere sociale". La forma-valore viene interpretata, molto restrittivamente, come
una forma di distribuzione mediata dal mercato come principio regolatore. Così "la differenza fra le
diverse società non può essere altro che funzione delle diverse maniere in cui questo elemento regolatore
domina: o sotto forma velata e "indiretta", o (di preferenza, agli occhi del marxismo tradizionale) sotto
forma aperta e "diretta" (p.97) "Un'analisi di tal genere non mette affatto in discussione, storicamente,
la connessione "necessaria" fra lavoro umano immediato e ricchezza sociale" (p.97) "la critica marxiana
della produzione gli sfugge completamente". (p.97)
- A differenza dell'interpretazione precedente:
- "il lavoro è effettivamente socialmente costituente e determinante, ma solo sotto il capitalismo.
- Lo è di fatto per il suo carattere storicamente specifico, e non semplicemente perché è un'attività
che media le interazioni materiali fra gli uomini e la natura" (p.100)
- "Nella misura in cui l'analisi marxiana della specificità del lavoro mostra che ciò che sembra essere
un fondamento trans-storico, ontologico, della società è in realtà determinato storicamente, questa
analisi attua una critica di quel tipo di ontologia sociale che caratterizza il marxismo tradizionale"
Una concezione erronea della mistificazione e della demistificazione: la questione del rapporto fra la forma ed il contenuto
- Per il marxismo tradizionale, esiste un contenuto trans-storico/ontologico (il "lavoro") che riveste delle
forme storiche differenti nelle differenti società.
- Cattiva comprensione della forma valore:
- non la vede del tutto per quel che è, la determinazione del lavoro
- la vede solamente come il modo in cui il "lavoro" è socialmente distribuito
- "non esiste [per loro] alcun rapporto intrinseco fra la forma ed il contenuto", tra il "contenuto"
sociale e la sua forma mistificata, quella estrinseca, artificiale e superflua.
- La "forma" (il valore) sarebbe quindi separabile dal "contenuto" (il "lavoro")
- L'errata interpretazione di questo rapporto forma/contenuto rimanda a quello del rapporto apparenza/essenza.
- Per Postone, il valore esprime e nasconde un'essenza sociale, esso è mistificante.
- Ma per il marxismo tradizionale, la forma valore "storicamente transitoria che mistifica e che deve essere
abolita (il valore) è indipendente dall'essenza trans-storica che esso dissimula (il "lavoro")".
- Una concezione erronea della demistificazione:
- "Ipostatizzare il lavoro sotto il capitalismo in quanto "lavoro", significa considerare il superamento del
capitalismo in termini di liberazione del "contenuto" del valore dalla sua forma mistificata, cosa che
permetterebbe allo stesso tempo che tale "contenuto" venga "coscientemente eretto a principio della 'economia'"
- "La demistificazione è perciò intesa come un processo al termine del quale l'essenza appare apertamente e
direttamente" (p.99)
CITAZIONE: "Per la critica della specificità del lavoro sotto il capitalismo, la critica fatta dal punto di vista del "lavoro"
suppone una concezione del socialismo che implichi la realizzazione dell'essenza della società capitalista" (p.102)
CITAZIONE: "Questa posizione è prigioniera di una comprensione della mistificazione sociale secondo la quale non esiste alcuna
relazione intrinseca tra ciò che sottende realmente il capitalismo (il "lavoro") e le forme sociali fenomeniche che
lo nascondono. Una critica positiva - criticare ciò che esiste sulla base di ciò che esiste - porta alla fine ad una
semplice variazione della formazione sociale capitalista esistente" (p.102). Postone preferisce una "critica 'negativa'
- critica di ciò che esiste appoggiandosi a quello che potrebbe esistere - che rimandi alla possibilità di un'altra
formazione sociale" (p.102)
Un nuovo concetto della mistificazione
- Per Postone, dobbiamo riesaminare il problema del rapporto tra forma sociale/contenuto.
- Le forme della mistificazione chiamate da Marx i Feticci, sono completamente legate al loro contenuto:
- "sono le forme fenomeniche necessarie di un'essenza che esse esprimono e nascondono insieme"(p.100)
- I rapporti sociali determinati dalla merce si esprimono necessariamente sotto forma feticizzata.
- Sotto la forma dei feticci, i rapporti sociali "appaiono per quel che sono, cioè a dire [...] come
rapporti impersonali tra persone e come rapporti sociali tra cose impersonali" (Il Capitale, pp.83-84)
La concezione vera della "demistificazione reale": al di là della forma e del contenuto, al di là del valore e del lavoro.
- Poiché la relazione fra la forma ed il suo contenuto è intrinseca e necessaria, non si tratta solamente di sopprimere
la forma mistificante.
- Poiché il contenuto si esprime necessariamente sotto certe forme, sarebbe sbagliato "concepire il superamento del
capitalismo - la sua demistificazione reale - senza includere una trasformazione di tale "contenuto" che appare sotto
una forma mistificata. Questa relazione implica che il superamento del valore e dei rapporti sociali astratti associati
al valore è inseparabile dal superamento del lavoro creatore di valore. L' "essenza" che coglie l'analisi di Marx non è
affatto quella del capitalizzato; essa dev'essere abolita, piuttosto che realizzata, per mezzo del superamento di
questa società" (p.101)
Clément Homs, novembre 2012
Nessun commento:
Posta un commento