giovedì 10 luglio 2014

Lo scopo dell’umanità …

scopomarlon

Nel suo studio a proposito di  “Marx’s concept of the transcendence of value production”, Peter Hudis rivolge un'interessante critica a Moishe Postone:
"Dal momento che Postone pensa che il soggetto della società moderna sia il capitale, e non i lavoratori o altre forze di liberazione, è portato ad arguire che l'alternativa al capitale, in ultima analisi, emergerà non dallo sviluppo di agenti umani, come il proletariato, ma piuttosto dal capitale stesso."
La critica, si basa sull'interpretazione che Postone dà delle tesi di Marx, per cui:
"Il capitale assume una vita propria perché la soggettività dei lavoratori viene inglobata dal lavoro astratto".
Il problema del "soggetto rivoluzionario" è di primaria importanza per gli accademici marxisti, poiché non riescono proprio ad immaginare chi accidenti dovrebbe fare questa maledetta rivoluzione sociale! E senza identificare un soggetto, diventa difficile capire a chi si dovrebbero rivolgere i comunisti, per parlare loro.
Questo, più o meno, il problema.
Pe la più parte della storia umana il lavoro è sempre stato svolto da modeste unità di lavoro individuale, diventando sociale solo attraverso lo scambio di beni.
Il contadino o il piccolo proprietario, erano l'elemento centrale di questo sistema di produzione. All'estremo opposto della trasformazione sociale in cui ora ci troviamo, il contadino è stato rimpiazzato dal lavoratore sociale, il quale non è realmente un individuo, ma è l'impegno collettivo nell'attività produttiva di miliardi di individui sparsi per tutto il mondo, che svolgono una singolare azione produttiva.
Tra questi due modi di produzione c'è stato un periodo di transizione, un rivoluzionamento del modo di produzione dal primo al secondo modo.
Apparentemente e realmente, non c'è nessuno al comando di questo processo - nessuno lo controlla, va avanti col pilota automatico - ed è questo il problema posto dal "soggetto scomparso". L'obiezione di Hudis all'interpretazione di Postone secondo la quale il capitale è solo le condizioni di lavoro, argomenta che se il capitale è solo le condizioni di lavoro, allora esso stesso non può essere realmente il soggetto. Ma Postone dice semplicemente che nessuno è al comando. Hudis accusa Postone di ignorare i suoi stessi argomenti (secondo i quali va data priorità alla produzione rispetto allo scambio) e aggiunge che se ci focalizziamo sulla produzione, allora questo spostamento riporta la nostra attenzione su chi attualmente fa tutto il lavoro, e su chi si ingrassa sui profitti creati da questo lavoro. Semplicemente, Hudis intende assegnare il ruolo di soggetto alla classe operaia e alla "lotta di classe proletaria" - che poi è quello che i marxisti hanno descritto per più di un secolo.
Il problema però è che tutto questo richiede che gli operai siano in qualche modo consapevoli che il processo storico in corso sia la trasformazione del modo di produzione, da unità di produzione individuali isolate in un unico atto globale di produzione sociale. Ma il fatto rimane che tutto questo processo si è dispiegato senza alcun agente cosciente che lo guidasse.
Anche lo Stato fascista, una volta assunta la funzione di manager del capitale nazionale, non ha mai fatto granché per completare questa trasformazione. Ha assunto la funzione di manager del capitale nazionale totale per incrementare la massa di profitto. Lo Stato sovietico, forse, è stato superiore sotto quest'aspetto, proponendosi esplicitamente di trasformare il modo di produzione.
Ma il problema rimane comunque, visto che nelle parole di Marx, questo processo, il comunismo, non è lo scopo dell'umanità. Né la classe operaia e neppure la classe capitalista hanno come loro fine la trasformazione del modo di produzione. Il capitalista è interessato solamente a massimizzare la produzione di plusvalore, i profitti. La classe operaia è interessata solo a quello che Lenin e Kautsky chiamavano una "transazione commerciale": la vendita della loro forza lavoro.
Il rapporto fra le due classi ed i loro scopi reciprocamente antagonisti alimentano il processo, ma nessuno, e in nessun modo, lo dirige o lo gestisce.
Così, Postone vince, ai punti: è la relazione, è il capitale, che appare essere il soggetto della rivoluzione sociale.
Questo pensiero però potrebbe anche comportare quella che viene chiamata "fallacia di esclusione". Come mai?
L'argomentare di Postone è semplice:
A - C'è un processo di trasformazione in corso;
B- Nessuna delle parti, coinvolte nella trasformazione, mira alla trasformazione;
C - La trasformazione deve, quindi, farsi da sola - dev'essere la sua propria causa.
C'è però almeno un argomento che manca di qualcosa; di un qualche pezzetto di informazione che si rende necessario per stabilire cosa sta attualmente accadendo.
Cosa potrebbe essere?
Ne "L'ideologia tedesca", Marx ha da dire sul comunismo una cosa interessante:
"La sua organizzazione è, quindi, essenzialmente economica, la produzione materiale delle condizioni di quest'unità."
Il pezzo mancante, l'informazione, è l'idea che sì, il processo di trasformazione è quello da lavoro individuale a lavoro sociale, ma a nessuno importa realmente qualcosa di questo.
Sotto questo luce, l'argomento di Marx per cui il comunismo non è lo scopo dell'umanità, significa semplicemente che il comunismo non è lo scopo dell'umanità. Nessuno se ne preoccupa. Nessuno si preoccupa di come sono organizzate le casse dei supermercati - che sono tutto quello che sappiamo circa il comunismo - perché, detto francamente, le persone hanno una vita e hanno cose più importanti cui pensare.
Le persone si impegnano nell'abolizione del lavoro astratto, non perché l'abolizione del lavoro astratto sia il loro scopo, ma per poter fare qualcos'altro: vivere.
Dovrebbe essere questo a consentirci di mettere l'emancipazione sociale sulle gambe umane, e contrapporla al sistema esistente:
il nostro scopo è massimizzare la vita e le relazioni sociali umane, non la produzione di valore.
Il comunismo non è il nostro scopo, è solo la necessaria base economica per la nostra visione della società.

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