Porto di Alicante, primo giorno del mese di aprile del 1939, il sole è già basso all'orizzonte. Potrebbero essere le sei o le sette del pomeriggio.
Si avvicina il crepuscolo.
Più appostate che schierate, lungo la fine della strada che allora conservava - ancora per poco - il nome di Paseo de los Mártires, quelle che si vedono sono le truppe italiane. Si riesce anche a vedere perfino brilluccicare gli elmi dei fascisti del Corpo di Spedizione italiano. Sono per lo più in formazione irregolare, intorno al decapitato Monumento ai Martiri della Libertà del 1844. Fucili ed altri armamenti stanno appoggiati alla base del monumento. Tutti - inclusi i pezzi d'artiglieria - guardano verso il Malecón, guardano al confuso guazzabuglio di automobili, camion e furgoni parcheggiati alla rinfusa, oltre i quali si intuisce - più che vedere - una confusa massa umana: i ventimila repubblicani che si sono rifugiati sulle banchine nella speranza, inutile, che qualcuna di quelle navi troppo spesso promesse riesca ad avvicinarsi al porto e a portarli via, da qualche parte.
Sta ancora respirando, tramite loro, la Repubblica, subito prima di schiantarsi sui moli di Alicante, abbandonata dalle democrazie e tradita dall'Unione Sovietica, consegnata, pronta ad essere spezzata, ai macellai fascisti, nazisti e franchisti.
La strada, il Paseo de los Mártires, cambierà nome, tornando ad essere la Explanada de España, e il monumento ai martiri della libertà dell'8 marzo 1844, già decapitato, verrà completamente distrutto.
Solo un blog (qualunque cosa esso possa voler dire). Niente di più, niente di meno!
giovedì 13 febbraio 2014
Alicante
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