lunedì 20 gennaio 2014

Un fotografo all’inferno!

Paco

A fare il fotografo, Francisco Boix, detto Paco, aveva cominciato ben presto, prima ancora di imbracciare un fucile e combattere nella guerra civile spagnola. Del resto, quel luglio del 1936 non aveva nemmeno sedici anni, e ne aveva qualcosa in più di diciotto, quando, nel febbraio del 1939 attraversò i Pirenei per andare a finire prima nel campo di concentramento di Vernet d'Ariège e, poi, in quello di Septfonds. Ne riuscì a venir fuori, da quei campi, giusto in tempo per assistere all'invasione di Parigi da parte delle truppe naziste e finire deportato, insieme a migliaia di altri spagnoli, nel campo di concentramento di Mathausen, in Austria. E fu proprio grazie al suo mestiere di fotografo che, a Mathausen, venne messo a lavorare nel laboratorio fotografico dell'amministrazione del campo. Ma Paco non se ne sta buono buono in quel guscio che è riuscito a ritagliarsi, e organizza, insieme ad altri spagnoli, una sorta di Partito Comunista all'interno del campo. Fratellanza fra i detenuti e tutela, per quanto possibile, ma anche fotografie, catturate dalla sua macchina fotografica dentro il campo, che testimoniano le atrocità quotidiane e le pratiche di sterminio, le facce dei responsabili del campo e quelle dei gerarchi nazisti che frequentemente vengono a visitarlo per sincerarsi che tutto proceda come deve. Un pacco consistente di negativi che viene nascosto, e lì rimane per anni, nel muro del giardino di una donna tedesca. Le fotografie verranno utilizzate, come prova, davanti al Tribunale Internazionale di Norimberga - dove Boix sarà l'unico spagnolo a testimoniare - e nel processo di Dachau.
Paco tornerà a fare il fotografo in Francia, a Parigi, come fotoreporter per la stampa vicina al Partito Comunista Francese. Lo farà solo per pochi anni: Mathausen gli presenterà il conto nel gennaio del 1951 quando, a 30 anni, morirà in seguito a problemi renali. Si unirà a tutti quegli altri spagnoli, a quei tanti che hanno giocato un ruolo decisivo nella Storia, e di cui la Storia si è dimenticata. Nel 2000, Lorenzo Soler gli dedica un documentario. Un fotografo all'inferno!

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