Guardate, cittadini della patria Tebe,
guardate questo famoso Edipo
abile nel decifrare enigmi,
che aveva nelle sue mani forza e potere,
re invidiato, prospero e felice,
ma sul quale aspettava di abbattersi
una furiosa tempesta di sventure.
Perciò, vedete, nessun mortale
che ancora aspetta il giorno finale
considerate felice,
prima che abbia raggiunto e finito,
libero da qualsiasi disgrazia,
il traguardo finale della sua vita.
(Sofocle - Edipo re )
Hegel vedeva nella tragedia antica il segno di una certezza: se c'è sofferenza, c'è colpa! Secondo Hegel, Edipo, pur non sapendo che l'uomo che ha incontrato ed ucciso fosse suo padre, se ne assume la colpa e la responsabilità - e questo è l'elemento eroico della tragedia, potenziato ancor di più dal fatto che ad Edipo viene giustamente attribuito il sapere (scioglie l'enigma della Sfinge). La tragedia consiste anche nello spreco di un tale dono: egli non riconosce suo padre quando se lo trova di fronte. E questo, in un certo modo, ha l'effetto di smontare, di svuotarlo di tutta la sua fama e della sua abilità, "guardate questo famoso Edipo, abile nel decifrare enigmi". La vita dopo la morte di Edipo - questa sopravvivenza di cui ha usufruito, insieme a tanti altri - consiste proprio nell'indecidibilità circa lo svuotamento subito, nella miscela indecidibile di vita e di morte.
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