La scienza, in quanto conoscenza matematica del mondo, deve essere criticata a quattro livelli:
1) In primo luogo, in quanto metafisica, come riduzione del mondo ad un oggetto di conoscenza spogliato di tutto ciò che non è calcolabile (Galileo, Cartesio). Questa metafisica deve essere criticata.
2) Poi, come ideologia totalitaria imperialista (scientismo), in quanto pretesa di essere l'unico modo di conoscere il mondo. La scienza scientista cerca di sussumere l'insieme del reale all'interno delle sue categorie ideologiche, cosa che ha portato a "matematizzare" ciò che non è "matematizzabile", in aggiunta al fatto di "matematizzare" inadeguatamente quel che è "matematizzabile" (in genetica, per esempio, mediante un programma metafisico ideologico e darwiniano). Lo scientismo va completamente sovvertito, visto l'insieme dei paradigmi "scientifici" non sono in realtà altro che ideologie che adottano un linguaggio scientifico (darwinismo, sociobiologia, ecc.).
3) Inoltre, in quanto condizione epistemologica della strumentalizzazione del mondo, per la sua razionalizzazione: una volta ridotto allo stato di oggetto calcolabile, il nostro mondo e noi stessi diventiamo degli strumenti potenziali al servizio del processo di razionalizzazione del mondo (razionalizzazione intesa come riduzione di tutto ad un mezzo volto ad un fine assurdo: l'efficacia). La scienza partecipa attivamente a tale progetto, perché conoscere significa, potenzialmente, poter strumentalizzare: ed è questo cui ha lavorato negli ultimi due secoli, attraverso la Ricerca & lo Sviluppo, ed in quanto tecno-scienza. La tecno-scienza e la sua epistemologia strumentalista/razionalista deve essere criticata radicalmente: l'efficacia deve essere solo uno dei criteri, e non l'unico, ed è innanzitutto il nostro mondo quello che va assunto come un fine.
4) Infine, come uno dei modi di conoscenza del reale: anche qualora avesse rinunciato al suo programma metafisico, alla sua pretesa totalitaria, ai suoi paradigmi ideologici ed al suo ruolo nella strumentalizzazione del mondo, essa rimane, non di meno, potenzialmente problematica, ambivalente e mai neutra. La scienza, solamente come uno dei diversi modi di conoscenza del reale (insieme alla conoscenza concettuale/filosofica, alla conoscenza spirituale, ecc.), deve essere criticata, senza essere abbandonata (questo sarebbe una perdita) o identificata con una teologia, o svalutata a causa delle sue conseguenze passate e presenti.
La scienza va mantenuta, in quanto modo di conoscenza del reale intellettualmente soddisfacente, in grado di rilevare adeguatamente quello che c'è di matematizzabile nel nostro mondo fenomenico, ma con tutte le riserve espresse sopra. La sua critica non è in alcun modo la sua negazione, ma tale critica dev'essere radicale per evitare che la scienza giochi - come ha fatto ieri, come fa oggi - quel ruolo distruttivo, in particolare nelle sue manifestazioni frankesteniane/biotecnologiche degli ultimi anni.
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