lunedì 6 gennaio 2014

rifiuti

lavoro nostop
«Bullshit jobs», l'articolo sui "lavori stronzata" - come il termine è stato tradotto in italiano - di David Graeber ha rapidamente fatto il giro della rete. Il suo successo è dovuto al fatto che mette a nudo un'evidenza normalmente e decisamente occultata, denunciando così quella che è la menzogna mediatica. Decostruisce il discorso degli "esperti" e toglie qualsiasi valore al linguaggio unico, politicamente corretto, di una sinistra oramai da tempo fossilizzata, che continua a cantare in coro il ritornello della crescita, della creazione di posti di lavoro, della concorrenza e della competitività inevitabile, ecc.. Difendere il lavoro ed il lavoratore, continuano a cantare tutti in coro quando, già nel 1976, qualcuno aveva scritto che "Il lavoro è morto. Quel che ne rimane, non ha altra funzione che riprodurre sé stesso in quanto mezzo di assoggettamento del lavoratore". E, dal 1930, Keynes prevedeva (sperava?!?) la settimana lavorativa di 20 ore, come ci ricorda Graeber nel suo articolo. Nel 1880, il genero di Marx, Paul Lafargue, nel suo "Diritto all'ozio" preconizzava la giornata lavorativa di 3 ore.
Per contrastare questa "fine del lavoro" (la forte riduzione del lavoro, si tradurrebbe necessariamente in un mutamento qualitativo, esistenziale del "valore del lavoro") il capitalismo è condannato a promuovere il lavoro senza fine, come strategia economica, ma soprattutto come strategia ideologica, culturale. I "lavori stronzata" hanno funzione occupazionale delle persone e delle mentalità. La crescita della disoccupazione, i licenziamenti spietati di massa servono a mantenere in attività una parte importante della popolazione occupata in un simulacro produttivo. E bisogna che ne gestiscano la contraddizione, il paradosso apparente. David Graeber smaschera il trucco. "Piuttosto che permettere una riduzione massiccia dei tempi di lavoro, al fine di liberare la popolazione, viene loro permesso di perseguire i propri progetti (...) Il capitalismo, che in alcune imprese può scatenarsi nella riduzione spietata degli effettivi, deve mantenere una parte importante della popolazione presso dei posti di lavoro economicamente inutili, ma ideologicamente indispensabili."
L'illusione, per poter funzionare, deve allo stesso tempo umiliare i disoccupati, travestirli da "mendicanti di lavoro". Il sistema non ha realmente più bisogno di una parte crescente di mano d'opera, perciò ai disoccupati viene intimato di andare a lavorare. Un buon disoccupato ha da essere un disoccupato grandemente bisognoso, affamato se necessario.
lavoro
Tittytainment, un neologismo inventato da Brzezinski, consigliere della tri-laterale nel 1995, nel corso di una riunione della Fondazione Gorbaciov, a San Francisco, durante la quale i partecipanti, anticipando gli effetti dell'aumento generalizzato di produttività, diagnosticarono che per la produzione sarebbe stato sufficiente il 20% circa, della popolazione mondiale attiva. Ragion per cui, emergeva un forte e serio problema di mantenere l'ordine politico. Come fare, in modo che l'80% di sovrannumerari, miserabili ed affamati, non si rivoltassero? La soluzione si chiama, per l'appunto "Tittytainment": un bricolage semantico composto di "titty" (termine slang per "tette") e di "entairtainment", intrattenimento, distrazione, divertimento.
Dal 1995, Internet (con Youporn ad accesso libero), l'utilizzo in massa degli smartphone, ecc. ha confermato, e confortato, le speranze e le previsioni degli strateghi della tri-laterale. La pacificazione delle masse necessita di qualche investimento per poter fornire l'accesso ad un reddito, di modo da poter consumare (tra le altre merci, anche il Tittytainment); necessita di un potere d'acquisto che deve prendere forma di salario per almeno una frazione indispensabile della popolazione. Da qui, l'invenzione necessaria e prevedibile dei "lavori stronzata". Le apparenze sono salve, ed il tempo di lavoro è quello che serve alla dominazione sociale: il tempo libero è - potenzialmente - rivoluzionario, un'evidenza, questa, predetta da Marx e, ancor meglio, da André Gorz.
Alcuni dei "lavori stronzata" hanno come oggetto la produzione e la promozione pubblicitaria del Tittytainment stesso, questo circolo "virtuoso" è perciò intelligentemente pensato. "E' come se qualcuno avesse inventato dei lavori inutili per tenerci tutti occupati", afferma David Graeber, che ha ben percepito e denunciato la "necessità" di tali occupazioni. Assai poco visibili, prudentemente in tenuta mimetica, sono sempre più numerosi invece coloro che, per necessità e/o per scelta, si sono messi in cammino per uscire dalla società del lavoro e dell'impiego. Secondo l'espressione di Gorz, questi esodi, queste rotture, avvengono negli interstizi della società dell'assoggettamento salariale. Percorsi di vita, discorsi eterodossi, inascoltabili per la sinistra e per l'estrema sinistra che continuano a sacrificare al feticcio del "valore lavoro".
Tuttavia, "la validità di una rottura non dipende dal suo futuro, ma dalla sua appartenenza ad un movimento che ne può trasformare il significato", scrive John Holloway in un libro che meriterebbe più di un'attenta lettura da parte di una sinistra ancora "lavorista". In un approccio poetico all'economia politica, cita Baudelaire: «Je refuse d’aller au travail et, au lieu de cela, je m’assois dans un parc pour lire un livre : c’est un plaisir qui ne requiert aucune justification, mais si tout le monde décide de faire la même chose le capitalisme s’effondrera.»
Recupero legittimo del valore d'uso del tempo (della vita) che si oppone radicalmente al valore di scambio della forza lavoro in regime salariale. Il capitale può esistere solo consolidando la subordinazione al lavoro (dei lavoratori). L'insubordinazione al lavoro rende fragile l'ideologia capitalista, soprattutto in periodo di crisi. Resistenza ancora poco visibile, inaudibile, disorganizzata, ma segretamente attiva.
fonte: Critique de la valeur

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